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FOGLIO DI  COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 231 -  Settembre / Ottobre 2016

Rodrigo Duterte Presidente delle Filippine

SOMMARIO:

1) Florida: la Corte Suprema boccia la legge sulla pena capitale

2) Per il giudice Meyers l’ergastolo è una forma di pena di morte

3) Prima esecuzione in Texas dopo sei mesi di ‘riposo’ del boia

4) La Governatrice del New Mexico vuole la pena di morte

5) Buona notizia: in USA sempre meno sostenitori della pena di morte

6) USA, un’altra buona notizia: il 2016  è l’anno con meno esecuzioni

7) Giornata Mondiale 2016 contro la pena di morte per terrorismo

8) Storica presa di posizione abolizionista degli avvocati giapponesi

9) Rodrigo Duterte chiede l'esecuzione della concittadina Veloso

10) La Camera delle Filippine legifera sulla pena di morte

11) Erdogan riparla di pena di morte in Turchia 

12) Forte appello di una madre iraniana contro la pena di morte 

13) 30.000 le condanne capitali eseguite nel 1988 nell'iran di Khomeini? 

14) Notiziario: California, Iran, Iraq, Kenya, Oklahoma, Siria, Texas,                        Zimbabwe 

 

 

 

1) FLORIDA: LA CORTE SUPREMA BOCCIA LA LEGGE SULLA PENA CAPITALE

 

Il 14 ottobre la Corte Suprema della Florida ha infine sentenziato (1) dichiarando incostituzionale la pratica di permettere ai giudici di imporre la pena di morte in seguito ad una proposta non unanime della giuria. In due sentenze emesse contemporaneamente, tale Corte ha affermato che le giurie devono essere unanimi nel riscontrare i fatti necessari per imporre la pena capitale, incluso il riconoscimento che le aggravanti superano le attenuanti presentate dalla difesa. 

Nella prima sentenza, Timothy Lee Hurst v. Florida, la Corte ha annullato la condanna capitale inflitta ad Hurst ed ha disposto la ripetizione della fase del processo in cui fu inflitta la pena di morte.

Nella seconda sentenza, Larry Darnell Perry v. Florida, la Corte ha invalidato la nuova normativa sulla pena di morte approvato dal parlamento della Florida nello scorso mese di marzo, in quanto essa non richiede l'unanimità della giuria prima che il giudice possa imporre la pena capitale.

Ricordiamo che Timoty Hurst è lo stesso detenuto per il quale la la Corte Suprema degli Stati Uniti  il  12 gennaio u. s.  aveva sentenziato che lo statuto della pena di morte della Florida violava il Sesto Emendamento della Costituzione perchè riservava al giudice, anzichè alla giuria, il potere di affermare i fatti che portano alla pena capitale (2). La Corte Suprema USA scrisse esplicitamante che ad Hurst era stato negato il diritto ad una  giuria che affermasse le circostanze aggravanti. In conseguenza di tale sentenza fu approvato ed andò in vigore in Florida il 7 marzo il nuovo statuto che però non prevede l'unanimità della giuria (ma solo 10 voti contro 2) nel raccomandare la pena di morte o l'ergastolo (3).

Dopo le sentenze del 14 ottobre si è comiciato a discutere su ciò che potrà avvenire ai quasi 400 condannati a morte della Florida: se le loro sentenze saranno commutate, ovvero avranno diritto alla ripetizione della seconda fase del processo...

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(1) v. n. 229, Notiziario

(2) v. n. 226

(3) v. n. 227

 

 

2) PER IL GIUDICE MEYERS L’ERGASTOLO È UNA FORMA DI PENA DI MORTE

 

Larry Meyers, il giudice con più anzianità nella Corte Criminale d’Appello del Texas (è in carica da 23 anni), all’inizio di settembre ha dichiarato che, se sarà rieletto il prossimo 8 novembre, si darà da fare per abolire la pena di morte e introdurre l’ergastolo con possibilità di liberazione sulla parola dopo 40 anni. Egli vorrebbe riservare l’ergastolo senza possibilità di liberazione ai peggiori tra i criminali.  Secondo Meyers la condanna al carcere a vita senza possibilità di liberazione non è altro che una pena di morte al rallentatore.

Meyers afferma: “Non sto dicendo che la pena di morte sia incostituzionale. Penso che in questo momento sia giusta quanto può esserlo. Ma ci sono due varianti della pena di morte, di cui una è solo più prolungata dell’altra. Ed ora le persone vengono condannate all’ergastolo senza le stesse salvaguardie che si hanno quando si riceve una condanna a morte.”

L’ergastolo senza possibilità di liberazione costituisce in Texas una possibile alternativa alla pena di morte dal 2005, ed ha contribuito alla forte riduzione delle condanne a morte perché ha permesso agli accusatori di chiedere la condanna capitale per gli imputati dei peggiori crimini, e di disporre dell’isolamento definitivo dalla società degli altri omicidi. Da quando l’ergastolo è stato introdotto come alternativa alla pena di morte, il braccio della morte si è ridotto a 244 detenuti, con un calo del 40%, anche perché mentre le esecuzioni sono continuate all’incirca con lo stesso ritmo, le nuove condanne a morte si sono molto ridotte. Ora ci sono in Texas 782 condannati all’ergastolo senza possibilità di liberazione per omicidio e altri 54 per reiterazione di reati violenti a sfondo sessuale, inclusi crimini contro i bambini.

