FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 287 - Ottobre 2021
Il Governatore del Missouri Mike Parson
SOMMARIO:
1) Otto giorni preziosi a Roma
2) Ernest Johnson, disabile intellettivo, messo a morte in Missouri
3) Un’altra esecuzione ‘fallita’ in Oklahoma
4) Sconfitta legale per Melissa Elizabeth Lucio condannata a morte in Texas
5) Sospesa l’esecuzione di Ramirez in Texas per motivi religiosi
6) 40 anni dopo Parigi rilancia sulla pena di morte: abolitela tutti
7) Processi alle streghe in Massachusetts
8) 10 Ottobre 2021: 19-esima Giornata mondiale contro la pena di morte
Dale Recinella con la moglie Susan nel laboratorio di pittura su ceramica del carcere di Paliano
1) OTTO GIORNI PREZIOSI A ROMA
Venerdì 24/09/2021
Mio marito Guido ed io arriviamo a Roma nel pomeriggio e prendiamo possesso della nostra stanza alla Domus Romana Sacerdotalis: una camera pulita, molto sobria, ma con tutto l’occorrente per un soggiorno impegnato. Andrea Tornielli, Direttore del Dicastero delle Comunicazioni, mi chiama in serata e mi chiede di collaborare per un’intervista a Dale, che sia pronta prima del suo arrivo e possa essere pubblicata domenica su Vatican News. Così traduco velocemente una serie di interessanti domande preparate da Davide Dionisi, collaboratore di Tornielli, e le mando a Dale via Whtasapp, che mi prepara le risposte.
Sabato 25/09/2021
Guido e io sbrighiamo alcune commissioni per accogliere al meglio Dale e sua moglie Susan, che immaginiamo arriveranno stanchissimi a Roma domani mattina.
Domenica 26/09/2021
Un minivan viene a prendere Guido e me all’albergo, e ci conduce all’aeroporto di Fiumicino, lato arrivi, dove attendiamo di veder sbucare Dale e Susan. L’attesa è breve, grazie alla competenza del nostro autista, che sa esattamente a che ora e in che punto usciranno i nostri amici.
Li vediamo dietro una vetrata e facciamo grandi gesti per farci notare da loro: quando escono, riabbracciarli è una gioia immensa! Sono molto stanchi, soprattutto Dale, che, oltre a essere reduce da un recente intervento chirurgico, come sempre non riesce a dormire sull’aereo e non può mangiare nulla del cibo che gli offrono. Ci fermiamo brevemente in un autogrill dove possiamo rifocillare un po’ i nostri amici. Poco dopo, l’autista ci deposita all’albergo, consumiamo un pranzo veloce e lasciamo che Dale e Susan trascorrano il pomeriggio riposando e recuperando un po’ l’effetto del jet lag.
Si cena presto e poi subito a nanna, perché da domani le giornate si faranno impegnative.
Lunedì 27/09/2021
Alle 8,30 arriviamo all’Augustinianum, dove si terrà il primo incontro dei membri della Pontificia Accademia per la Vita (PAV). Qui riceviamo i nostri badge e ascoltiamo gli oratori che si alternano al microfono illustrando gli argomenti oggetto dell’assemblea di quest’anno: Salute pubblica in prospettiva globale. Pandemia, Bioetica e Futuro.
Alle 11 entriamo all’interno del Vaticano, dove, in una meravigliosa sala affrescata e ricca di ornamenti, il Santo Padre tiene un discorso ai membri della PAV. Papa Francesco segue una traccia scritta, ma spesso abbassa i fogli e parla spontaneamente. Ricordo la frase: “Peggio della pandemia sarà soltanto se ne usciremo senza aver imparato nulla, se continueremo a non rispettare la nostra casa comune, a non essere tutti uniti”. Parla anche della “cultura dello scarto”: si scartano i bambini che non si vogliono far nascere, gli anziani che si vogliono sopprimere, le minoranze etniche, i poveri, i profughi, i condannati a morte. Eutanasia è anche non fornire i medicinali costosi a chi non può permetterseli.
Al termine del discorso, il papa stringe la mano a tutti i presenti. L’arcivescovo Vincenzo Paglia, esponente della Comunità di Sant’Egidio e Direttore della PAV, gli presenta Dale e Susan e lui li guarda con grande affetto. A ognuno di noi viene donato un rosario. Lo conserverò sempre come il ricordo più prezioso di questi giorni.
