FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 296 - Luglio 2022
Ramiro Gonzales
SOMMARIO:
1) Sospesa l’esecuzione di Ramiro Gonzales in Texas
2) Messo a morte Joe Nathan James Jr. In Alabama
3) In Oklahoma fissata la data di esecuzione di Richard Glossip
4) Il Giappone impicca lo stragista di Tokyo: «Mai pentito»
5) Condannato all’ergastolo l’iraniano Hamid Nouri
6) Esecuzioni in Iran un giorno dopo l’altro
7) Nel 2022 si può ancora essere lapidati
8) Notiziario: Egitto, Myanmar
1) SOSPESA L’ESECUZIONE DI RAMIRO GONZALES IN TEXAS
Ramiro Gonzales, che fu condannato a morte in Texas per un omicidio commesso all’inizio del 2001, doveva ricevere l’iniezione letale il 13 luglio scorso. La sua esecuzione è stata però sospesa due giorni prima della data fissata. La condotta esemplare mantenuta da Ramiro Gonzales nei decenni di detenzione può farci sperare in una commutazione della sua condanna.
Il trentanovenne Ramiro Gonzales avrebbe dovuto essere messo a morte il 13 luglio, ma la Corte d’Appello del Texas ha sospeso l’esecuzione due giorni prima della data fissata. La motivazione è stata che al processo originario la giuria fu spinta a decidere per la pena di morte dalla testimonianza dello psichiatra Edward Gripon, che all’epoca affermò la futura pericolosità dell’imputato. Gripon ha recentemente ammesso che la sua opinione di allora era basata su errate informazioni circa le percentuali di recidività, e ha dichiarato che, dopo aver esaminato il comportamento di Gonzales in carcere e averlo nuovamente intervistato, la sua conclusione è che egli non costituisca un pericolo per il futuro.
La storia di Gonzales e il suo caso giudiziario sono peculiari.
Nel gennaio 2001, quando aveva 18 anni, Ramiro cercò di ottenere della droga dal fidanzato della sua coetanea Bridget Townsend, che era uno spacciatore. La ragazza disse a Ramiro che il suo fidanzato era al lavoro; egli allora si recò in casa sua, rubò denaro e cocaina, legò la ragazza mani e piedi e la rapì, portandola poi con l’auto in un luogo vicino alla fattoria dei suoi genitori, dove la violentò e le sparò, uccidendola. La cosa strana è che fu lo stesso Ramiro a far trovare il cadavere della ragazza: dopo essere stato condannato a due ergastoli per rapimento e stupro di un’altra donna, Gonzales indicò agli investigatori il luogo in cui cercare i resti di Bridget. Per questo crimine fu condannato a morte.
Mentre era in carcere, Ramiro iniziò una corrispondenza con Cantor Michael Zoosman, un religioso ebreo. In una di queste lettere, per caso, il religioso scrisse a Gonzales che un membro della sua congregazione necessitava del trapianto di un rene. Immediatamente Ramiro, che nelle sue lettere non aveva mai cercato scuse per i suoi crimini, disse che voleva offrirsi volontario per donare il rene a questa persona. All’inizio di quest’anno il Dipartimento Correzionale del Texas concesse una valutazione di compatibilità, dalla quale emerse che Ramiro sarebbe stato un “donatore ideale”, perché il suo gruppo sanguigno (B) è raro. Non avrebbe però potuto donare il rene al conoscente di Zoosman. “La notizia non ha fermato Ramiro”, ha dichiarato Zoosman. “Di sua iniziativa, ha cercato attraverso i suoi legali di trovare un altro modo per farlo, per donare comunque un rene a uno sconosciuto.” L’ospedale che effettuò le analisi dichiarò in marzo che l’operazione di espianto avrebbe richiesto al massimo un mese. In maggio il Dipartimento Correzionale comunicò agli avvocati di Ramiro che non avrebbe permesso la donazione perché “avrebbe potuto introdurre una tempistica incerta, con la possibilità di interferire con la data di esecuzione ordinata dal tribunale” e perché non voleva garantire la copertura dei costi. Zoosman ha commentato la notizia dicendo: “Ci sono state tante discussioni sulla stampa ultimamente riguardo a chi è a favore della vita e chi non è a favore della vita” - riferendosi alla discussione sorta in seguito alle nuove leggi sul diritto di abortire - “Ma posso affermare questo: non riesco a immaginare una posizione più a favore della morte di quella di uno stato, che non solo si impegna a commettere omicidi legali su esseri umani indifesi”, ha aggiunto, “ma impedisce anche, a coloro che sono in attesa di subire quell’omicidio, di donare i loro organi per salvare altre vite”. Siamo pienamente d’accordo con questa affermazione…
Ramiro Gonzales ha anche un’altra richiesta che potrebbe ritardare ulteriormente l’esecuzione: vuole che una sua assistente spirituale sia presente nella stanza della morte, preghi durante la procedura tenendolo per mano e posando l’altra mano sul suo torace finché non smetterà di respirare. Disse al tribunale che per lui il contatto fisico era “di vitale importanza”. “Ricevere il tocco di Dio è un concetto sacro nella Bibbia, e persino i lebbrosi furono toccati da Dio”. La direzione del carcere aveva accolto le sue richieste tranne quella che l’assistente spirituale gli tenesse la mano, affermando che questo avrebbe potuto costituire un rischio per la sicurezza, perché avrebbe ridotto la visione da parte delle autorità e dei testimoni.
In un primo tempo questa richiesta era stata pertanto negata, ma un giudice federale ha deciso che lo stato potrà mettere a morte Gonzales solo se rispetterà quanto chiede.