Per quanto riguarda l’omicidio, l’ergastolo può essere comminato in due modi. 

Il primo caso si ha quando l’accusa cerca di ottenere una condanna a morte: nella prima fase del processo capitale viene affermata la colpevolezza e in una successiva viene decisa la pena (pena di morte o ergastolo senza possibilità di liberazione). Se in questa seconda fase - per le attenuanti presentate dalla difesa e per il dubbio sulla futura pericolosità dell’imputato - anche un solo giurato non concorda con la condanna a morte, viene automaticamente inflitto l’ergastolo senza possibilità di uscita sulla parola. 

Nel secondo caso la condanna all’ergastolo si ha se l’accusa rinuncia ad un processo capitale. In tale evenienza la condanna all’ergastolo è l’unica opzione possibile. Questa seconda opzione è molto più semplice: i giurati possono essere selezionati più facilmente perché non occorre escludere i contrari alla pena di morte; i processi non hanno due fasi, quella di riconoscimento della colpevolezza e quella per stabilire la punizione; non ci sono i due appelli “extra” garantiti ai condannati a morte in quanto i condannati hanno solo gli appelli ordinari di tutti gli altri detenuti. 

Il giudice Meyers ha dichiarato che secondo lui sarebbe più corretto consentire ai giurati anche nei processi capitali la facoltà di condannare l’imputato a 40 anni di detenzione, con la possibilità, dopo tale periodo, della concessione della libertà sulla parola. 

Ma la riforma perfetta, secondo Meyers, sarebbe l’abolizione della pena di morte, rendendo l’ergastolo senza possibilità di liberazione il massimo castigo possibile e lasciando per i crimini meno terribili la possibilità di uscita sulla parola. Una tale riforma è molto improbabile per ora in Texas.

Anche un altro membro della Corte Criminale d’Appello del Texas, la giudice Elsa Alcala, l’estate scorsa si era espresso chiaramente dicendo che la sua fiducia nella pena di morte era venuta meno constatando le pecche e le ingiustizie legate ai processi capitali e agli appelli successivi (1).

L’ergastolo senza possibilità di liberazione solleva inoltre questioni sul fatto che il Texas stia mantenendo in prigione persone che hanno ampiamente superato la fase in cui possono essere pericolose per la società. L’avvocato Kathryn Kase, direttrice del Texas Defender Service (una organizzazione no profit che offre assistenza legale nei processi e negli appelli dei casi capitali), ha dichiarato: “Ci sono dei luoghi in prigione che sembrano ospizi per anziani. Mi viene da pensare, in qualità di contribuente, se queste persone siano pericolose. Per quale motivo noi paghiamo costi extra per tenerli in carcere, quando invece sono da reparto geriatrico?” 

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(1) V. n. 229

 

 

3) PRIMA ESECUZIONE IN TEXAS DOPO SEI MESI DI ‘RIPOSO’ DEL BOIA

 

Il 5 ottobre il 53enne Barney Ronald Fuller Jr. è stato ucciso con un’iniezione letale nella camera della morte di Huntsville in Texas. 

Si è trattato della prima esecuzione dopo un periodo di 6 mesi senza esecuzioni. Un periodo record dopo quello verificatosi nel 2008, quando la Corte Suprema USA discusse la liceità costituzionale del metodo dell’iniezione letale.

Si prevedono al massimo solo altre 2 esecuzioni nell’anno, che porterebbero a 9 il numero dei ‘giustiziati’ nel 2016. Un numero bassissimo: bisogna risalire all’inizio degli anni Novanta per trovare numeri di esecuzioni ad una cifra.

Fuller è stato “giustiziato” per l’omicidio di due vicini di casa, Annette e Nathan Copeland, avvenuto nel 2003 in una zona rurale del Texas orientale. La tensione tra Fuller e i suoi vicini nacque nel 2001, quando l’uomo minacciò queste persone e sparò al loro trasformatore elettrico danneggiandolo. Nel corso dei due anni successivi i vicini chiamarono più volte la polizia dichiarando di ricevere minacce da parte di Fuller che usava molte armi e sparava spesso. Il 13 maggio del 2003 Fuller ricevette una convocazione in tribunale in proposito, e la cosa lo imbestialì. A detta di sua moglie, passò tutta la giornata ubriacandosi, poi all’una e mezza di notte, armato di un fucile d’assalto e di una pistola, si recò dai vicini. Con il fucile sparò 40 colpi nella porta dei Copeland ed entrò

attraverso il varco che aveva creato. Entrò nella camera della figlia di dieci anni ma non riuscì ad accendere la luce e quindi la risparmiò. Poi andò nella stanza di Annette e Nathan e uccise entrambi. Infine sparò al figlio della coppia ferendolo alla spalla ma senza riuscire a ucciderlo. La ragazzina intanto era riuscita a rinchiudersi nel bagno e a chiamare la polizia. Fuller fu arrestato poche ore dopo e ammise di essere il responsabile dell’atroce crimine. 

Il folle sparatore già nel maggio scorso aveva detto al suo avvocato di essere volontario per l’esecuzione e di voler rinunciare ad ogni ulteriore appello.