Dopo un ottimo pranzo a buffet, Susan e io andiamo a visitare, insieme ad altri membri della PAV, i Musei Vaticani. Una simpatica signora romana, entusiasta del suo lavoro, ci guida con competenza in una visita interessantissima di molte sale, con particolare cura alla visione della meravigliosa Cappella Sistina, affrescata da Michelangelo.
Alla sera, dopo una buona tranquilla cena in albergo, andiamo subito a dormire, stanchi ma molto contenti.
Martedì 28/09/2021
Alle 10, di nuovo all’Augustinianum, Dale viene intervistato da una giornalista per il Catholic News Service, poi alle 11 andiamo in un altro edificio dove si tiene la conferenza stampa della PAV. Ai giornalisti presenti, tra le varie comunicazioni fornite dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, c’è anche la notizia del riconoscimento che in serata verrà dato a Dale. Al termine alcuni giornalisti avvicinano Dale e gli pongono varie domande. Io traduco quando occorre.
Dopo un altro ottimo pranzo all’aperto in un bellissimo giardino in cima a una collina da cui si vede bene la cupola di San Pietro, torniamo in albergo, dove poche ore dopo una giornalista di Rome Reports viene a intervistare Dale.
Alla sera alcuni minivan ci portano al ristorante “Scarpone” in cima al Gianicolo. Poco prima del dolce, monsignor Paglia mi chiede di tradurre le sue parole. Riflettori e microfono su di lui, attira l’attenzione e, spiegando il motivo del riconoscimento, presenta Dale e Susan a tutti e gli consegna una bella targa, simbolo del premio “Custode della Vita”. Tutti applaudono e Dale ringrazia dicendo che considera questo evento un grande onore, ma non tanto per lui, quanto per gli uomini e le donne condannati a morte che lui serve, perché è il segno che la Chiesa riconosce pienamente la loro dignità
di esseri umani, e la sacralità della loro vita, indipendentemente dai loro errori. Guido e io siamo molto commossi, e felici per Dale e Susan che ben si meritano questo segno di gratitudine.
Mercoledì 29/09/2021
Un taxi ci porta al mattino presto alla sede della RAI di Roma, dove Dale viene intervistato per la rubrica “Unomattina”, trasmessa in diretta alle ore 9. L’intervista è breve ma molto interessante e certamente milioni di persone l’hanno seguita. Al termine Dale viene anche intervistato dal caporedattore Piero Damosso, che utilizza una piccola porzione delle risposte di Dale per la trasmissione “Tg1 Dialogo” che verrà trasmessa il 4 ottobre, in occasione della Festa di San Francesco d’Assisi.
Alla sera Andrea Tornielli chiede a Dale se vuole scrivere articoli, sulle sue esperienze di vita e di cappellano dei condannati a morte, con cadenza all’incirca mensile, per l’Osservatore Romano, articoli che io tradurrei in italiano e che verrebbero pubblicati in entrambe le lingue online e anche sulla versione cartacea di questo importante quotidiano. Dale accetta con entusiasmo l’invito e io mi associo con altrettanta gioia: sarà bello avere questa preziosa occasione per divulgare il messaggio abolizionista attraverso i racconti così emozionanti e coinvolgenti di Dale!
Giovedì 30/09/2021
Al mattino, un’altra importante intervista per la rete televisiva americana EWTN; per il resto, la giornata è dedicata a incontri con amici vari: a pranzo abbiamo ospiti graditi Giuseppe Lodoli, presidente del Comitato Paul Rougeau, e sua moglie Marina. Chiacchieriamo in un’atmosfera scherzosa e piacevole. Nel pomeriggio Dale e Susan incontrano Alfredo Lucente, un avvocato dello studio Baker McKenzie, presso il quale Dale aveva lavorato quando visse a Roma con la famiglia negli anni ’80. Infine ceniamo con Carlo Santoro e alcuni altri membri della Comunità di Sant’Egidio, rivedendo così con piacere amici che conosciamo da anni, impegnati in tanti settori di soccorso e difesa dei più deboli.
