FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 283 - Maggio 2021
Quintin Jones, messo a morte in Texas il 19 maggio
SOMMARIO:
1) Il Texas giustizia Quintin Jones che uccise la sua prozia
2) Ledell Lee, messo a morte in Arkansas nel 2017, era innocente?
3) In Idaho sospesa l’esecuzione di Gerald Pizzuto malato terminale
4) L’Arizona “mette a nuovo” la sua camera a gas
5) Il caso di Payne evidenzia le ingiustizie della pena di morte
6) In Nordcorea messo a morte un uomo alla presenza dei familiari
7) In Arabia Saudita perdona gratuitamente l’assassino del figlio
8) L’ultima esecuzione pubblica a Denton in Texas
9) Il rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel 2020
10) I numeri riguardanti la pena di morte in Iran nel 2020
11) Corrispondete con Gerald Marshall condannato a morte in Texas!
1) IL TEXAS GIUSTIZIA QUINTIN JONES CHE UCCISE LA SUA PROZIA
Le esecuzioni sono ricominciate negli Stati Uniti d’America, dopo quasi un anno di pausa, con l’iniezione letale somministrata al texano Quintin Jones che compì un omicidio nel 1999. Per un errore considerato molto grave dalle autorità dello stato, i giornalisti non sono stati fatti entrare in tempo nella sala dei testimoni. Il condannato ha affrontato la sua sorte con coraggio dopo aver ringraziato i suoi numerosissimi sostenitori che hanno invano chiesto clemenza al governatore Abbott.
Quintin Jones - condannato a morte in Texas - è stato giustiziato il 19 maggio.
Una petizione promossa da Change.org, firmata da oltre 170.000 persone, in cui si chiedeva al governatore Abbott clemenza per Jones, non è stata presa in considerazione.
Quintin Jones ha ricevuto l'iniezione letale nel penitenziario statale di Huntsville per aver ucciso nel settembre 1999 la prozia Berthena Bryantha, lo ha precisato il portavoce carcerario Jeremy Desel 30 minuti dopo che Jones è stato dichiarato morto.
L’esecuzione è stata portata a termine nonostante l’assenza dei testimoni dei media.
Jeremy Desel non aveva ricevuto la telefonata dalla prigione di Huntsville per far intervenire i giornalisti dell’Associated Press e dell’Huntsville Item. Desel e i testimoni dei media sono rimasti ad aspettare invano in un ufficio dall’altra parte della strada.
“Il Dipartimento di Giustizia Penale del Texas può solo scusarsi per questo errore e niente del genere dovrà accadere in futuro”, ha detto Desel.
L’esecuzione, la prima negli Stati Uniti dopo quasi un anno, coinvolgeva nuovo personale che non ha mai partecipato alla lugubre procedura.
“In quella confusione non c’è stata una telefonata per dirmi di accompagnare i testimoni nel carcere di Huntsville dall’altra parte della strada”, ha detto Desel aggiungendo di non sapere se l’inconveniente costituisse una violazione della legge.
Le precedenti 570 esecuzioni effettuate dal Texas da quando la pena capitale è ripresa nel 1982 hanno avuto tutte almeno un testimone dei media.
“Ritengo che ci sarà un'indagine approfondita su come tutto questo sia accaduto e su quale mancanza ha permesso che ciò accadesse; ritengo anzi che l'indagine sia già in corso”, ha detto Desel.
Non ci sono state circostanze insolite durante l’esecuzione, ha precisato Desel basandosi sulle relazioni dei funzionari del carcere che erano all’interno della camera della morte.
Jones ha fatto una breve dichiarazione ringraziando i suoi sostenitori ed esprimendo amore nei loro riguardi.
“Sono così felice di lasciare questo mondo per un posto migliore, più positivo”, ha detto.
“Spero di aver lasciato a tutti un piatto pieno di ricordi felici, felicità e nessuna tristezza”.
Quando la dose letale di pentobarbital gli è stata somministrata, il condannato ha fatto quattro o cinque respiri profondi seguiti da “un lungo russare profondo”.
Quintin Jones è stato dichiarato morto alle 18:40, 12 minuti dopo l’inizio della somministrazione dei farmaci.
Meno di un’ora prima del momento fissato, la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva rifiutato di fermare l'esecuzione del 41-enne.
Gli accusatori hanno ricordato che dopo che la Bryant si rifiutò di prestare soldi a Jones, questi la picchiò con una mazza nella sua casa di Fort Worth, poi rubò 30 dollari dalla sua borsa per comprare droga.
Alcuni membri della famiglia di Berthena Bryant, tra cui sua sorella Mattie Long, avevano detto che non volevano che Jones fosse giustiziato.
"Poiché ero molto vicina a Berthena, la sua morte mi ha fatto molto male. Anche così, Dio è misericordioso. Quintin non può riportarla indietro. Io non posso riportarla indietro. Vi scrivo per chiedervi di risparmiare la vita di Quintin", ha scritto la Long in una lettera allegata alla richiesta di clemenza
per Jones inviata al Texas Board of Pardons and Paroles, che martedì 18 maggio ha respinto tale richiesta. Il governatore Greg Abbott non è andato contro quella decisione e ha anche rifiutato di ritardare l'esecuzione. Ricordiamo che Abbott ha concesso clemenza ad un solo detenuto nel braccio della morte, Thomas Whitaker, da quando è entrato in carica nel 2015 (1).
Il giorno seguente l'avvocato di Jones è ricorso conto la decisione del Texas Board of Pardons and Paroles, sostenendo che la razza ha giocato "un ruolo inammissibile" nel rifiuto della petizione di Jones. L'avvocato di Jones ha sostenuto che il caso era simile a quello di Whitaker; l'unica differenza era che Whitaker è bianco e Jones era nero. Il giudice distrettuale George C. Hanks Jr. ha respinto il ricorso scrivendo che Jones non ha presentato prove dirette della sua accusa.
Helena Faulkner, una assistente del procuratore distrettuale della contea di Tarrant il cui ufficio ha perseguito Jones, ha detto che non tutti i membri della famiglia di Bryant si sono opposti all’esecuzione.
Nei suoi appelli finali, l'avvocato di Jones, Michael Mowla, ha sostenuto che Jones era intellettualmente disabile e che la sua condanna a morte era basata su una testimonianza screditata che lo etichettava erroneamente come uno psicopatico e un pericolo futuro. Mowla ha anche detto che la storia di Jones di abuso di droghe e alcool iniziata all'età di 12 anni e gli abusi fisici e sessuali subiti non sono mai stati considerati al suo processo.
Jones è stato il primo detenuto in Texas a ricevere l’iniezione letale dopo l’esecuzione di Billy Joe Wardlow portata a termine l’8 luglio 2020. Altre 4 esecuzioni erano state fissate all'inizio di quest’anno ma sono state ritardate o riprogrammate. Il Texas, che è di solito lo stato USA più dedito alla pena di morte, nel 2020 ha giustiziato solo tre detenuti: il minor numero di esecuzioni in quasi 25 anni, ciò anche a causa della pandemia.