Fuller non ha voluto rilasciare alcuna ultima dichiarazione mentre era legato al lettino con gli aghi nelle vene, ed è stato dichiarato morto alle 19. E’ stato il settimo condannato a morte ‘giustiziato’ in Texas quest’anno e il 538esimo da quando la pena di morte fu reintrodotta nello stato nel 1982.

Randy Hargrove, un investigatore dell’Ufficio del Procuratore Distrettuale della contea di Houston che si era occupato del caso, pur dichiarando che il crimine di Fuller è stato orrendo e che il condannato non si meritava di restare al mondo, si è detto dispiaciuto per i familiari di entrambe le parti. La sorella di Annette Copeland ha dichiarato che la pena di morte è stata la punizione giusta per Fuller che “riceve il meritato atto di giustizia per ciò che fece a due persone innocenti”. Ha aggiunto: “Speriamo di avere una chiusura al nostro dolore dopo che questa esecuzione avrà avuto luogo”. Ma noi sappiamo che il più delle volte questa “chiusura” non si verifica. Si aggiunge solo la memoria di un’altra uccisione.

 

 

4) LA GOVERNATRICE DEL NEW MEXICO VUOLE LA PENA DI MORTE

 

La Governatrice repubblicana del New Mexico, Susana Martinez, che andò in carica per la prima volta nel 2010 presentandosi come una convinta sostenitrice della pena di morte, si sta impegnando per ripristinare la pena capitale nel proprio stato. Vuole che il Parlamento approvi la relativa legge a gennaio.

Il clima politico le è favorevole anche perché di recente nel New Mexico si sono verificati alcuni orrendi omicidi: da un sondaggio fatto il 23 agosto emerge che il 59% della popolazione è a favore della pena capitale, il 34% vi si oppone e l'8% e indeciso.

Ricordiamo che la pena di morte fu abolita nel New Mexico nel 2009 (1) in un clima politico del tutto diverso: la maggioranza dei cittadini era a favore dell'abolizione. Ad ogni modo il Governatore democratico Bill Richardson si riservò tre giorni di riflessione prima di firmare la legge abolizionista. Tirato un sospiro di sollievo, allora ci augurammo che il passo di civiltà del New Mexico fosse un passo definitivo... 

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(1) V. n. 168

 

 

5) BUONA NOTIZIA: IN USA SEMPRE MENO SOSTENITORI DELLA PENA DI MORTE

 

Il 30 settembre scorso un sondaggio promosso dal Pew Research Center ha evidenziato che il sostegno per la pena capitale da parte degli Americani ha raggiunto il minimo storico degli ultimi 40 anni. E’ infatti solo il 49% della popolazione statunitense che resta favorevole alla pena di morte, mentre il 42% è contrario. Il picco opposto si era avuto nel 1994, con l’80% dei favorevoli.

All’interno di queste percentuali globali è interessante vedere come si pongono le varie categorie di persone. Tanto per cominciare, si conferma che la maggioranza dei Repubblicani (72%) continua ad essere favorevole alla pena di morte, mentre solo il 34% dei Democratici lo è. Per quanto riguarda gli “indipendenti”, la percentuale è equamente ripartita (45% a favore, 44% contrari). Anche il sesso, la razza, il credo religioso e il livello culturale fanno pendere i piatti della bilancia da una parte o dall’altra: i maschi sono più favorevoli alla pena di morte delle femmine (55% contro 43%), i bianchi

lo sono più degli afroamericani e degli ispanici (57%, contro rispettivamente 29% e 36%), i protestanti evangelici sono ampiamente favorevoli (69%) mentre i cattolici sono quasi equamente ripartiti (43% favorevoli, 46% contrari) e, concludendo la rassegna, le persone che hanno conseguito almeno la licenza della scuola superiore sono meno “forcaiole” di quelle meno colte (43% contro 51%).

Indubbiamente sono dati interessanti che ci inducono ad essere abbastanza ottimisti. Certamente il progresso della cultura abolizionista è dovuto anche all’impegno di persone che, all’interno degli Stati Uniti, si battono senza risparmiarsi offrendo al loro testimonianza personale riguardo alla pena di morte, come il nostro amico Dale Recinella.  (Grazia)

 

 

6) USA, UN’ALTRA BUONA NOTIZIA: IL 2016 È L’ANNO CON MENO ESECUZIONI

 

Un’altra statistica pubblicata il 22 ottobre scorso dal Pew Research Center ha indicato che il 2016 sarà l’anno con meno esecuzioni portate a termine negli USA nell’ultimo quarto di secolo. Sono state eseguite infatti 17 condanne a morte fino a oggi, e solo altre 3 sono previste entro la fine dell’anno.  20 esecuzioni sono il minimo storico dal 1992 (nel 1991 ve ne furono 14, ma da allora in poi il numero è stato sempre molto elevato).

Sono solo 5 stati (Alabama, Florida, Georgia, Missouri e Texas) ad aver effettuato le 17 esecuzioni e ad averne programmate altre 3 per quest’anno. Nel 2016 le esecuzioni compiute in Texas sono state solo 8, il numero minimo degli ultimi 20 anni (1).