Venerdì 01/10/2021
Al mattino prepariamo le valigie, perché purtroppo domani la nostra permanenza a Roma finirà. Ma c’è ancora un evento importantissimo a cui oggi parteciperemo.
Alle 13 viene a prenderci un simpatico e gentilissimo autista del Dicastero delle Comunicazioni e ci porta a Paliano, per incontrare i detenuti collaboratori di giustizia.
La visita a Paliano è sorprendente: il carcere, situato in cima a un colle in un castello quattrocentesco della famiglia Colonna, è diretto con entusiasmo e amore da una donna fantastica, che ci accoglie con simpatia su una terrazza che domina la vista mozzafiato delle vallate circostanti. Il primo gesto di accoglienza è una splendida torta, rivestita di panna, con vari strati di creme all’ananas e altri gusti, preparata dai detenuti che si occupano della pasticceria. In questo carcere tutti gli ospiti (una settantina di uomini e due donne) sono liberi di circolare all’interno della struttura e vengono loro offerte varie opportunità di lavoro per avviarli alla possibilità, una volta usciti, di potersi mantenere. Al mattino ci sono corsi scolastici a vari livelli, e al pomeriggio tutti possono scegliere di svolgere attività artigianali: cucina, teatro, pittura su ceramica, sartoria. In un prossimo futuro, verranno aperte anche una pizzeria e una gelateria.
I detenuti donano a Dale e Susan due bellissime ceramiche dipinte: tra queste persone ci sono davvero artisti talentuosi! E al termine della visita, ognuno di noi riceve in dono una mascherina con il nostro nome ricamato sopra.
Dopo la visita ai vari laboratori, Dale tiene il suo discorso (che io traduco passo passo) a una trentina di detenuti e alle due donne presenti, nonché alla Direttrice, al personale di Polizia Penitenziaria, e ad alcuni amici della Comunità di Sant’Egidio che sono venuti per l’occasione. Le parole di Dale toccano il cuore di tutti i presenti, e anche lui è profondamente commosso. Dice ai detenuti: “La prossima volta che in America mi diranno che bisogna uccidere i condannati a morte perché non ci sono alternative per loro, io potrò dire che invece le alternative valide esistono, che le ho viste in azione qui, che qui si vive davvero la giustizia riparativa, e che funziona!” Ringrazia poi tutti i presenti, dicendo loro che la visita a Paliano gli ha fatto molto bene, perché gli ha dato una boccata d’ossigeno, il cui ricordo gli sarà di conforto quando tornerà in Florida e dovrà affrontare il mondo cupo e crudele della (in)giustizia vendicativa americana.
Sabato 02/10/2021
Alle sette del mattino un minivan carica tutti i bagagli di Dale e Susan e ci conduce all’aeroporto di Fiumicino, dove, con una stretta al cuore, dobbiamo nuovamente lasciare i nostri amici. Loro adesso devono affrontare un lungo viaggio di ritorno nel loro Paese e come sempre non sappiamo quando il Signore ci permetterà di rivederli.
Nel pomeriggio anche Guido e io lasciamo Roma e torniamo a Torino.
Portiamo con noi un bagaglio di meravigliosi ricordi e di tanta speranza che quanto è stato fatto e seminato in questi giorni generi molti frutti positivi. Abbiamo un debito di riconoscenza verso tutte le persone che abbiamo incontrato, che ci hanno aiutato in ogni modo possibile, che si sono attivate e prodigate perché ogni evento si svolgesse nel migliore dei modi. Un pezzo del mio cuore rimane con tutte loro, mentre un altro è volato in Florida con Dale e Susan.
Per chi fosse interessato, qui di seguito riporto i collegamenti alle varie interviste, articoli e video di quei giorni.