L’anno scorso il sistema carcerario annullò un veto di due anni che impediva agli assistenti spirituali di stare all’interno della camera della morte, pur limitando ciò che essi potevano fare. Il 21 marzo, però, la Corte Suprema, nel caso di un altro condannato a morte del Texas, emise delle linee guida, per gli stati con la pena di morte, riguardo a come gestire questo problema. Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, scrisse in quell’occasione che “c’è una ricca storia di preghiere religiose durante l’esecuzione di un prigioniero, storia che risale a ben prima della fondazione della nostra Nazione”. Il sistema carcerario texano ha però deciso di analizzare caso per caso le richieste dei condannati a morte sul tema, e questo è il motivo della pendenza legale di Gonzales.
Possiamo solo sperare che questo giovane uomo, che dimostra altruismo e redenzione, riesca a sopravvivere agli sforzi del boia texano. (Grazia)
2) MESSO A MORTE JOE NATHAN JAMES JR. IN ALABAMA
Condannato a morte per l’omicidio della sua ex fidanzata Faith Hall commesso nel 1994, Joe Nathan James ha ricevuto l’iniezione letale il 28 luglio u. s. I parenti della ragazza uccisa tanti anni fa hanno invano chiesto che la sua vita fosse risparmiata e fosse condannato all’ergastolo.
La governatrice Kay Ivey
Il detenuto dell'Alabama Joe Nathan James Jr. è stato giustiziato con iniezione letale nella prigione di Atmore il 28 luglio 2022.
James fu condannato a morte per aver ucciso la sua ex fidanzata, Faith Hall, nel 1994.
La famiglia di Faith Hall aveva inoltrato una richiesta di sospensione dell'esecuzione alla governatrice Kay Ivey, chiedendo di tenerlo in vita e infliggergli invece l'ergastolo. La governatrice ha rifiutato la richiesta.
La governatrice dopo l'esecuzione ha dichiarato:
“Faith Hall, vittima di ripetute molestie, gravi minacce e, infine, di un omicidio a sangue freddo, è stata portata via da questa terra troppo presto per mano di Joe Nathan James Jr. Ora, dopo due condanne, una decisione unanime della giuria e quasi tre decenni nel braccio della morte, il signor James è stato giustiziato per omicidio capitale e giustizia è stata fatta per Faith Hall. In ogni caso capitale, esamino molto accuratamente la storia, i fatti e tutte le altre informazioni che posso ricevere. Prendo anche profondamente sul serio i sentimenti e la posizione della famiglia e dei cari della vittima. Dobbiamo sempre adempiere alla nostra responsabilità nei confronti della legge, della sicurezza pubblica e della giustizia. Questa sera è stata eseguita una sentenza equa e lecita ed è stato inviato un messaggio inequivocabile che l'Alabama si schiera con le vittime della violenza domestica.”
"Giustizia è stata fatta. Joe James è stato messo a morte per l'atto atroce che ha commesso quasi 3 decenni fa: l'omicidio a sangue freddo di una giovane madre innocente, Faith Hall", ha dichiarato il Procuratore Generale Steve Marshall in un comunicato stampa.
James è morto alle 21:27’ ora locale di giovedì 28 luglio dopo aver subìto un'iniezione letale, si legge in un comunicato stampa del Dipartimento Carcerario dell’Alabama.
Joe James non ha fatto alcuna richiesta speciale, non ha avuto visitatori e ha scambiato 3 telefonate con gli avvocati, ha precisato il Dipartimento Carcerario.
James fu condannato a morte per aver ucciso con un’arma da fuoco la 26-enne Faith Hall Smith, che aveva frequentato nei primi anni ‘90. La figlia della Smith, Terrlyn Hall, ha detto che la famiglia sperava che James sarebbe stato condannato all'ergastolo.
"Era una persona amorevole e indulgente", ha detto Terrlyn Hall di sua madre. "Sono abbastanza sicura che se fosse qui oggi, o se si trovasse in questa situazione, vorrebbe perdonare".
"Non pensiamo che l’esecuzione sia necessaria perché non la riporterà indietro", ha aggiunto.
Anche Helvetius Hall, fratello della Smith, voleva una pena detentiva invece della morte. "Ha fatto una cosa orribile", ha dichiarato al notiziario locale. "Ha sofferto abbastanza e non credo che togliergli la vita renderà la nostra vita migliore". L'esecuzione è avvenuta dopo più di 25 anni di appelli legali.
James e Smith avevano una relazione "volatile", secondo un documento della Corte d'Appello degli Stati Uniti che riassume il caso. “Dopo che si lasciarono, la perseguitò e molestò, andò a casa sua non invitato e minacciò di uccidere lei e il suo ex marito. Nel 1994, la seguì a casa di un amico e poi le sparò tre volte, uccidendola”, si legge nel documento.
Una giuria della contea di Jefferson lo ritenne colpevole dell'omicidio della Smith e chiese la pena di morte nel 1996.
La Corte Penale d’Appello dell’Alabama ha annullato la condanna a morte e si è tenuto un nuovo processo.
Prima del nuovo processo, il team legale di Joe Nathan James Jr. ha tentato un patteggiamento con i pubblici ministeri in cui avrebbe ricevuto l'ergastolo in cambio di una dichiarazione di colpevolezza, ma James ha respinto quel piano, afferma il documento.