C’è anche la possibilità che il numero di stati che applicano la pena di morte (attualmente 30) si riduca. L’8 novembre i cittadini della California e del Nebraska (2) saranno infatti chiamati ad esprimersi sull’abolizione della pena capitale nel loro stato. In California un’opzione offerta dal referendum sarà di sostituire la pena di morte con l’ergastolo senza possibilità di uscita sulla parola (3). La misura sarebbe retroattiva, e determinerebbe la commutazione delle condanne dei 700 uomini attualmente nel braccio della morte (ricordiamo che tra loro c’è anche il nostro amico Fernando). In Nebraska (4) una legge aveva abolito la pena di morte sostituendola con l’ergastolo senza possibilità di uscita sulla parola, ma, a seguito di forti opposizioni soprattutto da parte del Governatore, è stato indetto il referendum che chiederà ai cittadini dello stato di votare per rendere questa legge operativa o annullarla.

C’è poi un terzo stato che voterà: l’Oklahoma. I cittadini dovranno infatti esprimersi se aggiungere o meno nella Costituzione del loro stato l’affermazione che la pena di morte “non è una punizione crudele ed inusuale e quindi proibita dalla Costituzione USA”. Ciò per porre fine alle molte obiezioni sollevate nel corso degli appelli dagli avvocati difensori dei condannati a morte, in merito alla costituzionalità della pena di morte (v.  Notiziario) (Grazia)

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(1)  Viedi articolo qui sopra: “Prima esecuzione in Texas…”

(2) In controtendenza vi è lo stato del New Mexico, che potrebbe reintrodurre la pena capitale, v. articolo qui sopra. 

(3) V. 229, Notiziario

(4) V. nn. 222, 223, 224.

 

 

7) GIORNATA MONDIALE 2016 CONTRO LA PENA DI MORTE PER TERRORISMO

 

Il 10 ottobre si è celebrata la 14-esima Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte. Quest'anno lo scopo principale della manifestazione era quello di denunciare e combattere l'applicazione della pena di morte per reati di terrorismo. 

Manifestazioni, richieste di abolire la pena di morte, comunicati e sondaggi in merito sono stati segnalati fra l'altro in: Palestina, Nigeria, Serbia, Congo Brazzaville, Niger, Tunisia, Trinidad e

Tobago, Bielorussia, Pakistan, Bangladesh, Malaysia, Indonesia, Egitto, Burundi, Francia, Marocco, Tailandia, Filippine, Liberia, Uganda, Regno Unito, Italia, Francia, Stati Uniti, Libano, nonché da parte del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea. 

Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 10 ottobre ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che le sentenze capitali per terrorismo sono spesso emesse dopo processi ingiusti da corti speciali che non rispettano i diritti umani e le leggi vigenti e che, mentre 65 paesi mantengono la pena di morte per reati di terrorismo, l'esperienza insegna che mettere a morte i "terroristi" per lo più alimenta la propaganda per i movimenti a cui i terroristi appartengono, creando dei martiri. Ban Ki-moon ha definito la pena di morte una pratica crudele ed inumana che non ha posto nel 21-esimo secolo. "Per essere legittime ed efficaci, le misure antiterrorismo, come tutte le questioni relative alla sicurezza, devono essere ancorate al rispetto dei diritti umani e delle leggi", ha aggiunto. Egli ha anche diffidato gli stati dal criminalizzare la libera espressione delle critiche ai governi per mezzo di ambigue misure antiterrorismo: "Sia chiaro, la partecipazione a proteste e critiche pacifiche di un governo - fatte in privato, o in Internet o nei media - non sono né crimini, né atti terrotistici. La minaccia di usare la pena di morte in tali casi è una grave violazione dei diritti umani". "Preservare la legalità e il rispetto dei diriti umani - anche qundo si verifichino atti terroristici ed estremismo violento - è un obbligo che rafforza la capacità della società di affrontare le minace terroristiche",  ha dichiatato Ban. (1)

 

In questa occasione Amnesty International ha rilasciato un dettagliato ampio rapporto in merito intitolato Stop The Cycle Of Violence: The Use Of The Death Penalty For Terrorism-Related Offences  (Fermare il circolo vizioso della violenza: l'uso della pena di morte per delitti legati al terrorismo)  (2) di cui riportiamo, in una nostra traduzione, la presentazione, l'indice, le conclusioni e raccomandazioni. 

 

Presentazione

Il 10 ottobre 2016 Amnesty International si unisce al movimento abolizionista globale nella 14-esima Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte, per aumentare la consapevolezza circa l'applicazione della pena di morte per reati di terrorismo e per chiedere a coloro che fanno politica nel mondo di confinare nella storia l'uso della punizione estrema crudele, inumana e degradante.

Anche se gli attacchi armati ed altri attacchi violenti non sono un fenomeno nuovo, negli anni recenti si sono ripetuti violenti attacchi di alto profilo che hanno scioccato il mondo.

Gli attacchi alle popolazioni causano terribili sofferenze alle vittime e alle loro famiglie e non possono mai essere giustificati. Amnesty International li condanna e chiede ai governi di indagare appropriatamente e portare i responsabili davanti alla giustizia.

Tuttavia non ci sono prove che la pena di morte scoraggi i crimini violenti più efficacemente di quanto non lo facciano altre punizioni. La pena capitale non rimuove le cause prime degli attacchi armati violenti.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi senza eccezione, indipendentemente dalla natura e dalle circostanze del crimine, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza degli individui e dal metodo di esecuzione usato dallo stato.