Maria Grazia Guaschino
LINK A INTERVISTE E VIDEO:
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2021-09/nel-braccio-della-morte-per-difendere-la-vita.html 25/09/2021
Avvenire_Recinella_26092021.pdf 26/09/2021
https://www.youtube.com/watch?v=M5OR8lqZu3k
UDIENZA DI PAPA FRANCESCO AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA – 27/09/2021
https://www.youtube.com/watch?v=-gw3gw9dSTo
CERIMONIA PREMIAZIONE DALE DA PARTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA – 28/09/2021
https://www.catholicnews.com/papal-academy-gives-us-death-row-chaplain-guardian-of-life-award/ 28/09/2021
https://www.ncronline.org/news/people/papal-academy-gives-us-death-row-chaplain-guardian-life-award 28/09/2021
www.raiplay.it/video/2021/09/Uno-Mattina-5d9edfea-3368-4209-97b7-b72809e830d5.html UNOMATTINA
29/09/2021
29/09/2021
https://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/rubriche/ContentItem-d79786e0-0963-47d8-acea-81d8097e77b7.html
IL DIALOGO (brevissimo intervento di Dale dal minuto 11’23’’) 30/09/2021
30/09/2021
02/10/2021
https://www.vaticannews.va/en/world/news/2021-10/paliano-detention-centre-visit-dale-recinella.html
04/10/2021
https://www.ilriformista.it/blog/giustizia-riparatrice-non-e-una-chiacchiera/
05/10/2021
https://youtu.be/1feePYU5D4Q https://www.youtube.com/watch?v=dGKDco851B4 (L’intervista inizia al minuto 42)
08/10/2021 INTERVISTA DI EWTN
https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-cellante/2021/10/i-cellanti-10-10-2021.html
2) ERNEST JOHNSON, DISABILE INTELLETTIVO, MESSO A MORTE IN MISSOURI
Inutili le richieste di clemenza, tra cui quella di Papa Francesco, per Ernest Johnson disabile intellettivo, ucciso il 5 ottobre subito dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti si è rifiutata di intervenire.
Ernest Johnson ucciso il 5 ottobre nel carcere di Bonne Terre
Il sessantunenne Ernest Johnson, condannato a morte in Missouri, è stato ucciso con un’iniezione letale il 5 ottobre scorso.
Inutili le richieste di clemenza avanzate dai difensori che avevano fatto presente la sua disabilità intellettiva.
Ernest Johnson ha ricevuto l’iniezione letale subito dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di sospendere l’esecuzione.
Le richieste di clemenza del sessantunenne avevano ricevuto il sostegno di Papa Francesco e di 2 membri del Congresso degli Stati Uniti.
Johnson uccise 3 dipendenti di un minimarket nel corso di una rapina nel 1994.
Gli avvocati hanno sostenuto che la pena di morte non doveva essere inflitta a Ernest Johnson perché i test del QI hanno dimostrato che aveva le capacità mentali di un bambino di terza elementare.
Johnson, un uomo di colore, è nato con la sindrome alcolica fetale conseguente al fatto che sua madre beveva fortemente durante la gravidanza.
A Ernest Johnson mancava 1/5 del tessuto cerebrale, perché nel 2008 aveva subito un intervento chirurgico per rimuovere un tumore al cervello.
Gli avvocati hanno fatto riferimento a una sentenza della Corte Suprema USA del 2002 che afferma che l'inflizione della pena di morte a persone con disabilità intellettive viola l'Ottavo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che proibisce "punizioni crudeli e insolite".
Tuttavia, lo scorso anno la medesima Corte Suprema ha negato a Johnson una sospensione dell'esecuzione e si è rifiutata di riconsiderare il suo caso. Anche il governatore repubblicano del Missouri si era rifiutato di bloccare l'esecuzione.
Autorità, attivisti per la giustizia razziale e leader religiosi si sono impegnati con forza per salvare la vita di Johnson.
La settimana precedente un rappresentante di Papa Francesco – che nel 2018 ha cambiato l'insegnamento della Chiesa sulla Pena Capitale - ha scritto al governatore del Missouri che il papa “desidera sottolineare il semplice dato di fatto dell'umanità del signor Johnson e della sacralità di tutta la vita umana”.
Il governatore Mike Parson il 4 ottobre ha annunciato che lo stato “avrebbe fatto giustizia ed eseguito la sentenza che il signor Johnson ha ricevuto in conformità all’ordinamento della Corte Suprema del Missouri”.
Scrivendo a sostegno dell'esecuzione, il Procuratore Generale Eric Schmitt ha affermato che i fatti riguardanti le azioni di Johnson "riflettono chiaramente la capacità dell’imputato di programmare, elaborare strategie, calcolare e pianificare in modo efficace".
Johnson aveva chiesto di essere giustiziato tramite fucilazione ma la sua richiesta è stata respinta dalla Corte Suprema del Missouri, ed è stato invece messo a morte con l’iniezione letale.