Jones è stato il primo condannato a morte giustiziato in Texas quest’anno e il 571° da quando il Texas ha riattivato la pena capitale il 7 dicembre 1982. Si tratta del 53° condannato ucciso in Texas da quando Greg Abbott è diventato governatore nel 2015.
Jones è stato il quarto condannato a morte ucciso quest’anno negli Stati Uniti e il 1533° da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni capitali il 17 gennaio 1977. (Pupa)
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(1) Vedi nn. 245, 246.
2) LEDELL LEE, MESSO A MORTE IN ARKANSAS NEL 2017, ERA INNOCENTE?
Hanno fatto molto scalpore i risultati di un’inchiesta promossa dai familiari di Ledell Lee, un nero messo a morte in Arkansas tre anni fa, e appoggiata dalle due maggiori associazioni abolizioniste statunitensi, da cui risulterebbe che Lee non commise l’omicidio per cui fu condannato a morte.
L’Innocence Project e la American Civil Liberties Union (ACLU) affermano che i test del DNA hanno dimostrato la presenza di materiale genetico di un maschio sconosciuto nel luogo di un omicidio, anni dopo che Ledell Lee è stato giustiziato in Arkansas per tale omicidio.
Ledell Lee ha ricevuto l’iniezione letale nel 2017 dopo essere stato condannato a morte per l’omicidio della sua vicina Debra Reese nel 1993. Lo scorso anno la famiglia di Lee ha chiesto di fare ulteriori accertamenti sul caso, accertamenti che sono stati fatti e che ora hanno dato i loro risultati.
L’Innocence Project e l’ACLU, dopo aver pubblicato una sintesi dei risultati degli accertamenti, hanno fatto presente che è stato identificato il DNA di un maschio, che non era Lee, sull’impugnatura dell’arma del delitto – una mazza di legno – e su una camicia avvolta attorno all’arma, affermando che il DNA “risulta essere lo stesso su entrambi gli oggetti”.
Nina Morrison dell’Innocence Project ha ricordato che Lee, che sosteneva la propria innocenza, cercò di farsi sottoporre al test del DNA e all’analisi delle impronte digitali prima della sua esecuzione.
“Anche se i risultati ottenuti ventinove anni dopo la raccolta delle prove si sono rivelati incompleti e parziali, è notevole che ci siano ora nuovi profili del DNA che non erano disponibili durante il processo e i procedimenti post-condanna nel caso del signor Lee”, ha dichiarato la Morrison.
La Morrison ha detto che l’indagine sul caso rimane aperta.
Lee è stato il primo detenuto ad essere giustiziato in Arkansas, dopo più di un decennio senza esecuzioni, quando fu messo a morte nel 2017. Fu uno dei quattro detenuti giustiziati quell'anno.
La polizia arrestò Ledell Lee circa un’ora dopo che Debra Reese fu uccisa nella sua residenza. Un vicino di casa testimoniò di aver visto Lee entrare e uscire dalla casa della Reese il giorno dell’omicidio.
L’ACLU e l’Innocence Project hanno scritto nel loro resoconto che “cinque impronte digitali tratte dalla scena del crimine furono esaminate dagli investigatori nel 1993 e fu stabilito che nessuna delle impronte proveniva da Lee”.
“I profili del DNA mitocondriale adatti per l’interpretazione o l’esclusione furono ottenuti da 6 dei frammenti di capelli posti su due vetrini. Ledell Lee fu escluso come fonte su 5 di questi 6 capelli. Per un capello, il signor Lee non poté essere escluso come potenziale fonte”, hanno affermato i gruppi.
I ricercatori hanno esaminato la gestione del caso ed hanno incoraggiato le richieste dell’abolizione della pena di morte.
La deputata nera del Massachusetts Ayanna Pressley che l’anno scorso ha introdotto la legislazione volta ad abolire la pena di morte federale, ha rinnovato il suo sostegno questa settimana su Twitter.
La Pressley è stata una tra gli oltre 40 parlamentari che hanno firmato una lettera all’inizio di quest'anno sollecitando il Procuratore Generale Merrick Garland a considerare l’abolizione della pena di morte una priorità, osservando che la pena di morte ha “un impatto sproporzionato sugli Americani neri e di colore”.
Ledell Lee
Ciononostante, le autorità dell’Arkansas hanno giustificato la condanna di Lee, con il governatore Asa Hutchinson che in una conferenza stampa ha ora definito le nuove scoperte inconcludenti e ha evidenziato che i giurati hanno ritenuto Lee colpevole sulla base delle “informazioni che avevano”.
“Ogni volta che prendi decisioni difficili, ogni volta che devi applicare il verdetto di una giuria, sei cosciente che è stato esaminato dalla Corte Suprema a tutti i livelli”, ha detto Hutchinson, che quattro anni fa fissò la data di esecuzione per Lee.
“Sono state confermate le condanne, ed è mio dovere far rispettare la legge. Ovviamente le prove che sono state esposte sono inconcludenti, e il fatto è che la giuria lo ha dichiarato colpevole sulla base delle informazioni che aveva”, ha aggiunto il governatore.
Anche la Procuratrice Generale dell'Arkansas Leslie Rutledge ha affermato in una dichiarazione che Lee era colpevole dell'omicidio di Reese: “I tribunali hanno coerentemente respinto le futili richieste di Ledell Lee perché le prove hanno dimostrato senza ombra di dubbio che lui ha ucciso Debra Reese colpendola a morte all’interno della sua casa con un manganello.”
“Dopo 20 anni, prego che la famiglia di Debra abbia trovato la chiusura del proprio dolore in seguito alla legittima esecuzione portata a termine nel 2017”, ha aggiunto la Rutledge. (Anna Maria)
3) IN IDAHO SOSPESA L’ESECUZIONE DI GERALD PIZZUTO MALATO TERMINALE
Gli avvocati hanno ottenuto la sospensione dell’esecuzione di Gerald Pizzuto che doveva essere messo a morte il 2 giugno dopo una vita costellata da inenarrabili violenze. Speriamo che l’esecuzione non venga riprogrammata per il mese di novembre alla scadenza della sospensione. Comunque le pessime condizioni di salute del condannato potrebbero chiudere la sua vicenda prima di novembre.
Gerald Pizzuto
Il 18 maggio è stata sospesa l’esecuzione di Gerald Pizzuto Jr. che era stata programmata per il 2 giugno in Idaho.
Il condannato, un malato terminale di cancro, è da 34 anni nel braccio della morte condannato per l’uccisione di Berta Herndon e della di lei nipote Del Herndon nel 1985.
Il 9 aprile u. s. gli avvocati di Gerald Pizzuto avevano presentato la richiesta di commutare la sua condanna a morte in ergastolo data la sua malattia terminale, i danni cerebrali conseguiti a gravi traumi da lui subiti che lo avevano lasciato in stato di semi incoscienza, gli abusi da lui sofferti nell’infanzia quando lui fu ripetutamente picchiato e violentato.