 

Indice 

1. LA PENA DI MORTE: MAI UNA SOLUZIONE - 2. IL FALSO ARGOMENTO DELLA DETERRENZA - 3. SVILUPPI RECENTI: 3.1 Ripresa delle esecuzioni, 3.2 Violazione degli standard internazionali del giusto processo, 3.3 Uso delle corti militari per imporre le sentenze capitali, 3.4 Espansione degli scopi della pena di morte e uso della pena capitale per fini politici - 4. CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

 

Conclusioni e raccomandazioni 

Amnesty International chiede a tutti i paesi che mantengono ancora la pena di morte per reati inerenti al terrorismo di: Stabilire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni in vista

dell'abolizione della pena di morte. Commutare senza ritardi tutte le sentenze capitali. Assicurare che i processi per crimini che comportano la pena di morte rispettino i più rigorosi standard di equità riconosciuti internazionalmente. Quando ciò non si verifichi si sottopongano gli accusati a nuovi processi che rispettino detti standard, senza ricorso alla pena di morte. Assicurare la piena osservanza degli standard internazionali nell'uso della pena di morte. Ratificare, senza riserve, la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, e il suo Secondo Protocollo opzionale riguardante l'abolizione della pena di morte.

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(1) V.   www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=55250#.WBuwXIWcGhe

(2) V.  www.amnesty.org/en/documents/act50/4945/2016/en/

 

 

8) STORICA PRESA DI POSIZIONE ABOLIZIONISTA DEGLI AVVOCATI GIAPPONESI

 

Il 7 ottobre la JFBA (Federazione degli Ordini degli Avvocati del Giappone) ha preso ufficialmente posizione contro la pena di morte. La grande organizzazione, cui aderiscono 37.600 avvocati giapponesi e alcune migliaia di avvocati stranieri, ha approvato una dichiarazione in cui si chiede l’abolizione della pena di morte a partire dal 2020, anno in cui in Giappone vi saranno le Olimpiadi e una conferenza internazionale sulla giustizia criminale. La JFBA propone di sostituire la pena capitale con l’ergastolo.

In precedenza gli avvocati nipponici avevano discusso sulla pena di morte ma senza prendere una precisa posizione in proposito.

L’attuale mossa degli avvocati contrasta con la politica del Primo Ministro Shinzo Abe che ha lasciato eseguire 16 condanne a morte da quando è entrato in carica nel 2012. Nel paese del Sol Levante negli ultime anni vi sono state comunque poche esecuzioni. Nel braccio della morte del Giappone, paese che ha un bassissimo indice di criminalità, vi sono 130 detenuti.

In una dichiarazione congiunta, l’Unione Europea e le ambasciate di Norvegia, Islanda e Svizzera hanno definito la decisione della JFBA “a tempo debito e benvenuta”. Nella dichiarazione si auspica l’apertura di un pubblico dibattito sulla questione che permetta ai Giapponesi di valutare le prove che l’abolizione della pena di morte può rafforzare la capacità del sistema giudiziario di fare giustizia e, nello stesso tempo, prevenire irreparabili errori giudiziari.

“La pena capitale deve essere abolita per qualsiasi caso perché la dignità inerente alla persona non può coniugarsi con la pena di morte, una forma di punizione unica per crudeltà e irrevocabilità,” ha dichiarato Kanae Doi, responsabile a Tokyo di Human Rights Watch. “La pena di morte è largamente rigettata dalle democrazie che rispettano i diritti umani e non vedo la ragione perché il Giappone non segua la loro tendenza. Approvo l’iniziativa della JFBA di promuovere una discussione in merito.”

L’apertura di una discussione sulla pena di morte è anche un successo delle particolari reiterate pressioni sul Giappone provenienti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dall’Italia. 

 

 

9) RODRIGO DUTERTE CHIEDE L'ESECUZIONE DELLA CONCITTADINA VELOSO

 

Nel numero precedente abbiamo parlato della disperata supplica della filippina Mary Jane Veloso (1), codannata a morte in Indonesia, al proprio presidente Duterte in visita in Indonesia nella prima metà di settembre. Allora non si era capito bene se Duterte fosse intenzionato a chiedere la grazia per la Veloso alla sua controparte, il presidente Joko Widodo.    

Dopo la sua visita a Jakarta, si è saputo che Duterte il 12 settembre ha invece dato l’assenso all’esecuzione della propria concittadina.  

Interrogato dai giornalisti in proposito ha risposto: “Avrei lasciato un cattivo sapore in bocca se, dopo aver preso una forte posizione contro le droghe, avessi avanzato una supplica", ed ha precisato che egli sostiene la pena di morte in Indonesia. 

Sembrano quindi cadere nel vuoto le petizioni popolari in favore di Mary Jane Veloso, nonché gli appelli dei vescovi filippini e del vice presidente filippino Leni Robredo.

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(1) Sulla vicenda di Mary Jane Veloso v. nn. 221, 228, 230.

 

 

10) LA CAMERA DELLE FILIPPINE LEGIFERA SULLA PENA DI MORTE

 

La Camera dei Rappresentanti delle Filippine ha programmato di approvare prima delle vacanze di Natale una legge che preveda la pena di morte per reati di droga ed altri crimini. 