In una dichiarazione manoscritta prima della sua morte, Johnson si è scusato per i suoi crimini e ha ringraziato la sua famiglia, gli amici e l'avvocato per il loro sostegno.
Ernest Johnson è il primo condannato messo morte in Missouri dopo il mese di maggio 2020 e il settimo ad essere giustiziato quest’anno negli Stati Uniti d’America. (Anna Maria)
3) UN’ALTRA ESECUZIONE ‘FALLITA’ IN OKLAHOMA
Lo stato dell’Oklahoma, che aveva sospeso le esecuzioni capitali 7 anni fa per non essere riuscito a trovare un modo accettabile di uccidere, il 28 ottobre ha ripreso questa turpe attività. Ma ha fallito, facendo soffrire a lungo John Grant, condannato a morte nel 2000 per un omicidio compiuto in carcere mentre era detenuto in seguito ad una rapina.
John Grant
John Grant ha impiegato 20 minuti per morire giovedì 28 ottobre. La sua è stata la prima esecuzione nello stato dell'Oklahoma dopo quasi 7 anni.
L’esecuzione di John Grant era stata preceduta da 2 esecuzioni rabberciate e da un tentativo fallito che hanno chiuso la camera della morte per anni.
Il 29 aprile 2014 Clayton Lockett morì, tra atroci sofferenze, per un attacco di cuore dopo 43 minuti dall’inizio dell’iniezione letale.
Il 28 ottobre i testimoni dell'esecuzione hanno visto John Grant in preda a convulsioni una trentina di volte. Lo hanno visto vomitare dopo la somministrazione del controverso farmaco Midazolam.
In tutti gli Stati Uniti vi sono state reazioni. I movimenti contrari alla pena di morte e personalità religiose sono stati i primi a manifestare il proprio pensiero su ciò che è accaduto nel carcere di McAlester.
"L'inutile fretta di riavviare le esecuzioni in Oklahoma da parte del governatore e del procuratore generale è preoccupante e deludente", ha detto l'arcivescovo Paul S. Coakley dell'arcidiocesi di Oklahoma City. "Ci sono altri modi di infliggere una giusta punizione senza ricorrere alla pena di morte".
"Il protocollo di iniezione letale dell'Oklahoma equivale alla tortura e alla sperimentazione umana", ha detto Suor Helen Prejean, una attivista di lunga data contro la pena di morte. "In quasi 40 anni di lavoro contro la pena di morte, non ho mai sentito che una persona vomitasse durante l'esecuzione". Suor Helen Prejean si è anche chiesta che cosa ci vorrebbe per eliminare la pena di morte in Oklahoma.
"John Grant ha provato un dolore e una sofferenza incredibili prima della morte", ha dichiarato Jess Eddy, un attivista di Oklahoma City. "Un'altra esecuzione pasticciata ad opera di questo sanguinario Procuratore Generale e del Dipartimento carcerario".
Dale Baich, l'avvocato che rappresenta i detenuti del braccio della morte in una causa federale contro il protocollo di esecuzione dello stato e contro l'uso del Midazolam, ha rilasciato questa dichiarazione: “Dai testimoni oculari dell'esecuzione apprendiamo, per la terza volta di seguito, che il protocollo di esecuzione dell'Oklahoma non ha funzionato come previsto. Questo è il motivo per cui il Decimo Circuito aveva sospeso l'esecuzione di John Grant e questo è il motivo per cui la Corte Suprema degli Stati Uniti non avrebbe dovuto revocare la sospensione. Non ci dovrebbero essere più esecuzioni in Oklahoma fino a febbraio quando si affronterà il problematico protocollo dell’iniezione letale dello stato.”
Anche la candidata governatrice dell'Oklahoma Joy Hofmeister è intervenuta dopo l'esecuzione: "Quest’ultimo esempio di un'esecuzione sbagliata dovrebbe destare in tutti i cittadini dell’Oklahoma serie preoccupazioni sulla capacità dello Stato di amministrare correttamente la pena di morte. Nel 2016, il 66% dei votanti in Oklahoma ha votato a favore della pena di morte come la più alta forma di punizione per i crimini più gravi, ed è compito del governatore assicurare che le esecuzioni siano portate a termine in modo appropriato. Dopo aver esaminato i rapporti dei testimoni oculari dalla camera della morte, è chiaro che il governatore non è riuscito a farlo. Il governatore Stitt dovrebbe immediatamente sospendere ulteriori esecuzioni fino a quando non potrà garantire al popolo dell'Oklahoma che la sua amministrazione è in grado di eseguire correttamente le sentenze".