"James ha spiegato che viveva abbastanza bene nel braccio della morte - aveva la sua stanza, la sua televisione che poteva controllare per guardare ciò che voleva e un sacco di materiale di lettura", dice il documento. "Non doveva preoccuparsi di essere attaccato da altri prigionieri, perché per ogni detenuto c’era sempre una guardia". Al nuovo processo, una giuria ha nuovamente condannato James per omicidio capitale e lo ha condannato a morte nel 1999, e le corti d'appello hanno confermato la decisione. Nel 2020, la Corte d'Appello degli Stati Uniti ha confermato la condanna e ha respinto la richiesta di James basata sul fatto di aver avuto un avvocato inefficace.
Una mozione per sospendere la sua esecuzione è stata respinta dalla Corte d'Appello degli Stati Uniti per l'11 ° Circuito il 26 luglio.
Lo stato dell'Alabama aveva giustiziato un uomo a gennaio dopo che la Corte Suprema aveva votato con 5 voti contro 4 per ribaltare la sentenza di un tribunale inferiore, che aveva votato per bloccare l'esecuzione di Matthew Reeves. Reeves, che era stato condannato per la rapina e l'uccisione di Willie Johnson nel 1996, fu giustiziato meno di 2 ore dopo.
L'Alabama ha attualmente 166 persone nel braccio della morte. La prossima esecuzione programmata dello stato è quella di Alan Eugene Miller che dovrà morire il 22 settembre p. v..
3) IN OKLAHOMA FISSATA LA DATA DI ESECUZIONE DI RICHARD GLOSSIP
È stata fissata per la quarta volta la data di esecuzione di Richard Glossip, con tutta probabilità innocente dell’omicidio del 1997 per il quale fu condannato a morte.
L'avvocato Don Knight consegna dei documenti alla Corte Penale d'Appello dell'Oklahoma, venerdì 1° luglio 2022. Knight ha chiesto una nuova udienza per il suo cliente Richard Glossip
Una corte d'appello dell'Oklahoma ha fissato la data dell'esecuzione per il condannato a morte Richard Glossip, mentre la sua difesa si affretta a organizzare una battaglia legale dopo la scoperta di nuove prove che dimostrerebbero l’innocenza di Glossip in un caso di omicidio del 1997.
La Corte d'Appello Penale dell'Oklahoma ha fissato la data dell'esecuzione di Glossip per il 22 settembre in un'ordinanza depositata venerdì, che stabilisce per la quarta volta la data in cui Glossip deve essere giustiziato in un caso che per anni è stato regolarmente ritardato da ordini di sospensione e altre complicazioni legali.
In relazione alla richiesta per un'istanza post-convittuale presentata venerdì, Glossip ha fatto riferimento a un rapporto indipendente condotto dallo studio legale internazionale Reed Smith e pubblicato a giugno, in cui si afferma che la condanna di Glossip è stata causata da un'indagine di polizia "sciatta e sommaria" e dalla distruzione delle prove.
Gossip è stato condannato per aver progettato l'omicidio del suo capo di allora, Barry Van Treese, nel 1997, quando lavorava come gestore di un motel; egli ha sostenuto però di non avere nulla a che fare con il crimine. Sebbene sia stato riconosciuto colpevole di aver incaricato Justin Sneed, un addetto alla manutenzione allora 19enne, di commettere l'omicidio, Glossip sostiene di essere stato incastrato. Sneed ha ricevuto una condanna all'ergastolo a seguito di un patteggiamento per la sua testimonianza contro Glossip, che secondo il nuovo rapporto costituisce l'unica prova che lega Glossip al crimine.
Don Knight, l'avvocato di Glossip, ha dichiarato venerdì che il tribunale dovrebbe annullare la data dell'esecuzione fino a quando un giudice non potrà esaminare il rapporto indipendente che sostiene l'innocenza di Glossip. Knight ha dichiarato alla CNN che i risultati dovrebbero contribuire a garantire a Glossip un'udienza in cui un giudice potrebbe rinviare il caso a un tribunale distrettuale dell'Oklahoma.
"Richard Glossip ha già affrontato tre date di esecuzione", si legge nella dichiarazione. "Non è un servizio alla giustizia fissare una quarta data di esecuzione per un uomo innocente prima che tutte le nuove prove possano essere pienamente considerate in un tribunale".
Il rapporto pubblicato a giugno ha provocato la richiesta da parte di almeno un parlamentare repubblicano di porre fine alla pena capitale in Oklahoma se Glossip fosse stato messo a morte. Trentaquattro parlamentari, tra cui 28 repubblicani, hanno commissionato l'indagine dopo aver espresso preoccupazioni sul caso.
Nel documento di 120 pagine depositato il 1° luglio, Knight ha scritto che il rapporto dovrebbe rendere necessaria un'altra udienza con le nuove prove acquisite, tra cui resoconti dettagliati che indicano che Glossip non ha avuto alcun ruolo nell'ordinare l'omicidio di Treese.
“Rifiutare di ascoltare le richieste del signor Glossip nel merito rappresenterebbe un grave errore giudiziario, sia perché le richieste riguardano in gran parte una pessima condotta da parte di attori statali... sia perché gli elementi ora noti dimostrano inequivocabilmente che il signor Glossip è di fatto innocente", si legge nel documento.
Secondo la documentazione legale, il rapporto sul caso includeva dichiarazioni di testimoni che attestavano che una "rapina mal riuscita" - organizzata non da Glossip ma da Sneed e dalla sua ragazza, - aveva portato all'omicidio. Secondo quanto riportato nel ricorso “diversi” testimoni hanno affermato di aver sentito Sneed dire di aver incastrato Glossip nel caso.
In un'intervista rilasciata all’agenzia KFOR affiliata della CNN, Glossip ha sostenuto la sua innocenza sperando ancora una volta di evitare l'esecuzione.