Lo speaker della Camera Pantaleon Alvarez, al seguito del Presidente Duterte in visita in Giappone, ha dichiarato: "Non so che cosa avverrà in Senato, non lo controllo, ma per quanto riguarda la Camera approveremo la legge prima della pausa natalizia". 

Alvarez ha detto che verrà lasciata al Governo la scelta del metodo di esecuzione. "Decideranno se li vorranno impiccare o fucilare. I criminali verranno ammazzati in ogni caso". Ed ha affermato che la pena di morte in precedenza non aveva funzionato perché non furono ammazzati abbastanza criminali quando vigeva.

Questo per quanto riguarda la Camera. Si spera però che la questione sia vista in modo diverso al Senato, il ramo del Parlamento su cui si concentrano le pressioni degli abolizionisti: speriamo che di lì la legge omicida non passi.

 

 

11) ERDOGAN RIPARLA DI PENA DI MORTE IN TURCHIA

 

Il 14 ottobre, parlando in pubblico nella città di Trabzon sul Mar Nero, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di essere pronto a reintrodurre la pena capitale. Rivolgendosi ad alcune centinaia di persone che inneggiavano alla pena di morte ha detto di volerla applicare soprattutto agli uccisori dei soldati turchi da parte del Partito dei Lavoratori Curdi (PKK) nella regione montagnosa del Kurdistan.

Ricordiamo che si parlò di pena di morte in Turchia subito dopo la feroce repressione dei militari che avevano tentato un colpo di stato il 15 luglio scorso (1).

Ai paesi occidentali che si opponevano ad un simile passo Erdogan rispose dicendo che si doveva rispettare l'autonomia del Parlamento turco.  

Allora sia il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker che l'Alta Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione Europea Federica Mogherini avevano ammonito la Turchia dicendo che non avrebbe potuto entrare nell'Unione Europea se fosse stata ripristinata la pena capitale (abolita nel 2004 e non applicata dal 1984). 

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(1) V. n. 230

 

 

12) FORTE APPELLO DI UNA MADRE IRANIANA CONTRO LA PENA DI MORTE

 

Reyhaneh [o Rayhaneh] Jabbari fu impiccata in Iran il 25 ottobre 2014, per aver ucciso un agente dei servizi segreti (lei sostenne che costui tentava di violentarla) (1). Risultarono inutili la grande mobilitazione internazionale in suo favore, gli appelli del Papa, delle autorità statunitensi ed italiane... 

Sholeh Pakravan, madre di Reyhaneh, in una lettera riprodotta da diversi media il 10 ottobre u. s., scrive: "Sono passati due anni tra alti e bassi da quando Reyhaneh fu messa a morte. Oggi odio la

pena di morte anche più di allora. [...] Due anni fa ero totalmente dedita ad evitare l'esecuzione di Reyhaneh. Oggi vivo nella speranza di un Iran senza pena di morte. Nulla mi spaventa dopo essermi incamminata su questa strada. Guardo al demone della 'pena di morte' (il regime iraniano) dritto negli occhi, aspettando il momento migliore per sferrare il colpo finale, in modo tale che le forche siano relegate nei musei."

Riferendosi ai bambini morti mente giocavano all'impiccagione dopo aver visto le esecuzioni sulla pubblica piazza, scrive: "Facciamo sì che al posto dei giochi di morte i nostri figli facciano 'giochi di vita' ".

Così finisce la lettera di Sholeh Pakravan: "Non posso continuare a vedere un essere umano dibattersi a mezz'aria... e poi il suo corpo avvolto in una coperta avviato al cimitero. Urlo con tutta me stessa: NO ALLE ESECUZIONI." 

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(1) V. n. 217

 

 

13) 30.000 LE CONDANNE CAPITALI ESEGUITE NEL 1988 NELL'IRAN DI KHOMEINI?

 

Nel mese di settembre vi sono state numerose denunce, in varie parti del mondo, della strage di prigionieri politici compiuta nel 1988 dal regime degli Ayatollah e le conseguenti richieste di fare piena chiarezza in merito. Vi è stata anche una risoluzione del Congresso degli Stati Uniti. La strage fu completata in quattro mesi a partire dal 27 luglio 1988. 

Ecco che cosa afferma il gruppo di opposizione all'estero NCR (Consiglio di Resistenza Nazionale):  Più di 30.000 prigionieri politici furono massacrati in Iran nell'estate del 1988 in seguito ad una fatwa (ordine religioso) dell'ayatollah Khomeini. La grande maggioranza delle vittime erano attivisti del Partito di opposizione dei Mojahedin del Popolo. Un Comitato per la Pena di Morte approvò tutte le sentenze capitali. Mostafa Pour-Mohammadi, membro di tale Comitato, è l'attuale Ministro della Giustizia nel Governo di Hassan Rouhani. I perpetratori del massacro non sono mai stati perseguiti.