Da notare: John Grant fu condannato a morte nel 2000 per l’uccisione di un commesso del bar della prigione in cui era rinchiuso per una rapina commessa da ragazzo. (Pupa)
4) SCONFITTA LEGALE PER MELISSA ELIZABETH LUCIO CONDANNATA A MORTE IN TEXAS
La Corte Suprema degli Stati Uniti si è rifiutata di rivedere la sentenza della Corte d’Appello federale che ha annullato la concessione di un nuovo processo a una texana condannata alla pena capitale per quella che potrebbe essere stata la morte accidentale di una sua figlia.
Melissa Elizabeth Lucio
La Corte Suprema degli Stati Uniti il 18 ottobre 2021 si è rifiutata di rivedere il caso di Melissa Elizabeth Lucio detenuta nel braccio della morte del Texas.
La Lucio fu condannata a morte per aver ucciso la figlioletta Mariah di due anni. La condannata ha a lungo sostenuto che Mariah morì per una caduta accidentale.
Il dramma della Lucio consegue alla sua infanzia piena di abusi, alle relazioni intrattenute con due diversi uomini da cui ebbe 14 figli (due gemelli nacquero quando lei era già in carcere).
Durante un interrogatorio da parte della polizia la notte in cui sua figlia è morta, Melissa Lucio ha rilasciato una dichiarazione che l’accusa ha considerato la confessione di aver ucciso Mariah. Lucio ha ammesso di aver sculacciato Mariah ma ha negato di aver abusato di lei. A tarda notte, dopo ore di interrogatorio continuo, il Texas Ranger Victor Escalon fece pressione sulla Lucio per farle dire di più. Lei rispose: “Non so cosa volete che dica. Ne sono responsabile”. Quando Escalon più tardi le chiese dei lividi sul corpo di sua figlia, Lucio disse: “Credo di essere stata io. Credo di averlo fatto”.
Al processo, il team di difesa della Lucio ha fatto testimoniare due esperti in traumi e salute mentale. L'assistente sociale Norma Villanueva e lo psicologo John Pinkerman hanno detto che la storia di abuso e malattia mentale per tutta la vita spiegava lo stato emotivo “insensibile” e “impassibile” che la polizia e i procuratori hanno interpretato come prova di colpevolezza.
Nel 2019, un panel della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Quinto Circuito ha concesso alla Lucio un nuovo processo, trovando che l’esclusione della testimonianza dei due esperti da parte del tribunale aveva violato il diritto della Lucio di presentare una “difesa completa”. Tuttavia, nel febbraio 2021, il Quinto Circuito ha ribaltato la sentenza con un voto di 10 contro 7, ripristinando la condanna a morte della Lucio.
La difesa di Melissa Lucio è ricorsa alla Corte Suprema degli Stati Uniti, ricevendo l’appoggio di una coalizione di sostenitori delle vittime di violenza domestica e di genere, ex procuratori, studiosi legali e organizzazioni innocentiste. Nelle memorie depositate presso la corte, i sostenitori anti-violenza hanno spiegato che la storia personale della Lucio l’ha resa più propensa a rilasciare false confessioni, affermando che “la ricerca mostra che il trauma passato è ‘significativamente associato’ ad una maggiore suggestionabilità tra gli individui che confessano falsamente i crimini. Hanno inoltre sostenuto che “il procedimento legale nel caso di Melissa Lucio mostra l'incapacità del sistema legale di comprendere le conseguenze della violenza di genere e la sua rilevanza nel sistema di giustizia penale”. (Pupa)
5) SOSPESA L’ESECUZIONE DI RAMIREZ IN TEXAS PER MOTIVI RELIGIOSI
Il 37-enne John Ramirez (1) fu condannato a morte nel 2008 per aver rapinato e ucciso a Corpus Christi il commesso Pablo Castro.