"Voglio” ha detto “che la gente sappia che non ho ucciso quest'uomo, che non ho partecipato all’omicidio, che non l’ho programmato". (Pupa)
4) IL GIAPPONE IMPICCA LO STRAGISTA DI TOKYO: «MAI PENTITO»
Tomohiro Kato nel 2008, a 25 anni, aveva ucciso sette persone, ferendone un’altra decina, incontrate a caso nel quartiere di Akihabara a Tokio. Subito arrestato, aveva dichiarato di aver agito così per vendetta visto che era oggetto di “bullismo online”.
Com’è tradizione, la notizia dell’esecuzione di Tomohiro Kato, 39 anni, è arrivata quando il boia aveva già finito il suo lavoro. Si è così chiusa il 26 luglio la parabola terrena dell’uomo che nel 2008, quando aveva 25 anni, si era reso responsabile di una delle stragi più sanguinose del Giappone moderno.
Kato, alla guida di un furgone, era piombato sulla folla uccidendo tre passanti. Fermato il mezzo, era sceso impugnando un coltellaccio con il quale aveva seminato terrore e sangue nel pieno del popolare quartiere di Akihabara, a Tokyo: altri 4 morti e una decina di feriti.
Subito arrestato, aveva dichiarato di aver agito così per «vendetta» visto che era oggetto di «bullismo online». Kato aveva guidato fino al quartiere dell’elettronica della capitale per «uccidere qualcuno, non importa chi».
Al processo non aveva mostrato alcun segno di pentimento e i giudici, sorpresi dal suo «atteggiamento inumano», si erano convinti ad applicare la pena capitale, confermata poi in appello nel 2015, nonostante l’avvocato della difesa avesse cercato di dimostrare l’infermità mentale del suo cliente. Il ministro della Giustizia Yoshihisa Furukawa ha giustificato ieri l’esecuzione, affermando che l’eccidio «ha avuto un impatto significativo sulla società in quanto ha privato sette persone della loro vita preziosa». E ancora: «Ho firmato l’ordine di esecuzione dopo attenta e poi ancora attenta considerazione», ha affermato il ministro, citato dall’agenzia stampa Kyodo. Stati Uniti e Giappone sono gli unici Paesi del G7 dove vige ancora la pena di morte. Dopo una moratoria di due anni, il Sol Levante ha ripreso le esecuzioni alla fine del 2021, con il nuovo governo di Fumio Kishida.
A dicembre vi sono state tre impiccagioni e l’esecuzione di Kato, anche lui mandato a morte con questa procedura, è la prima di quest’anno. Altre 106 persone sono in attesa di salire sul patibolo nelle prigioni nipponiche. «La maggioranza del pubblico ritiene che la pena di morte sia inevitabile», ha detto il vicecapo di gabinetto Yoshihiko Isozaki. La normativa giapponese prevista dalla pena capitale è stata spesso criticata anche perché le esecuzioni avvengono con pochissimo o nessun preavviso ai condannati. In questo modo, il detenuto che ha esaurito tutti i possibili gradi di giudizio vive — si ritiene — in uno stato d’ansia permanente proprio perché sa che in ogni momento potrebbe essere condotto alla camera delle esecuzioni.
La strage di Akihabara provocò un forte choc in Giappone e un inasprimento delle leggi sul possesso di armi da taglio.
Articolo di Paolo Salom pubblicato sul Corriere della Sera
5) CONDANNATO ALL’ERGASTOLO L’IRANIANO HAMID NOURI
Si è infine concluso in Svezia il lungo processo a carico del funzionario iraniano colpevole dell’esecuzione di migliaia di oppositori nel 1988, messi a morte senza essere sottoposti a processo.
Il 14 luglio il Tribunale Distrettuale di Stoccolma, dopo tre anni e numerose sessioni, ha condannato all’ergastolo Hamid Nouri (1), ex funzionario iraniano, per il coinvolgimento nei massacri carcerari del 1988. Del lungo processo, condotto secondo il principio della giurisdizione universale, che ha portato a questa storica condanna, ci siamo occupati già in passato. (2)
In risposta a questa sentenza, Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha dichiarato:
"La condanna di Hamid Nouri oggi in Svezia, per crimini legati ai massacri nelle carceri iraniane del 1988, è un passo senza precedenti verso la giustizia per i crimini commessi in Iran e invia alle autorità iraniane il messaggio inequivocabile e atteso da tempo, che i responsabili di crimini contro l'umanità in Iran non sfuggiranno alla giustizia.
“Per più di 3 decenni, sopravvissuti e parenti di migliaia di dissidenti politici uccisi senza essere processati nei massacri nelle carceri iraniane del 1988, hanno lottato per la verità e la giustizia. Con questa sentenza, prima in assoluto contro un funzionario iraniano, anche se in un tribunale europeo, hanno finalmente assistito alla condanna di uno dei responsabili di questi crimini. L’esempio deve essere seguito da tutti gli stati che esercitano la giurisdizione universale, affinché indaghino su tutti gli altri funzionari, ex e attuali, in Iran, contro i quali vi sono prove di coinvolgimento in crimini contro l'umanità passati e in corso, compreso Ebrahim Raisi, il presidente iraniano.
“Questa sentenza critica deve servire da campanello d'allarme per la comunità internazionale, per affrontare la crisi di impunità che prevale in Iran. Per far fronte a questo, i membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite devono istituire urgentemente un meccanismo investigativo e di responsabilità internazionale nella maggior parte dei gravi crimini commessi nel Paese, comprese le migliaia di sparizioni forzate che rimangono irrisolte a più di 30 anni dai massacri nelle carceri del 1988".