 

 

14) NOTIZIARIO

 

California. Detenuti in isolamento a rischio di malattia mentale. A Los Angeles più di 400 detenuti vivono in pressoché totale isolamento in celle di 2,1 metri per 2,7 metri. Ciò perché si sono comportati male in prigione o perché si è ritenuto che siano un pericolo per gli altri detenuti. Il grande pubblico non pone particolare attenzione a questo fatto ma gli psichiatri affermano che tali condizioni di detenzione possono causare gravi disturbi mentali ai reclusi. Ora sembra che i responsabili delle carceri stiano ponendosi il problema. Notiamo che in altri stati USA le condizioni di isolamento estremo non destano preoccupazione, specie quando si tratta di condannati a morte.

 

Iran. Omicida minorenne salvato dal perdono dei familiari della vittima. Tale Rauf Hasani, sedicenne nel 2013 al momento dell'arresto, fu condannato a morte nella primavera del 2015 nella città di Saqqez in Kurdistan. Le famiglie dell'omicida e quella della vittima di sono recate in tribunale il 14 settembre scorso ed hanno raggiunto un accordo: la famiglia della vittima ha perdonato Rauf a condizione che egli se ne vada da Saqqez e non vi ritorni che in occasione dei funerali di parenti stretti. Il perdono ha salvato la vita dell'omicida. Iran Human Rights afferma che in Iran vi sono altri 6 minorenni al momento del crimine condannati a morte.

 

Iraq. Civili coinvolti nei combattimenti e usati come scudi umani dallo Stato islamico. I ricercatori di Amnesty International presenti nell’Iraq settentrionale hanno dichiarato che le operazioni militari per strappare Mosul e le zone circostanti dal gruppo armato denominatosi Stato

islamico (Is) stanno mettendo in pericolo i civili coinvolti nei combattimenti e in alcuni casi usati come scudi umani dall’Is. Attraverso contatti telefonici con persone ancora nelle zone sotto il controllo dell’Is e incontri con civili sfollati dai villaggi a nord di Mosul e attualmente nei campi di Zelikhan e Khazer, nelle aree controllate dal Governo regionale del Kurdistan (Krg), i ricercatori di Amnesty International hanno ottenuto nuove informazioni sulla morte e il ferimento di civili. “Con oltre un milione di persone ancora bloccate a Mosul e nei dintorni, il rischio per i civili è estremamente alto. Di fronte all’avanzata delle forze irachene, il profondo disprezzo dell’Is per l’incolumità dei civili e il suo apparente deliberato uso degli scudi umani aumentano i pericoli per le persone intrappolate nelle zone dove sono in corso i combattimenti” – ha dichiarato Lynn Maalouf, vicedirettrice per le ricerche presso l’Ufficio regionale di Amnesty International di Beirut. “Per evitare un bagno di sangue, ciascuna parte coinvolta nel conflitto deve prendere tutte le misure possibili per proteggere i civili” – ha sottolineato Maalouf. Dall’inizio delle operazioni militari irachene su Mosul al 26 ottobre, oltre 10.500 civili risultavano sfollati mentre un milione e mezzo di persone si trovava nella città e nelle zone circostanti.  (Da un Comunicato di A. I. del 28/10/2016) 

Kenya. Commutate tutte le condanne a morte. L'Unione Europea e i diplomatici europei in Kenya hanno salutato con soddisfazione la decisione del presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, di commutare in ergastolo tutte le oltre 2.700 condanne a morte pendenti nel suo paese. Il presidente del Kenya ha firmato il relativo provvedimento nel corso di una cerimonia tenutasi nel pomeriggio del 24 ottobre. "Il gesto del presidente Kenyatta rafforza la posizione del Kenya nel grande e maggioritario gruppo dei paesi che hanno cessato l'uso della pena di morte per legge o nella pratica," si legge in una dichiarazione dell'Unione Europea del 26 ottobre. "Come amici del Kenya", hanno dichiarato i diplomatici europei, "la nostra speranza è che la decisione del presidente Kenyatta sia un passo importante verso l'abolizione della pena di morte in Kenya"

 

Oklahoma. La pena di morte nella Costituzione dello stato? In Oklahoma, uno degli stati più forcaioli, le esecuzioni sono sospese da quasi due anni anche in seguito a 2 esecuzioni 'mal riuscite' (v. n. 214, "Agonia...). Ora ci sono varie iniziative per rimetterle in moto, alcune riguardanti il metodo di esecuzione (l'uso di gas), altre la modifica della normativa. Una proposta avanzata in ottobre è quella di inserire la pena di morte nella Costituzione dello stato, in modo che in futuro sia più difficie contrastarla. "Vi sono persone che tentano di impedire l'uso della pena di morte" ha dicharato il deputato Lewis Moore, uno degli autori della proposta. "Noi vogliamo che continui ad essere un'alternativa praticabile". Tra le altre cose, la proposta che si vuole sottoporre agli elettori il prossimo 8 novembre dichiara che i metodi di esecuzione possono essere cambiati e che "la pena di morte non è una punizione crudele ed inusuale". 