La Commissione per le Grazie dell’Idaho ha accettato di prendere in esame la petizione di Pizzuto programmando un’udienza in merito per il prossimo mese di novembre. La sospensione dell’esecuzione disposta il 18 maggio impedisce allo stato di metterlo a morte prima della conclusione dei procedimenti inerenti la richiesta di grazia.
È però tutt’altro che certo che Pizzuto viva fino a novembre. Da più di un anno il condannato è su una sedia a rotelle affetto da un cancro alla vescica in stato terminale, malattie croniche cardiache e polmonari e da diabete di tipo 2 che gli ha compromesso l’uso delle gambe e dei piedi. Ha avuto due attacchi di cuore e ha 4 stent impiantati intorno al cuore. Nel dicembre del 2019 i medici stimarono la sua speranza di vita in meno di un anno. A marzo il medico che lo segue in prigione ha notato che Gerald Pizzuto ha perdite di memoria e disorientamento.
Il caso di Pizzuto mostra i problemi che sono diventati dilaganti nell’amministrazione della giustizia negli Stati Uniti. Come altri condannati che sono stati recentemente messi a morte, ha subito traumi nell’infanzia. Il suo caso è stato inoltre compromesso dalla cattiva condotta delle autorità: il giudice al processo fece un accordo segreto col suo complice che testimoniò contro di lui in cambio di una forte riduzione di pena.
Nella richiesta di clemenza per Pizzuto è descritta la terribile infanzia del condannato e si chiede alla Commissione per le Grazie dell’Idaho “di scavare a fondo nella sua orribile infanzia, nella storia dei danni cerebrali subiti alla nascita e dei traumi cerebrali riportati da bambino e infine di tener conto delle attuali condizioni terminali di salute.”
Nella richiesta di clemenza è descritta un’orribile infanzia chiedendo di concedere la grazia “per un ragazzino la cui la cui vita fu rubata da un patrigno sadico che lo legò, lo violentò, lo sodomizzò e lo percosse finché fu nero e blu quando si azzardava a strillare per il dolore. I fratelli di Pizzuto hanno detto che dall’età d 5 o 6 anni veniva svegliato nel mezzo della notte dal suo patrigno che lo portava nel garage, lo legava con cinghie elastiche e lo violentava. Il patrigno lo vendeva inoltre ad altri adulti che facevano sesso con lui per 20 dollari. Egli fu ripetutamente picchiato con un pungolo per bestiame e un frustino da cavallo.
In un video inviato alla Commissione per le Grazie, la sorella di Gerald, Angie Pizzuto dice: “Si pensa che i genitori debbano proteggerci. Che debbano darci da mangiare, vestirci. Che debbano tenere lontani i mostri. Ma il problema è che a volte proprio loro sono i mostri”
4) L’ARIZONA “METTE A NUOVO” LA SUA CAMERA A GAS
Da un articolo pubblicato sul giornale “The Guardian” il 28 maggio scorso, apprendiamo che lo stato dell'Arizona si prepara a uccidere i condannati a morte usando l'acido cianidrico, lo stesso gas letale utilizzato dai nazisti ad Auschwitz.
Il Guardian ha appreso che il Dipartimento di Correzione dell'Arizona a dicembre ha acquistato un blocchetto solido di cianuro di potassio per 1.530 dollari, oltre a pellet di idrossido di sodio e acido solforico che dovrebbero essere utilizzati per generare il gas mortale.
La camera a gas, costruita nel 1949 e in disuso da 22 anni, è stata restaurata spendendo un milione e mezzo di dollari.
Nel mese di agosto del 2020 è stata portata a termine una serie di test per valutare l’operatività della camera a gas: le guarnizioni delle finestre e della porta sono state controllate per garantire la tenuta all'aria e gli scarichi sono stati liberati da possibili ostruzioni. L'acqua è stata utilizzata nei test al posto delle sostanze chimiche mortali, con una granata fumogena accesa per simulare il gas.
Alcune delle tecniche utilizzate per testare la sicurezza della camera erano sorprendentemente primitive. I funzionari della prigione hanno controllato le infiltrazioni di gas… con una candela! La fiamma della candela veniva posta davanti alle finestre e alla porta sigillate e se rimaneva ferma e non tremolava, la camera era considerata a tenuta d'aria. A dicembre il personale ha dichiarato la struttura "operativamente pronta".
L’aggiunta delle esecuzioni con gas cianuro consente ora ai condannati a morte dell'Arizona di scegliere tra due modi di morire: avvelenati dal gas o dall’iniezione di sostanze letali.
Prima di optare per la camera a gas, si dovrebbe ricordare l'ultima volta che qualcuno è stato gasato dallo Stato: si è trattato dell’esecuzione di Walter LaGrand, un cittadino tedesco che era stato condannato a morte per una rapina a mano armata fallita nel 1982 in cui un uomo rimase ucciso. Fu pubblicato il resoconto di un testimone oculare della sua esecuzione del 1999 in cui si parlava di "soffocamento e rantoli angosciosi" e si diceva che il condannato impiegò 18 minuti per morire: "La stanza dei testimoni tacque quando una nebbia di gas si alzò, proprio come il vapore in una doccia, e Walter LaGrand fu avvolto da una nuvola di vapore di cianuro", riferì il testimone. "Il condannato iniziò a tossire violentemente - tre o quattro colpi rumorosi – ed emise un suono soffocante prima di cadere in avanti". Per vari minuti la testa e le braccia del detenuto continuarono a contrarsi e le sue mani erano "rosse e serrate".
Se invece un detenuto scegliesse la morte per iniezione letale - il metodo ampiamente diffuso tra gli stati con la pena di morte, come alternativa presumibilmente scientifica e umana al gas, alla sedia elettrica o al plotone di esecuzione - scoprirebbe che l'ultima volta in cui questo metodo fu usato in Arizona si rivelò tutt'altro che umano. Joseph Wood impiegò quasi due ore per morire quando l’Arizona sperimentò su di lui un intruglio di droghe letali. Un testimone oculare disse di aver contato che Wood sussultò e deglutì a vuoto 660 volte.
Per riavviare le esecuzioni, l'Arizona ha selezionato due detenuti come probabili candidati, sull’attuale popolazione del braccio della morte di 115 persone. Sono il 65-enne Frank Atwood, condannato per aver ucciso una bambina di 8 anni nel 1984, e il 65-enne Clarence Dixon condannato per l'omicidio nel 1978 di una studentessa universitaria.
Un membro del team legale di Atwood, Joseph Perkovich, ha detto che non è il caso che lo stato si affretti a fissare una data di esecuzione dopo che la pandemia ha ostacolato le indagini sulla possibile innocenza del suo cliente per più di un anno. Per quanto riguarda la scelta di Atwood tra iniezione letale o gas, Perkovich ha dichiarato: "Nessuna opzione è sostenibile".
Perkovich ha aggiunto che "Frank Atwood è pronto a morire. È un uomo di fede greco-ortodossa e si sta preparando per questo momento. Ma non vuole essere torturato e sottoposto a un'esecuzione fallita".