Ramirez doveva essere messo a morte in Texas alla 18 dell’8 settembre u. s. ma l’esecuzione è rimasta in forse fino alle 21 di quel giorno.
Ciò perchè l’ultima richiesta del condannato è stata che fosse consentito al suo assistente spirituale Dana Moore, pastore della Seconda Chiesa Battista di Corpus Christi, di rimanere insieme a lui durante l’esecuzione, cosa che il Texas si è rifiutato di permettere.
Ramirez ha obiettato che la decisione violava i suoi diritti religiosi ma le corti del Texas hanno confermato la decisione del sistema carcerario.
“Il Dipartimento di Giustizia Penale del Texas ha il pressante interesse di portare avanti un ordinato, sicuro, ed efficente procedimento quando effettua una procedura irrevocabile e carica di emozioni,” aveva sentenziato il giudice Distrettuale David Hittner già la settimana prima.
Il giudice Hittner aveva aggiunto che il TDCJ (Dipartimento di Giustizia Criminale del Texas) avrebbe rispettato i diritti religiosi di Ramirez consentendogli di incontrare il pastore nel giorno dell’esecuzione e permettendo al pastore di stare nella camera della morte mentre veniva somministrata l’iniezione letale.
In effetti l’attuale protocollo di esecuzione consente agli assistenti spirituali di entrare nella camera della morte ma costoro devono sedersi in un angolo “per ragioni di sicurezza”.
“Capisco che mi sarà consentito di rimanere nella stessa stanza di John durante l’esecuzione, ma non potrò toccarlo,” ha scritto il pastore Dana Moore.” Aggiungendo: “Ho bisogno di stare in contatto fisico con John Ramirez nel momento più stressante e difficile della sua vita per confortarlo.”
Dopo che la Corte Federale Distrettuale e la Corte Federale del Quinto Circuito hanno rifiutato di fermare l’esecuzione di Ramirez, alle 21 è intervenuta la Corte Suprema degli Stati Uniti bloccando l’esecuzione.
L’avvocato di John Ramirez, Seth Kretzer, ha dichiarato che è stato terribile sia per i congiunti di Ramirez (la moglie, il figlio e una nonna, oltre a due amici) che per quelli di Castro (quattro figli) aspettare per tre ore l’esecuzione che non è mai avvenuta.
___________________
(1) Una foto e un breve articolo riguardante John Ramirez si trovano nel n. 285 del Foglio di Collegamento
6) 40 ANNI DOPO PARIGI RILANCIA SULLA PENA DI MORTE: ABOLITELA TUTTI
«Vergogna dell’umanità». Il 9 ottobre 1981 la Francia archiviava le esecuzioni capitali. Oggi Macron si impegna a «convincere» i Paesi che ancora la applicano. Progetto di risoluzione alla prossima sessione dell’ONU. La ricorrenza celebrata al Panthéon.
Giugno 1939, ultima esecuzione pubblica in Francia.
Il ghigliottinato in quell'occasionefu Eugen Weidmann. Poi si proseguì a porte chiuse,fino all’abolizione nel 1981
Il 9 ottobre 1981 la Francia aboliva la pena di morte. Ultimo paese dei membri della Comunità Europea. Per ricordare questa data importante di 40 anni fa e al tempo stesso richiamare all’attenzione la questione dell’abolizione, il 9 ottobre al Panthéon Emmanuel Macron, assieme a Robert Badinter, ministro della Giustizia e padre della legge del 1981, ha insistito sulla necessità di continuare questa lotta: nel quadro della presidenza francese del Consiglio UE, che inizia a gennaio, si terrà a Parigi un «incontro di alto livello», organizzato assieme alla ong Ensemble Contre la Peine de Mort, per «convincere» i paesi che l’applicano ancora che è «un’urgenza assoluta» abolirla.
«LA FRANCIA, CON I PARTNER dell’Ue, porterà alla prossima sessione dell’ONU un progetto di risoluzione perché ogni anno gli stati che non hanno abolito la pena di morte comunichino all’ONU il numero delle condanne pronunciate e il numero di esecuzioni».
La pena di morte c’è ancora in 55 paesi al mondo. Nel 2020, sono state uccise, sui vari patiboli, 483 persone, l’88% in 4 paesi (Iran: 246; Egitto: 107; Iraq: 45; Arabia saudita: 27). La cifra dei morti globali non tiene conto dei dati della Cina, dove il numero delle condanne eseguite è considerato un segreto di stato.