Le autorità iraniane hanno reagito al processo di Hamid Nouri descrivendolo come un “complotto” escogitato da “terroristi” che si basava su “documentazione e testimoni falsi”.
In un rapporto del 2018 Amnesty International ha concluso che, oltre a aver commesso il crimine contro l'umanità di omicidio nel 1988, giustiziando in modo extragiudiziale migliaia di dissidenti politici in segreto, le autorità iraniane stanno continuando a commettere crimini contro l'umanità: sparizioni forzate, persecuzioni, torture e altri atti disumani, anche nascondendo sistematicamente il destino delle vittime e il luogo in cui si trovano i loro resti.
Nel 2021, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e involontarie ha chiesto un'indagine internazionale sulle sparizioni derivanti dai massacri nelle carceri del 1988.
Hamid Nouri fu arrestato in un aeroporto di Stoccolma nel 2019 e accusato di crimini di guerra. È la prima volta in assoluto che un membro del regime iraniano viene ritenuto colpevole di violazioni dei diritti umani. Nouri, 61 anni, è stato accusato di aver lavorato come assistente del viceprocuratore nella prigione di Gohardasht a Karaj, Teheran, e di essere in collusione con le persone direttamente coinvolte negli omicidi. Anche se si dice che non abbia ucciso personalmente nessun prigioniero, Nouri ha svolto un ruolo cruciale nell'emettere condanne a morte, nel supervisionare le esecuzioni di massa, nel portare i prigionieri nella camera delle esecuzioni e nell'aiutare i pubblici ministeri a raccogliere i nomi dei prigionieri. Supervisionò le brutali esecuzioni di massa con le guardie che dovevano "ucciderli rapidamente". Un sopravvissuto ha detto ad Amnesty di aver visto numerosi corpi sparsi per terra in una sezione della prigione dove c'erano 12 sedie con 12 corde appese sopra di loro. Ha raccontato: "Le guardie erano impegnate a portare rapidamente i prigionieri e ad infilargli dei cappi intorno al collo".
Migliaia di dissidenti politici furono sistematicamente sottoposti a sparizioni forzate e giustiziati in via extragiudiziale, molte delle persone uccise furono inoltre oggetto di torture e di altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti.
Le autorità non hanno mai riconosciuto le uccisioni o identificato i resti.
Un familiare ha raccontato ad Amnesty di essere stato informato dell'omicidio del loro parente. Ha detto: "Le guardie rivoluzionarie hanno convocato mio padre nel loro ufficio. Poi è entrato un funzionario, ha messo una borsa sulla scrivania e ha detto: 'Ecco la borsa di tuo figlio; l'abbiamo giustiziato. Ora prendi la sua roba e vattene.' Il funzionario ha anche detto a mio padre: 'Non ti è permesso parlarne con nessuno o tentare di localizzare la sua tomba.' È stato davvero disumano".
Diana Eltahawy ha dichiarato che molte famiglie non riescono ancora a elaborare il lutto per i loro cari perché non conoscono esattamente il destino e la sorte dei loro familiari: "I sopravvissuti e le famiglie delle vittime lottano da decenni per la verità e la giustizia, nonostante la dura repressione da parte delle autorità iraniane, le intimidazioni, il tentativo di nascondere i crimini e distorcere la verità".
Molte delle vittime erano presunti membri dei Mujahidin del popolo iraniano (PMOI), un gruppo che prese parte alla rivoluzione nel 1979, e alcuni prigionieri erano stati precedentemente incarcerati a causa dei loro legami con gruppi di sinistra, che criticavano il regime dopo la rivoluzione.
Il loro processo portò all'esecuzione di persone le cui convinzioni ideologiche e religiose non erano in linea con lo stato dell'Iran.
Maryam Rajavi, la presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), ha accolto con favore la condanna di Hamid Nouri e ha chiesto che anche Ali Khamenei, nonché il presidente iraniano Ebrahim Raisi e altri perpetratori siano processati.
Il processo ha gettato il presidente intransigente dell'Iran Ebrahim Raisi in una luce più negativa, poiché Washington e gli attivisti affermano che è stato fortemente coinvolto, in qualità di uno dei 4 giudici che decisero e supervisionarono gli omicidi del 1988.
Il verdetto arriva in un momento di tensione per le nazioni occidentali, anche tra Stoccolma e Teheran, poiché un certo numero di Europei sono stati detenuti in Iran negli ultimi mesi, incluso un turista svedese.
Anche i colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti hanno raggiunto un punto morto, con il timore che possano esserci nuovi conflitti in Medio Oriente, se dovessero fallire del tutto.
L'ergastolo comporta solitamente circa 20-25 anni di detenzione e se Hamid Nouri verrà infine rilasciato, sarà espulso dalla Svezia con il divieto di tornare.
Un risarcimento dei danni è stato riconosciuto ai parenti stretti dei prigionieri giustiziati e ai prigionieri sopravvissuti. (Grazia)
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(1) Il nome del condannato viene spesso trascritto così: Hamid Noury
(2) Vedi numero 291
6) ESECUZIONI IN IRAN UN GIORNO DOPO L’ALTRO
La pena di morte impazza in Iran come in nessun altro paese. Per dare un’idea della gravità del fenomeno riportiamo le cronache di alcune esecuzioni pervenuteci recentemente.
Secondo i dati raccolti da Iran Human Rights, almeno 183 persone sono state messe a morte in Iran con l'accusa di omicidio nel 2021. Quelle accusate col termine generico di "omicidio intenzionale" sono condannate alla qisas (retribuzione in natura) indipendentemente dall'intento o dalle circostanze. Una volta che l'imputato è stato condannato, la famiglia della vittima è tenuta a scegliere tra la morte come punizione, un risarcimento: la diya (prezzo del sangue) o il perdono.