I detenuti che scelgono la camera a gas sono legati a una sedia al centro della stanza. Leve colorate vengono quindi utilizzate per far cadere il cianuro di sodio in un recipiente pieno di acido solforico posto sotto la sedia, rilasciando così nell'aria il micidiale acido cianidrico. Una volta che il prigioniero è morto, il gas viene neutralizzato con l'ammoniaca fino a rendere possibile entrare nella camera. "Per prudenza", è scritto nel protocollo di esecuzione, “si raccomanda che la squadra che rimuove il corpo indossi maschere antigas e guanti di gomma e che i capelli del detenuto deceduto siano arruffati per consentire la fuoriuscita del gas residuo intrappolato.”
Il personale penitenziario si è impegnato in un “gioco di ruolo” durante i test dello scorso anno. Le guardie si sono comportate come i condannati a morte urlando: "Questo è omicidio", "Sono innocente", "Mi stai abbattendo come un animale" e "Questo è contro tutto ciò che l'America rappresenta".
Nonostante i migliori sforzi dell'Arizona per presentare la sua camera a gas come un'istituzione rispettabile, gli orrori del passato incombono pesantemente su di essa. I nazisti usarono l'acido cianidrico con il nome commerciale Zyklon B per uccidere più di 1 milione di persone nelle camere a gas di Auschwitz e in altri campi di sterminio.
Robert Dunham, direttore esecutivo del Death Penalty Information Center, ha dichiarato: "Bisogna chiedersi cosa pensi l'Arizona credendo che nel 2021 sia accettabile giustiziare le persone in una camera a gas con gas cianuro. Qualcuno ha studiato l'Olocausto?"
Il Dallas Morning News ha pubblicato anche un commento di Rick Halperin su questa decisione dell’Arizona, che riportiamo in parte: “Il nostro paese è afflitto da crescenti episodi di antisemitismo, attacchi di crimini d'odio contro ebrei e sinagoghe e oltraggiosa negazione dell'Olocausto. L’Arizona, ha recentemente speso $ 1,5 milioni per rinnovare la sua camera a gas e più di $ 2.000 per procurarsi gli ingredienti per produrre acido cianidrico, lo stesso gas che è stato usato per uccidere più di un milione di persone ad Auschwitz. Qualunque sia la propria opinione sulla pena di morte in questo paese, l'uso di metodi nazisti per uccidere le persone è oltraggioso e dovrebbe preoccupare profondamente. La stessa iniezione letale fu ideata dal medico personale di Hitler per uccidere 10.000 bambini “difettosi” a partire dal 1939. Le iniezioni letali e il gas cianuro sono le migliori risposte che l'America può offrire nel 2021? Se sì, perché non possiamo essere migliori di così? Se no, allora perché lo stiamo facendo? Chi SIAMO come nazione? Dov'è la nostra indignazione morale? Questa barbarie non ha posto nel nostro paese.”
Condividiamo i commenti di Dunham e Halperin, e, quando scriviamo articoli come questo, ci rendiamo conto di quanto dovrà essere ancora lungo e determinato il nostro impegno abolizionista. (Grazia)
5) IL CASO DI PAYNE EVIDENZIA LE INGIUSTIZIE DELLA PENA DI MORTE
Seguiamo da anni la vicenda di Pervis Payne, un condannato a morte del Tennessee che si dichiara innocente. I difensori di Payne, la cui ultima data di esecuzione era stata fissata per il 3 dicembre u. s., hanno presentato un ricorso in cui chiedono che sia risparmiato in ragione della sua disabilità mentale.
Pervis Payne
Ci siamo già occupati più volte del caso di Pervis Payne, condannato a morte in Tennessee per l’omicidio, avvenuto nel 1987, di Charisse Christopher e della sua figlioletta di 2 anni Lacie Jo. Nel feroce attentato fu colpito anche Nicholas, il figlio di 3 anni della donna uccisa, ma questi riuscì a sopravvivere alle coltellate ricevute. Durante i 33 anni di reclusione Payne si è sempre dichiarato innocente affermando di essersi sporcato col sangue delle vittime quando tentò di prestare loro soccorso (1).
Pervis Payne doveva essere messo a morte lo scorso 3 dicembre. Tuttavia, la sua vita è stata risparmiata perché il governatore del Tennessee Bill Lee gli ha concesso una sospensione dell’esecuzione fino al 9 aprile di quest’anno. Successivamente è stato approvato un disegno di legge che facilita per i condannati a morte del Tennessee la possibilità di contestare la loro pena per motivi di disabilità mentale. Subito gli avvocati di Payne hanno presentato una petizione ad una corte di Memphis per ottenere l’annullamento della sua condanna sulla base appunto del suo ridotto quoziente intellettivo.
In un articolo di Austin Sarat pubblicato il 17 maggio scorso su verdict.justia.com, viene ben illustrato come il caso di Payne sia un esempio lampante dei difetti e delle ingiustizie della pena capitale statunitense.
Essenzialmente, i tre tipi di gravi pecche nel caso Payne evidenziati da Sarat sono:
1. L’intolleranza razziale. Durante il processo, i pubblici ministeri, giocando sugli stereotipi razziali, hanno sostenuto che Payne era drogato e aveva ucciso Charisse dopo che lei aveva rifiutato le sue avances sessuali. Evocavano immagini di un attacco predatorio da parte di un nero contro la femminilità bianca. Non lasciando nulla all’immaginazione della giuria, hanno fatto ripetuti riferimenti alla “pelle bianca” di Charisse. Inoltre, per molti anni, i pubblici ministeri hanno resistito ai tentativi di sottoporre le prove raccolte sulla scena del crimine al test del DNA. Solo l'anno scorso il tribunale ha ordinato tali test, dai quali è risultato che sull’arma del delitto c’era anche il DNA di una persona sconosciuta. Pertanto, il processo di Payne è stato, come molti altri processi capitali, uno spettacolo di intolleranza razziale e cattiva condotta dell'accusa. Come ben sappiamo, la probabilità di una condanna ingiusta aumenta notevolmente nei processi in cui imputati neri sono accusati di aver ucciso vittime bianche. Di fatto, gli imputati neri hanno sette volte più probabilità di essere condannati ingiustamente nei processi capitali rispetto ai bianchi.
2. L’uso delle cosiddette prove di impatto sulla vittima. Nel caso di Payne tali prove includevano una dichiarazione della madre di Charisse Christopher secondo cui il figlio sopravvissuto di Charisse chiedeva spesso alla nonna se le mancavano la figlia e la nipote morte. Tali dichiarazioni pregiudizievoli sull’impatto sulle vittime sono una parte regolare dei processi capitali sia federali che statali. Esse provocano spesso rabbia tra i giurati, compromettendo la razionalità delle loro deliberazioni. I giurati usano il dolore espresso nelle dichiarazioni come un “indicatore del livello di colpevolezza ... dell’imputato e, implicitamente, della gravità del crimine”. E i giurati tendono a prendere la sofferenza delle famiglie di alcune vittime più seriamente di altre, spesso a seconda del loro status sociale. Come afferma la professoressa di diritto DePaul Susan Bandes, “una vittima di omicidio che ha incontrato il suo aggressore in un bar per motociclisti, per esempio, è valutata meno di una vittima di omicidio aggredita mentre prelevava denaro da un bancomat”. Le prove dell’impatto sulle vittime contribuiscono anche alle già sostanziali differenze razziali nella condanna a morte, con le giurie che danno più peso alla sofferenza delle famiglie delle vittime di omicidio bianche.