 

Siria. Bombardato un  convoglio con aiuti umanitari per Aleppo. In un comunicato del 20 settembre Amnesty International denuncia:  "L'attacco di lunedì sera a un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa siriana, destinati a 78.000 persone ad Aleppo, è una flagrante violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario. Testimoni in Siria hanno riferito all'organizzazione che il convoglio, insieme al magazzino della Mezzaluna Rossa siriana in cui erano stoccati gli aiuti, è stato  bombardato intensamente per due ore lunedì sera, aumentando il sospetto che le forze governative siriane abbiano deliberatamente preso di mira l'operazione di soccorso.  ‘Un prolungato attacco contro un convoglio umanitario e i suoi operatori, sufficientemente orribile in ogni circostanza, in questo caso avrà anche un impatto disastroso non solo per i civili disperati ai quali era destinata l'assistenza, ma per le operazioni umanitarie che salvano vite in tutta la Siria’ ha dichiarato Philip Luther, direttore della ricerca e dell’advocacy per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International. [...] Il capo delle operazioni umanitarie dell’Onu, Stephen O'Brien, aveva dichiarato in precedenza che il convoglio era in viaggio con tutti i permessi necessari e che a tutte le parti coinvolte nel conflitto era stato notificato il suo percorso. Dopo l’attacco, l'Onu ha annunciato una sospensione temporanea di tutti i convogli di aiuti in Siria. Almeno 20 civili sono

stati uccisi durante l'attacco, secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa. I testimoni intervistati da Amnesty International hanno riferito che una serie di aeromobili, compresi elicotteri e aerei da combattimento di fabbricazione russa, hanno preso parte al bombardamento, nel comune di Urum al-Kubra nella zona ovest del governatorato di Aleppo. Ventuno dei 31 camion del convoglio sono stati parzialmente o completamente distrutti. "

 

Siria. Amnesty International alle Nazioni Unite: porre fine la massacro dei civili ad Aleppo. In un comunicato del 20 ottobre Amnesty International scrive: "Amnesty International ha sollecitato  l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si riunisce oggi 20 ottobre sulla Siria, a colmare il vuoto lasciato dagli stati membri del Consiglio di sicurezza, incapaci di porre fine agli incessanti attacchi contro la popolazione civile dei quartieri orientali di Aleppo. Le nuove immagini satellitari diffuse dall’organizzazione per i diritti umani, insieme alle testimonianze raccolte dai civili intrappolati in città, rivelano la dimensione della distruzione in corso e provano che le forze governative siriane, col supporto russo, stanno spietatamente attaccando aree residenziali, strutture sanitarie, scuole, mercati e moschee nell’ambito di una calcolata strategia militare volta a svuotare la città e a riprenderne il controllo. Vi sono anche prove che, in alcuni casi, negli attacchi sono state usate bombe a grappolo di fabbricazione russa. “La mancanza d’azione del mondo di fronte alla carneficina in corso e alle evidenti violazioni dei diritti umani ad Aleppo deve terminare. L’Assemblea generale deve dimostrare di saper agire di fronte al fallimento del Consiglio di sicurezza: è in gioco la credibilità stessa delle Nazioni Unite” – ha dichiarato Lynn Maalouf, vicedirettrice per la ricerca dell’ufficio regionale di Beirut di Amnesty International. “La dimensione raggiunta dal bagno di sangue e dalla distruzione di Aleppo est nell’ultimo mese è orribile. Le forze governative siriane, col sostegno della Russia, hanno lanciato attacchi continui in spregio di ogni principio del diritto internazionale umanitario” – ha aggiunto Maalouf. [...]"  

V. www.amnesty.it/siria-onu-agisca-per-porre-fine-al-massacro-dei-civili-di-aleppo-est

 

Texas. Un'altra sconfitta legale per Larry Swearingen. Il 3 ottobre la Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiuso definitivamente la porta a Larry Swearingen che chiedeva l'effettuazione di numerosi test del DNA su materiale probatorio. Ciò anche se il giudice di contea Kelly Case per due volte aveva autorizzato tali test. Purtroppo la Corte Criminale d'Apello del Texas, su richiesta dell'accusa, aveva bloccato i test (v. nn. 203, 212, 224, 225), L'avvocato del Larry, James Rytting, ritiene comunque che rimangano alcune opzioni per la difesa come l'effettuazione di test su fibre e una contestazione riguardante il telefono cellulare. Speriamo di essere più esaurienti nel prossimo numero.

 

Zimbabwe. Abolito l'ergastolo senza possibilità di liberazione. Con una decisione presa all'unanimità la Corte Costituzionale dello Zimbabwe, ha dichiarato crudele ed inumano e una violazione della dignità umana l'ergastolo senza possibilità di liberazione. Nell'opinione scritta dagli otto giudici si legge che "l'inevitabile crudeltà dell'incarcerazione" senza che il prigioniero possa credere nella realistica possibilità di una sua liberazione "aggrava in maniera non necessaria e rende disumana l'amministrazione di una giustizia correttiva". Tale passo in avanti della giustizia dello Zimbabwe consegue all'accoglimento del ricorso presentato da Obediah Makoni che ha passato più di 20 anni dietro le sbarre dopo essere stato condannato all'ergastolo all'età di 19 anni. Un comunicato sull'abolizione dell'ergastolo senza possibilità di liberazione in Zimbabwe - datato 16 settembre 2016 - è stato diffuso dal The Death Penalty Project. Notiamo che nello Zimbabwe - paese che non compie esecuzioni dal 2005 - per iniziativa di leader del Partito Democratico, l'avvocato Tendai Biti, è attivo un movimento verso l'abolizione della pena di morte.

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 ottobre 2016

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