Sempre secondo i rapporti compilati dalla Iran Human Rights, almeno 126 persone sono state invece messe a morte per reati di droga nel 2021, un aumento di cinque volte maggiore rispetto alle esecuzioni per droga nei 3 anni precedenti. Questa tendenza è proseguita nel 2022, con 91 esecuzioni registrate nei primi 6 mesi, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2021, quando erano state messe a morte 40 persone.
Almeno 251 persone, tra cui 6 donne e 67 minoranze Baluch, sono state messe a morte nei primi sei mesi del 2022. Si tratta del doppio del numero di esecuzioni nello stesso periodo del 2021, quando 117 persone furono messe a morte.
Le esecuzioni in Iran sembrano inarrestabili. Neppure il caldo rovente di luglio ha fermato il boia iraniano, anzi, decine di uomini sono stati messi a morte.
Citiamo qui di seguito alcuni dei casi di cui abbiamo avuto notizia.
6 luglio - Fonti ufficiali hanno riferito dell'esecuzione di un uomo non identificato nella Prigione Centrale di Tabriz. Il trentaseienne senza nome era stato condannato alla qisas per l’omicidio di una donna. La sua condanna è stata eseguita nonostante fosse stata pagata la differenza del prezzo del sangue (diya) da un fondo pubblico, per il fatto che la vittima era una donna e la sua vita valeva la metà di quella di un uomo.
11 luglio - Peyman Goudarzi, 27 anni, condannato alla qisas per omicidio, è stato giustiziato nella prigione di Boroujerd. Una fonte informata ha detto a Iran Human Rights: "Peyman Goudarzi è stato giustiziato dopo due anni dietro le sbarre. Aveva commesso l'omicidio per controversie finanziarie nel 2018. La famiglia della vittima aveva promesso di rinunciare alla vendetta ma ha cambiato idea due settimane prima dell'esecuzione. Ha detto di non volere la diya ma l'esecuzione".
La morte del condannato non è stata finora riportata dai media nazionali o dai funzionari in Iran.
20 luglio - Secondo le informazioni ottenute dalla Iran Human Rights, due uomini, appartenenti a una minoranza Baluch, sono stati giustiziati nella Prigione Centrale di Isfahan. Le loro identità sono state accertate come il trentenne Mahmoud Sadeghi
Mahmoud Sadeghi
e il cinquantasettenne Dariush Khazayi. Una fonte informata ha detto alla Iran Human Rights: "Mahmoud Sadeghi era stato detenuto nel Reparto 4 della prigione. Era un tassista e nel 2018 era stato arrestato con l'accusa di trasportare 100 chili di droga, e condannato a morte. Lo scorso anno
era stato trasferito in isolamento in preparazione della sua esecuzione e lì trattenuto per 4 giorni, ma la sua esecuzione non fu portata a termine per ragioni sconosciute e fu riportato in cella. È stato trasferito di nuovo per l'esecuzione 2 mesi fa ed è tornato di nuovo". Mahmoud Sadeghi era padre di 2 figli ed era del villaggio di Mohammadieh Falavarjan. Dariush Khazayi era di Zabol ed era stato arrestato per droga nel 2018 e condannato a morte. Secondo Hal Vash (Hale Vash, Haal Vsh, haalvsh.org) che per primo ha riportato la notizia delle esecuzioni, le famiglie di Mahmoud e Dariush avevano fatto visita ai condannati il giorno prima della loro esecuzione, che finora non è stata riportata dai media nazionali o da funzionari in Iran.
20 luglio - Quattro uomini nel braccio della morte per omicidio e reati di droga sono stati trasferiti in isolamento in preparazione della loro esecuzione nelle prigioni di Yazd, Isfahan e Birjand.
Secondo le informazioni ottenute dalla Iran Human Rights, il ventinovenne Heydar Heybouzadeh, condannato a qisas per omicidio, è stato trasferito in isolamento in preparazione della sua esecuzione nella Prigione Centrale di Yazd. Parliamo di questo caso più diffusamente nel prossimo paragrafo, relativo alla sua avvenuta esecuzione.
Secondo Hal Vash, 2 uomini sono stati trasferiti in isolamento in preparazione alla loro esecuzione per reati legati alla droga. Le loro identità sono state stabilite come Dariush Khazayi, 60 anni, e Mahmoud Sadeghian, 28 anni.
Hal Vash riferisce inoltre del trasferimento di un altro uomo Baluch, il trentottenne Zabihollah Barahouyi nella prigione di Birjand, anch'egli condannato a morte per accuse legate alla droga.
Tutti e 4 gli uomini sono nella lista dei giustiziati nel prossimo futuro.
21 luglio - Secondo le informazioni ottenute dalla Iran Human Rights, un uomo Baluch è stato giustiziato nella Prigione Centrale di Yazd il 21 luglio. La sua identità è stata accertata come il ventinovenne Heydar Heybozadeh che era stato condannato alla qisas per omicidio. Aveva un figlio.
Precedentemente una fonte informata aveva detto alla Iran Human Rights: "Heydar Heybozadeh fu arrestato per l'omicidio di un ranger circa sette anni fa. Negò il delitto in tribunale e disse che non si trovava nemmeno sul posto quando avvenne l'omicidio". Secondo Hal Vash che per primo ha riportato la notizia dell'esecuzione di Heydar Heybozadeh, lui si trovava in un'altra città con la sua famiglia al momento dell'omicidio. Anche la sua famiglia fu arrestata e detenuta al momento del suo arresto. Anche la sua esecuzione non è stata riportata dai media nazionali o dai funzionari in Iran.