3. La mancata presa in considerazione della disabilità mentale. Da bambino Payne ha avuto molte difficoltà a scuola e, nonostante i suoi sforzi, non è stato in grado di diplomarsi. Aveva problemi anche con compiti semplici come cucinare e fare il bucato e aveva bisogno di aiuto per nutrirsi fino all'età di 5 anni. Gli avvocati di Payne ora chiedono ai tribunali di “dichiarare che il signor Payne non può essere giustiziato perché è intellettualmente disabile”. Affermano che soddisfa tutti i requisiti stabiliti dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nella sentenza Atkins v. Virginia, un caso che ha fatto determinare l’incostituzionalità dell'esecuzione di persone con disabilità intellettiva. Payne ha “un funzionamento intellettuale significativamente al di sotto della media, importanti deficit adattativi in ogni campo e la sua disabilità si manifestò già prima dei 18 anni”. Avere una disabilità intellettiva, una malattia mentale o una storia di abusi e traumi infantili risulta essere un fattore molto importante, anche se spesso non tenuto nella giusta considerazione, presente in moltissimi casi capitali. Come ha notato il professore di diritto di Harvard Charles Ogletree, “gravi deficit funzionali sono la regola, non l’eccezione, tra gli individui che popolano i bracci della morte della nazione”. Ciò è ancora vero vent’anni dopo la sentenza Atkins, perché la Corte Suprema si è rifiutata di dare una definizione chiara di ciò che costituisce una malattia squalificante, lasciando tale giudizio a giudici e giurie non addestrati a identificare e non familiari con disabilità intellettive, malattie mentali e conseguenze di traumi infantili.
Resta da vedere se Payne avrà successo nel suo nuovo contenzioso e se la sua vita sarà risparmiata. Nel frattempo, il suo caso costituisce una lente eccezionale per comprendere i problemi del sistema della pena di morte degli Stati Uniti e una potente ragione per fermare le uccisioni che il governo compie nel nome del popolo americano. (Grazia)
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(1) Vedi nn. 276; 277, Notiziario; 279
6) IN NORDCOREA MESSO A MORTE UN UOMO ALLA PRESENZA DEI FAMILIARI
L’inenarrabile crudeltà del dittatore nordcoreano si è esercitata nei riguardi di un uomo messo a morte per aver venduto CD con film della Corea del Sud, nonché dei familiari del condannato.
Kim Jong-Un
In un ulteriore orribile episodio di crudeltà, il dittatore nordcoreano Kim Jong-Un ha giustiziato, davanti alla sua famiglia, un uomo accusato di aver venduto CD di film sudcoreani. Il condannato, ingegnere in un’azienda agricola statale, è stato ucciso da un plotone di esecuzione mentre la moglie, il figlio e la figlia, costretti ad assistere in prima fila all'esecuzione, crollavano per lo shock e il dolore.
Il condannato, il cui cognome era Lee, era stato accusato di vendere di nascosto CD e chiavette USB cariche di film, musica e video sudcoreani.
Secondo il DailyNK (giornale sudcoreano), Lee ha confessato i suoi crimini prima dell'esecuzione e ha ammesso di aver ricavato da 5 a 12 dollari in ciascuna vendita.
L'esecuzione, i cui dettagli raccapriccianti sono stati appresi ora, è avvenuta alla fine di aprile.
Secondo quanto riferito, il tiranno comunista ha ordinato che circa 500 persone assistessero all'esecuzione. Lee stato dichiarato colpevole dopo essere stato processato in base alla "legge del pensiero anti-reazionario".
Che cosa è la legge del pensiero anti-reazionario?
Una nota diffusa dalle autorità della provincia di Gangwon dice che quella di Lee è stata la prima esecuzione in osservanza ad una legge introdotta lo scorso anno. La nota spiega anche perché le persone ritenute colpevoli di "atti antisocialisti" sono condannate a morte: "In passato, persone come Lee erano mandate nei campi di lavoro o di rieducazione. Sarebbe un grave errore credere di ricevere una punizione leggera per atti antisocialisti. Tale comportamento reazionario incoraggia le persone che stanno tentando di distruggere il nostro socialismo. Ai reazionari non deve essere consentito di vivere senza paura nella nostra società".
Proprio per incutere timore nella società è stato chiesto a una folla di 500 persone di assistere all'esecuzione. La sventurata famiglia dell'uomo giustiziato è stata costretta a vederlo morire sotto una pioggia di proiettili.
"La moglie, il figlio e la figlia di Lee sono crollati là dove si trovavano nella prima fila dell'area dell'esecuzione. Poi, mentre tutti guardavano, i funzionari del Ministero della Sicurezza di Stato li hanno prelevati e caricati su un camion merci con finestre sbarrate, per il trasporto in un campo per prigionieri politici. ", ha riportato il DailyNK.
Il corpo dell’uomo morto è stato poi gettato in un sacco di paglia e portato in un luogo sconosciuto.
"Oggigiorno, se vieni sorpreso a guardare un video sudcoreano, ricevi una condanna all'ergastolo o a morte ", ha riferito una fonte al DailyNK.
(Anna Maria)
7) IN ARABIA SAUDITA PERDONA GRATUITAMENTE L'ASSASSINO DEL FIGLIO
Nei paesi islamici i rei di omicidio condannati a morte possono salvarsi se vengono perdonati dalla famiglia della loro vittima. Il perdono può essere concesso gratuitamente oppure dietro il pagamento di un risarcimento in denaro detto ‘prezzo del sangue’.
Un assassino è stato graziato dal padre della sua vittima la mattina del 24 maggio 2021, pochi minuti prima dell’esecuzione.
Awad Suleiman Al-Amrani di Tabuk, nel nord-ovest dell'Arabia Saudita, il cui figlio è stato ucciso in una rissa quattro anni fa, ha anche deciso di non richiedere il “prezzo del sangue” come risarcimento per la morte del figlio. L’assassino sarà perciò rilasciato.
Al-Amrani ha stabilito che né l'assassino né la sua famiglia devono “celebrare il perdono”. Ha anche aggiunto che la famiglia non deve tentare di raccogliere denaro da donatori o partecipare a eventi che potrebbero essere organizzati in seguito alla rinuncia al risarcimento.
Quando la notizia della grazia si è diffusa sui social media, Al-Amrani è stato lodato per la sua natura indulgente. In apprezzamento del suo nobile gesto, alcuni utenti di Twitter hanno postato il versetto 40 del Corano della sura Al-Shura, che dice: "La ricompensa per una ferita è una ferita uguale ad essa, Ma se una persona perdona e si riconcilia, la sua ricompensa è dovuta da Allah: Perché Allah non ama coloro che fanno del male".
Altri hanno notato che la decisione di Al-Amrani è in linea con gli insegnamenti del Profeta Muhammad, che ha detto: "Per chiunque introduca una buona pratica nell’Islam è prevista una ricompensa; tale ricompensa è prevista anche per coloro che dopo di lui agiranno in base a tale pratica.”
In un messaggio postato su Twitter, il cittadino saudita Bandar Al-Atwi ha scritto: "Il padre ha ottenuto dall'Onnipotente la promessa di ricompensarlo per il suo nobile atto". Citando il versetto 32 della surah Al-Maidah, ha aggiunto: "Se qualcuno salva una vita è come se salvasse la vita di tutto un popolo”.
Waleed Khaled Darraj, un avvocato di Gedda, ha detto al giornale Arab News che l'uomo liberato e la sua famiglia devono aderire alle richieste e alle condizioni poste dal padre della vittima:"Se scritto e approvato dal tribunale, tutto ciò che il padre ha richiesto deve essere eseguito, altrimenti la famiglia della vittima ha il diritto di chiedere la decapitazione."
Ha aggiunto che mentre le esecuzioni sono permesse dalla Shariah come deterrente per salvaguardare le vite e preservare l'anima umana, l'Islam esorta i suoi seguaci a perdonare quando possibile.
"L'Islam insegna ai suoi seguaci a mostrare tolleranza", ha detto Darraj. "Li istruisce ad evitare la rabbia, che in molti casi porta a conseguenze indesiderate.Nel caso di un omicidio decapitare l'assassino, esigere il denaro del sangue è un diritto della famiglia della vittima. Tuttavia, alcune persone nobili si limitano a perdonare senza chiedere un centesimo. Queste persone cercano ciò che Allah ha promesso a coloro che perdonano."
In alcuni casi nella regione del Golfo, le famiglie delle vittime di omicidio hanno chiesto milioni di riyal in cambio del perdono degli assassini. (Pupa)
La folla intorno alla forca davanti al carcere di Denton in Texas il 14 ottobre 1895
8) L’ULTIMA ESECUZIONE PUBBLICA A DENTON IN TEXAS
Ogni tanto pubblichiamo articoli storici sulla pena di morte anche perché la pena di morte del passato ci aiuta a comprendere la pena di morte di oggi.
Thomas Murrell era un ricco agricoltore che lavorava nei pressi di Callisburg, 11 miglia a nord-est di Gainesville in Texas. Il 12 aprile 1894 Murrell si alzò come al solito prima dell'alba per nutrire il suo bestiame. John Quincy Adams Crews lo stava aspettando nel fienile. Un contadino vide Murrell con le mani in alto che diceva: "Non spararmi, signor Crews", ma il colpo fatale partì. La moglie di Murrell, Anna, corse da lui. Un altro colpo sparato da Crews la uccise e lei crollò sul marito morente. Crews prese un orologio e del denaro dalle tasche di Murrell, sellò il miglior cavallo della famiglia e fuggì.
Murrell sopravvisse abbastanza a lungo per dire che Crews, un bracciante recentemente licenziato, aveva minacciato di uccidere i suoi figli in altre due fattorie; così un bracciante cavalcò per 6 miglia per avvisare Morgan Murrell. Quando il cavaliere raggiunse la fattoria, vide Crews in piedi nel campo di mais, uno sbuffo di fumo, e Morgan cadere morto. Crews poi inseguì il fratello di Morgan, Leonard.
Non essendo riuscito a trovarlo, montò sul cavallo rubato, attraversò il Red River e si diresse verso ovest.
I contadini scioccati riportarono la notizia degli omicidi Murrell agli abitanti di Callisburg. Dopo aver cavalcato fino alla fattoria di suo fratello, l'onorevole Jesse Murrell tornò confermando la morte di Thomas, Anna e Morgan. Lo sceriffo Pat Ware giurò di catturare Crews. Un giornale scrisse che la squadra di Ware passò da 40 a 500 uomini.
Jack Crews è stato descritto come un uomo piccolo, dai capelli color sabbia, di circa 40 anni, con la barba corta. Il mugnaio di Callisburg Link Stapleton riferì che Crews era stato in città il giorno prima e aveva preso in prestito un fucile da caccia. Riteneva che Crews fosse uno "splendido tiratore".
La notizia degli omicidi corse attraverso le contee di Denton e Cooke. Telegrammi e giornali riportarono la storia in tutto il Texas, così come un giornale ad Atlanta e due a New Orleans.
Il giorno dopo Crews nel Territorio Indiano ebbe uno scontro a fuoco con un uomo identificato solo come Miller. Ognuno di loro sparò 4 colpi; Miller colpito a morte si accasciò nel suo carro.
Seriamente ferito, Crews camminò per 3 miglia fino ad una stazione ferroviaria vicino all'odierna Thackerville in Oklahoma. Fu sopraffatto da un ministro metodista e da altri cittadini mentre tentava di acquistare un biglietto del treno per Gainesville. Crews dichiarò di aver ucciso un "figlio di puttana" e che stava andando a Gainesville per uccidere altri due uomini prima di uccidersi.
Lo sceriffo Ware arrestò Crews e lo portò a Gainesville, dove i giornali scrissero che 50 uomini lo proteggevano da circa 200 agricoltori armati di fucile. Dopo essere stato trasferito in prigione a Fort Worth, Crews fu processato il 21 aprile e incriminato da un gran giurì della contea di Cooke.
La difesa sostenne che Thomas e Morgan Murrell avevano insultato la moglie di Crews, e che lui li aveva uccisi per difendere il suo onore. Si appellarono anche all'infermità mentale. Crews non negò mai di aver ucciso i Murrell, ma sostenne di aver ucciso Anna accidentalmente. Fu riferito che Crews era stato assolto diversi anni prima per cavilli tecnici per aver ucciso 2 uomini in California. Crews, riconosciuto colpevole dalla giuria, fu condannato a 99 anni per ciascuno degli omicidi di Thomas e Morgan Murrell. Tuttavia un giurato che era stato escluso indusse a un cambio di sede e a un nuovo processo a Denton. Crews fu di nuovo riconosciuto colpevole e condannato a morte. L’esecuzione fu fissata per il 18 ottobre 1895. La data dell'esecuzione fu anticipata al 14 ottobre dopo che Crews litigò con il giudice perché che non voleva essere impiccato di venerdì.
Dopo la condanna, Crews chiese il battesimo e assistenza religiosa. Disse a un giornalista: "Ho appena ricevuto la notizia che non c'è più speranza per me da questo lato del cielo; se è così e devo andare, ciò mi risparmierà molti problemi e difficoltà. Tuttavia, tutti vogliamo rimandare la cosa fino all'ultimo. Non credo che mi verranno tolti più di 60 anni della mia vita naturale. Per quanto mi riguarda, penso di potermi preparare per incontrare il mio Dio, ma tutto quello che posso lasciare alla mia povera amata moglie è la storia della mia vita, che è stata piena di disgrazie dalla culla alla tomba".