Un altro prigioniero di nome Amir Ojaghi, originario del Kermanshah che era stato condannato a morte per accuse legate alla droga, fu trasferito in isolamento insieme a Heydar ma non ci sono informazioni disponibili sul suo destino.
21 luglio - Secondo Hal Vash, 2 uomini Baluch sono stati giustiziati nella prigione centrale di Birjand. Le loro identità sono state segnalate come il trentottenne Zabiollah Barahouyi e il quarantunenne Abdolvahed Ghanbarzehi. Entrambi sono stati condannati a morte dalla Corte Rivoluzionaria per accuse legate alla droga.
Zabiollah Barahouyi era padre di cinque figli e veniva dal villaggio di Loutak a Zabol. Anche Abdolvahed Ghanbarzehi aveva cinque figli e viveva a Zahedan. Furono arrestati in casi separati nel 2019. Nessuna delle loro esecuzioni è stata riportata dai media nazionali o da funzionari in Iran.
23 luglio - Secondo Hal Vash, quattro uomini di etnia baluca sono stati giustiziati nella prigione di Zabol il 23 luglio.
Davoud Amirzadeh-Gorgij
Le identità di tre degli uomini condannati a morte per accuse legate alla droga sono state riportate come Farhad Kouhkan, Davoud Amirzadeh-Gorgij, di 35 anni, e Hamid Jahangard (Shehbakhsh). Erano stati arrestati separatamente tra il 2018 e il 2020 e condannati a morte dal Tribunale Rivoluzionario. Il quarto uomo è stato identificato come Habib Totazehi, condannato per omicidio. Nessuna delle loro esecuzioni è stata riportata dai media in Iran.
26 luglio - Secondo informazioni ottenute da Iran Human Rights, due uomini sono stati giustiziati nella prigione centrale di Hamedan. Le loro identità sono state accertate come Ahmad Ghadimi, 35 anni, e Shahram Yadegar, condannati a morte in casi separati per reati di droga. Una fonte ha detto a Iran Human Rights: “Ghadimi lavorava in un supermercato prima del suo arresto e aveva un bambino piccolo. Yadegari era stato arrestato circa tre anni fa”. Nessuna delle loro esecuzioni è stata riportata dai media in Iran. (Anna Maria)
7) NEL 2022 SI PUO’ ANCORA ESSERE LAPIDATI
Oggi come oggi si può essere ancora uccisi a colpi di pietra in Sudan, Iran, Afghanistan, Brunei, Pakistan, Mali, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Yemen . . .
La ventenne sudanese Maryam Alsyed Tiyrab è stata dichiarata colpevole di adulterio da un tribunale della sharia il 26 giugno e condannata a morte per lapidazione. Pare che le sia stato negato un avvocato e che il tribunale non avesse ottenuto una denuncia della polizia prima dell'inizio del processo. La donna sta impugnando la decisione presso l'Alta Corte del Sudan.
In Sudan la maggior parte delle condanne alla lapidazione – emesse prevalentemente contro le donne - viene annullata. Questo ad esempio accadde nel 2013, l'ultima volta che una donna era stata condannata alla lapidazione per adulterio.
Gruppi per i diritti umani chiedono l'immediato rilascio di Tiyrab, e l'African Center for Justice and Peace Studies (ACJPS), con sede in Uganda, descrive la sentenza come “una grave violazione del diritto internazionale”.
La lapidazione è una forma di pena capitale in base alla quale vengono lanciate pietre contro una persona colpendola fino a ucciderla. È un metodo di esecuzione radicato “nell'antica Grecia e nei testi religiosi giudeo-cristiani” ma paradossalmente è usata adesso nel mondo musulmano anche se non viene esplicitamente menzionata nel Corano.
È relativamente rara (ci mancherebbe altro!), ma è ancor’oggi considerata una forma di giustizia comunitaria per punire coloro che sono accusati di crimini come adulterio, prostituzione, omicidio e blasfemia.
I condannati alla lapidazione secondo la legge islamica sono sepolti in una buca e ricoperti di terra. Un gruppo selezionato lancia poi sassi e bastoni contro il condannato. Se questi riesce ad uscire dal buco durante la lapidazione può essere risparmiato. La dimensione delle pietre è specificata dalla sharia per fare in modo che l'esecuzione non richieda troppo tempo ma neppure che avvenga troppo rapidamente. Insomma, i condannati devono soffrire molto ma non molto molto…
Purtroppo, la lapidazione è prevista ancora in molti paesi. Oltre al già citato Sudan, troviamo almeno una decina di altre nazioni che la utilizzano o la prevedono senza applicarla.
L'Iran ha il più alto tasso di esecuzioni per lapidazione al mondo e fa regolarmente notizia per il suo impiego della pratica, entrata in vigore dopo la rivoluzione del 1979. La Library of Congress ritiene che circa 150 persone siano state lapidate in Iran tra il 1980 e il 2009, sebbene i numeri riportati siano probabilmente inferiori alle cifre effettive.
A maggio, The Sun ha ottenuto documenti riservati che rivelavano che l'Iran ha condannato a morte per lapidazione 51 persone, tra cui 23 donne.
La lapidazione è anche risorta in Afghanistan sotto il dominio dei Talebani. All'inizio di quest'anno, un uomo e una donna sono stati lapidati per aver avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio.