Alle 9:30 del giorno dell'esecuzione, lunedì 14 ottobre, il governatore del Texas Charles Culbertson telegrafò allo sceriffo Sam Hawkins dicendo che non sarebbe intervenuto.
Lo sceriffo Hawkins fece in modo discreto i preparativi finali per l’esecuzione. Dato che non c'era spazio per l'impiccagione all'interno del carcere, Hawkins fece erigere la forca sul lato nord della prigione. La prigione si trovava nella periferia di Denton. Una bara fu posta sotto la forca alle 11 del mattino. Una funzione religiosa privata fu tenuta per Crews, sua moglie e suo nipote all'interno della prigione. Dopo che Crews si fu accuratamente vestito con un nuovo abito nero, papillon e guanti scuri, i tre mangiarono il pranzo preparato dalla moglie di Hawkins.
Alle 13:25, lo sceriffo Hawkins diede lettura della sentenza di morte ad un attento Crews. Sua moglie gli teneva la mano mentre si avvicinava al patibolo. La folla cantò l'inno "All Hail the Power of Jesus' Name", e Crews parlò per 12 dei 20 minuti che gli erano stati concessi. Le sue parole sussurrate poterono essere udite solo da coloro che erano più vicini a lui. Quando Crews individuò il fratello di Thomas Murrell tra la folla, le sue ultime parole furono "Salve, signor Murrell". La botola della forca si aprì alle 14:00’. Crews fu dichiarato morto alle 14:15’. I due figli sopravvissuti di Murrell chiesero e ottennero le cinghie che gli legavano le mani e i piedi.
All’impiccagione assistettero i residenti abbigliati con i vestiti della domenica. La scena fu catturata in una fotografia. I genitori portavano i loro figli perché consideravano le impiccagioni educative e moralmente edificanti. I giornali dissero che erano presenti 10.000 persone, ma il numero giusto fu probabilmente di qualche centinaio. I registri della contea stimano in 3500 persone la popolazione di Denton nel 1895.
La prigione di Denton County era una struttura all'avanguardia costruita nel 1891 con gli stessi materiali del Tribunale di Denton County del 1896. Proclamava la dedizione di Denton alla legge e all'ordine, quando alcune zone del Texas erano ancora parte del selvaggio West. La contea nel 1965 vendette la prigione che fu rasa al suolo per costruire un parcheggio.
(Pupa, da un articolo di Annetta Ramsay)
9) IL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PENA DI MORTE NEL 2020
La sfida senza precedenti posta dalla pandemia da Covid-19 non è stata sufficiente a impedire a 18 stati, lo scorso anno, di eseguire condanne a morte. Il Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel 2020 (1), sebbene mostri una tendenza globale verso la diminuzione dell’uso della pena capitale, evidenzia come alcuni stati abbiano eguagliato se non addirittura aumentato il numero delle esecuzioni, mostrando un patente disprezzo per la vita umana proprio mentre l’attenzione del mondo era concentrata sulla protezione delle persone da un virus mortale.
Tra gli stati che hanno messo a morte il maggior numero di persone figurano l’Egitto, che ha triplicato le esecuzioni rispetto al 2019, e la Cina che in almeno un caso ha applicato la pena di morte per reati relativi alle misure di prevenzione della pandemia. Negli USA, l’amministrazione Trump ha ripristinato le esecuzioni federali dopo 17 anni mettendo a morte 10 condannati in meno di sei mesi. India, Oman, Qatar e Taiwan hanno a loro volta eseguito condanne a morte.
“Mentre il mondo cercava il modo di proteggere le vite umane dalla pandemia, alcuni governi hanno mostrato una sconcertante ostinazione nel ricorrere alla pena capitale e ad eseguire condanne a morte”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“La pena di morte è una punizione abominevole e portare a termine esecuzioni nel mezzo di una pandemia ne ha ulteriormente evidenziato la crudeltà. Contrastare la pena di morte è già difficile quando le cose vanno bene, ma la pandemia ha fatto sì che molti prigionieri nei bracci della morte non abbiano potuto incontrare di persona i loro legali e che molti che hanno cercato di fornire aiuto si sono dovuti esporre a gravi, e del tutto evitabili, rischi per la loro salute. L’uso della pena di morte in circostanze del genere è un attacco particolarmente grave ai diritti umani”, ha aggiunto la Callamard.
Le limitazioni introdotte a causa della pandemia da Covid-19 hanno avuto gravi conseguenze sull’accesso all’assistenza legale e per il diritto a un processo equo in vari paesi, tra cui gli USA, dove gli avvocati difensori hanno dichiarato di non aver potuto svolgere attività di indagine cruciali o incontrare i loro clienti di persona.
I cinque stati in cima alla lista
La Cina considera i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni come segreti di stato e impedisce il monitoraggio indipendente. Pertanto, il rapporto di Amnesty International, che elenca le esecuzioni a essa note, non fornisce il numero della Cina. Si ritiene, tuttavia, che questo stato ogni anno metta a morte migliaia di prigionieri, collocandosi dunque stabilmente al primo posto. Seguono Iran (almeno 246 esecuzioni), Egitto (almeno 107), Iraq (almeno 45) e Arabia Saudita (almeno 27).
Questi ultimi quattro paesi si sono resi responsabili dell’88 per cento delle esecuzioni note nel 2020. L’Egitto ha triplicato le esecuzioni rispetto agli anni precedenti, collocandosi al terzo posto. Almeno 23 esecuzioni hanno riguardato casi di violenza politica e sono state precedute da processi clamorosamente irregolari, basati su “confessioni” forzate e altre gravi violazioni dei diritti umani come la tortura e le sparizioni forzate. Tra ottobre e novembre sono stati messi a morte almeno 57 prigionieri, 53 uomini e quattro donne.
Sebbene il numero delle esecuzioni in Iran abbia continuato a essere inferiore rispetto agli anni precedenti, nel 2020 la pena di morte è stata usata più frequentemente come arma di repressione politica contro dissidenti, manifestanti e appartenenti alle minoranze etniche, in violazione del diritto internazionale.
Le norme e gli standard internazionali che vietano l’uso della pena di morte per reati diversi dall’omicidio volontario sono stati violati anche da diversi stati della regione Asia-Pacifico: condanne a morte sono state emesse per reati di droga in Cina, Indonesia, Laos, Malesia, Singapore, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam, per corruzione in Cina e Vietnam, per blasfemia in Pakistan. In Bangladesh e Pakistan condanne a morte sono state emesse da tribunali speciali che seguono solitamente procedure diverse rispetto ai tribunali ordinari. Nelle Maldive cinque minorenni al momento del reato sono rimasti in attesa dell’esecuzione.
Gli Usa sono l’unico stato delle Americhe ad aver eseguito condanne a morte: a luglio l’amministrazione Trump ha ordinato la prima esecuzione federale degli ultimi 17 anni e cinque stati hanno eseguito sette condanne a morte.
Il più basso numero di esecuzioni in un decennio
Escludendo gli stati che considerano i dati sulla pena di morte un segreto di stato o dai quali arrivano informazioni limitate – come Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam – nel mondo Amnesty International ha registrato almeno 483 esecuzioni: il 26 per cento in meno rispetto al 2019 e il 70 per cento in meno rispetto al picco di 1634 esecuzioni del 2015. Sono i dati più bassi di esecuzioni registrate da Amnesty International in almeno un decennio.
Questo calo è stato dovuto a una riduzione in alcuni tra gli stati mantenitori e, in minor parte, a sospensioni di esecuzioni a causa della pandemia da Covid-19. Le esecuzioni registrate in Arabia Saudita sono diminuite dell’85 per cento (27 contro le 184 del 2019), quelle in Iraq di oltre la metà (45 contro 100) mentre nessuna esecuzione ha avuto luogo contrariamente all’anno passato in Bahrein, Bielorussia, Giappone, Pakistan, Singapore e Sudan.
A livello globale, il numero delle condanne a morte note, almeno 1477, è diminuito del 36 per cento rispetto al 2019. Amnesty International ha registrato tale calo in 30 dei 54 stati dove sono state emesse condanne alla pena capitale, in diversi casi per ritardi e rinvii nei procedimenti giudiziari a causa della pandemia da Covid-19.
Hanno fatto eccezione l’Indonesia, con un aumento del 46 per cento rispetto alle condanne del 2019 (117 contro 80) e lo Zambia (119 condanne contro 101), che ha segnato il record nell’Africa subsahariana.
È tempo di abolire la pena di morte
Nel 2020 il Ciad e, negli Usa, il Colorado hanno abolito la pena di morte, il Kazakhistan si è impegnato ad abolirla ai sensi del diritto internazionale e nelle Barbados è stata cancellata l’obbligatorietà della condanna alla pena capitale.
Secondo dati aggiornati ad aprile del 2021, 144 stati hanno abolito la pena di morte nelle leggi o nella prassi, 108 dei quali per tutti i reati: questa tendenza deve proseguire.
“Nonostante alcuni governi si ostinino a usare la pena di morte, il quadro complessivo del 2020 è stato positivo. Sono aumentati gli stati abolizionisti ed è diminuito il numero delle esecuzioni note. Il mondo è più vicino a consegnare ai libri di storia questa punizione crudele, inumana e degradante”, ha commentato Agnès Callamard.
“Alla fine del 2020 un numero record di 123 stati ha approvato la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per una moratoria sulle esecuzioni. La pressione sugli altri stati sta aumentando. La Virginia è da poco diventata il primo stato del sud degli USA ad abolire la pena di morte, mentre il Congresso si avvia a esaminare svariate proposte di abolizione a livello federale”, ha sottolineato la Callamard.
“Sollecitiamo i leader di tutti gli stati che non l’hanno ancora fatto ad abolire nel 2021 l’omicidio sanzionato dallo stato. Continueremo a svolgere campagne fino a quando la pena di morte non sarà abolita ovunque, una volta per sempre”, ha concluso Agnès Callamard.
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10) I NUMERI RIGUARDANTI LA PENA DI MORTE IN IRAN NEL 2020
Iran Human Rights in un ampio rapporto (1) rende noto che almeno 267 persone sono state messe a morte in Iran nel 2020 (nel 2019 le esecuzioni furono 280, nel 2018 273).
91 esecuzioni (il 34%) sono state rese note dalle autorità.
(Nel 2019 le esecuzioni rese note furono 84, il 30% del totale, nel 2018 le esecuzioni rese note furono 93, il 30% del totale).
Almeno 211 esecuzioni (il 79% del totale) sono conseguite ad accuse di omicidio.
Almeno 25 persone (il 10% del totale) furono condannate a morte per reati di droga.
Vi è stata una sola esecuzione pubblica (il dato più basso da 15 anni a questa parte).
Almeno 4 minorenni sono stati messi a morte.
Almeno 9 donne sono state messe a morte.
2 esecuzioni sono conseguite a sommosse politiche.
1 condannato è stato messo a morte per consumo di bevande alcooliche.
Almeno 38 esecuzioni nel 2020 (e più di 3.619 dal 2010) sono conseguite a sentenze di morte pronunciate da Corti Rivoluzionarie.
Almeno 663 condannati a morte l’hanno scampata perché sono stati perdonati dai parenti delle loro vittime – con un significativo incremento rispetto agli anni precedenti.
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(1) Vedi: https://iranhr.net/media/files/Rapport_iran_2021-gb-290321-BD.pdf
11) CORRISPONDETE CON GERALD MARSHALL CONDANNATO A MORTE IN TEXAS!
Gerald Marshall
Alfonso Santamaria ci ha chiesto di pubblicare il seguente messaggio riguardante il suo amico Gerald Marshall condannato a morte in Texas (1).
Cari amici del Comitato Paul Rougeau, il mio amico di penna Gerald Marshall è nel braccio della morte del Texas. Lui si dichiara innocente e in tanti la pensiamo come lui, dal momento che molti elementi porterebbero a questa conclusione. Non ha alcun sostegno dalla sua famiglia. Io e poche altre persone abbiamo cercato di supportare Gerald attraverso delle lettere e raccogliendo fondi. Abbiamo anche cercato di promuovere un libro che Gerald ha scritto per far conoscere il suo caso al pubblico. Non siamo stati in grado di ottenere il sostegno di cui Gerald ha bisogno per uscire dal braccio della morte. Vi stiamo contattando nella speranza che possiate essergli di aiuto. Gerald è un appassionato scrittore e sta lavorando a diversi libri che spera di pubblicare per migliorare la sua situazione. Sarebbe un grande supporto riuscire a trovare qualcuno che possa aiutarci a pubblicare i libri di Gerald. Poiché dipinge anche, potrebbe aiutare anche la promozione della sua arte, cercando di raccogliere fondi tramite essa. Poiché Gerald non ha molto supporto, stiamo cercando di raccogliere fondi per permettergli di vivere una vita confortevole mentre vive nel braccio della morte del Texas. Se c'è un modo in cui potete aiutarci promuovendo la causa di Gerald, per favore fatelo. Potete approfondire il suo caso su justiceforgerald.org e/o guardando il bel video al link https://youtu.be/qCz5o3D4J0k
Per qualunque cosa, contattate direttamente Gerald, che desidera tanto avere nuovi amici di penna.
Indirizzate così:
Gerald Marshall #999489
Polunsky Unit
3872 FM 350 South
Livingston, TX 77351 - U. S. A.
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(1) Sul Foglio di Collegamento sono stati pubblicati alcuni articoli riguardanti Gerald Marshall, vi ricordiamo in particolare l’articolo pubblicato nel numero 229.
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 Maggio 2021