Nel 2015, il filmato inquietante di una ragazza di 19 anni lapidata in un villaggio controllato dai Talebani è diventato virale. La donna era stata costretta a sposarsi contro la sua volontà ed era fuggita con un altro uomo prima di essere catturata e condannata alla lapidazione per adulterio.
La lapidazione viene inoltre utilizzata in diversi stati del nord della Nigeria "per punire i residenti per crimini che vanno dall'adulterio alla blasfemia", ha affermato la Reuters. Il mese scorso, un tribunale islamico della sharia a Bauchi ha condannato a morte per lapidazione tre uomini dopo averli accusati di omosessualità.
Diverse donne in Nigeria sono state condannate a morte per lapidazione ma sono state liberate, inclusa Hajara Ibrahim, che aveva appena 18 anni quando fu condannata per adulterio alla lapidazione nel 2004. Il suo avvocato aveva sostenuto che la sentenza “non era valida perché Hajara non aveva consumato il suo matrimonio prima di andare a letto con il suo ragazzo e di concepire un figlio.”
Negli ultimi anni, i membri del gruppo islamista somalo al-Shabaab hanno cercato di riportare la lapidazione come punizione per aver violato la sharia. Nel 2017, una trentenne madre di otto figli è stata pubblicamente lapidata per aver tradito suo marito. "Il suo legittimo marito ha portato il caso in tribunale. La donna ha ammesso di aver sposato illegalmente un secondo marito", ha detto alla Reuters il governatore di al-Shabaab per le regioni di Jubba della Somalia. "Secondo la sharia islamica è stata pubblicamente lapidata questo pomeriggio".
Nel 2019, 5 anni dopo l'introduzione della sharia nel Paese, il Brunei ha approvato nuove leggi islamiche rigorose che hanno reso punibili con la lapidazione i reati di adulterio e sesso anale.
La mossa "ha suscitato la condanna internazionale", ha affermato la BBC. George Clooney, Ellen DeGeneres e altri VIP hanno chiesto il boicottaggio degli hotel di lusso di proprietà della Brunei Investment Agency.
Secondo un rapporto di Human Rights Without Frontiers International nel 2012, diverse donne sono state condannate a morte per lapidazione in Pakistan, ma nessuna delle lapidazioni è stata portata a termine. Il rapporto ha aggiunto che casi di lapidazione extragiudiziale si sono verificati “più comunemente in aree sotto l'influenza o il governo dei talebani al confine con l'Afghanistan”.
All'inizio di quest'anno un uomo malato di mente è stato lapidato a morte da “una folla inferocita” nella provincia del Punjab quando corse voce che la vittima aveva "bruciato alcune pagine del Corano", ha affermato The Guardian.
La lapidazione è stata utilizzata anche in Mali, dove una coppia che ha avuto rapporti sessuali fuori dal matrimonio è stata lapidata nel 2012, e negli Emirati Arabi Uniti, dove diverse donne sono state condannate a morte per lapidazione dopo essere state accusate di adulterio. La lapidazione è una punizione legale in Qatar e Yemen.
Chissà quando il mondo riuscirà a liberarsi da tanto orrore! (Grazia)
8) NOTIZIARIO
Egitto. Chiesta la trasmissione in diretta TV dell’esecuzione di un giovane. In una lettera inviata il 24 luglio al Parlamento egiziano, il Tribunale penale di Mansoura ha chiesto che fosse cambiata la legislazione penale per consentire di trasmettere in diretta TV l’impiccagione di Mohamed Adel, che il 20 giugno u. s. uccise a coltellate la sua compagna di studi Naira Ashraf all’Università di Mansoura. Si ritiene che la richiesta abbia pochissime probabilità di essere accolta.
Myanmar. La giunta militare mette a morte quattro uomini. Nel corso di una violenta repressione dei movimenti pro-democrazia, la giunta militare del Myanmar ha giustiziato quattro uomini, tra cui un attivista di spicco e un ex parlamentare. Il Segretario di Stato americano ha descritto le esecuzioni come "palesi tentativi di estinguere la democrazia". Phyo Zeya Thaw, uno degli uomini giustiziati, era un ex membro del parlamento e uno stretto alleato di Aung San Suu Kyi, la leader del governo democraticamente eletto del Myanmar. Era anche un rinomato artista hip-hop e rap che ha stimolato i giovani con la sua musica critica nei confronti della giunta militare. Phyo Zeya Thaw è stato arrestato a novembre, accusato di guidare una rete di persone che hanno compiuto quelli che i militari hanno descritto come attacchi terroristici. Kyaw Min Yu, meglio conosciuto come Ko Jimmy, era un leader dell'88 Generation Students Group. Il suo gruppo guidò centinaia di migliaia di manifestanti in una rivolta pro-democrazia contro il dominio militare nel 1988. Fu arrestato per il suo ruolo in quella rivolta e di nuovo per il suo ruolo nelle proteste nel 2007. Ko Jimmy è stato arrestato una terza volta nell'ottobre 2021, accusato di aver violato la legge antiterrorismo. Gli altri uomini giustiziati, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw, sono stati condannati per aver ucciso una donna che si dice abbiano creduto fosse un informatore militare. Secondo quanto riferito, a entrambi gli uomini è stato negato l'accesso a un consulente legale quando hanno fatto appello contro la condanna a morte. Le esecuzioni sono state annunciate dai media controllati dallo stato, anche se i giornalisti non sono stati in grado di confermare esattamente quando o come questi uomini sono stati giustiziati. Come i processi legali, le esecuzioni sono state condotte a porte chiuse. I familiari degli uomini giustiziati hanno chiesto invano la restituzione dei corpi dei loro cari.