«483 ASSASSINII DI STATO – ha detto Macron – amministrati da 33 regimi politici che hanno, in maggioranza, un gusto condiviso per il dispotismo, il rigetto dell’universalità dei diritti umani». Una «vergogna dell’umanità» che sta riprendendo terreno anche in Francia, dove stando a un sondaggio realizzato dalla Fondation Jean-Jaurès il 55% dei cittadini sarebbe a favore del ritorno della pena capitale.
Nella campagna elettorale per le presidenziali del prossimo aprile, il tema torna, portato avanti da demagoghi senza scrupoli, come il polemista televisivo Eric Zemmour, candidato potenziale che scavalca all’estrema destra Marine Le Pen, che ha comunque più volte promesso nel passato un referendum sulla pena di morte. «Mai, da nessuna parte, ha fatto indietreggiare la criminalità – ha detto Macron – peggio ancora, nel caso del terrorismo, questo flagello, la pena di morte, trasformerebbe il terrorista in martire, in eroe agli occhi dei suoi partigiani. Dopo ogni esecuzione, un commando si organizzerebbe per vendicare, commettendo nuovi attentati».
NEL 1981 ROBERT BADINTER, giovane avvocato diventato ministro della Giustizia quattro mesi dopo l’elezione di François Mitterrand, aveva portato a termine la battaglia per l’abolizione contro un’opinione pubblica considerata a maggioranza a favore della pena capitale. In quell’occasione aveva affermato: «La giustizia francese non sarà più una giustizia che uccide», che permette di «tagliare la gente in due». Oggi «l’abolizione è diventata maggioritaria tra i paesi del mondo», ha ricordato Macron. «La pena di morte è destinata a scomparire nel mondo perché è la vergogna dell’umanità», gli ha fatto eco Badinter. Su 198 paesi rappresentati all’ONU, 106 hanno abolito legalmente la pena capitale, mentre una cinquantina rispettano una moratoria di diritto o di fatto sulle esecuzioni. Nel 2021, tre stati l’hanno abolita (Kazakistan, Malawi, Sierra Leone).
OLTRE I “CAMPIONI” della pena capitale – Cina, Iran, Egitto, Iraq, Arabia Saudita – nel 2020 i paesi che ultimamente l’hanno applicata di più sono Bangladesh, Botswana, Corea del Nord, USA, India, Oman, Qatar, Siria, Somalia, Sud Sudan, Vietnam, Yemen. In Europa resiste solo in Russia (che però non compie esecuzioni) e in Bielorussia. A fine 2020, nel mondo 28.567 persone erano in carcere condannate alla pena capitale. L’assemblea generale dell’ONU, nel 2016 ha votato una sesta risoluzione che chiede una moratoria mondiale.
Articolo di Anna Maria Merlo ripreso da Il Manifesto del 9 ottobre 2021
7) PROCESSI ALLE STREGHE IN MASSACHUSETTS
Tra il 1692 e il 1693 nei dintorni di Salem in Massachusetts furono arrestate circa 150 donne accusate di stregoneria. 19 di queste furono condannate a morte e giustiziate. Non furono messe sul rogo come avveniva in Europa, ma semplicemente impiccate.
In questa litografia di George H. Walker è mostrato il processo di una strega a Salem in Massachusetts
8) 10 OTTOBRE 2021: 19-ESIMA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, celebrata per la 19-esima volta il 10 ottobre, quest’anno Amnesty International ha richiamato l’attenzione sulla situazione delle donne nei bracci della morte, alle quali viene negata giustizia per la prolungata violenza fisica e sessuale che hanno subito, che in molti casi ha preceduto e provocato i crimini per cui sono state condannate.
“Molte donne vengono condannate a morte al termine di processi superficiali e iniqui che non seguono procedure corrette né considerano circostanze attenuanti i lunghi periodi di violenza e aggressioni sessuali cui sono andate incontro”, ha dichiarato Rajat Khosla, direttore delle ricerche di Amnesty International.
“Condannandole a morte, i sistemi giudiziari non solo comminano una pena orribile e crudele ma fanno anche pagare loro il prezzo della mancata azione contro la discriminazione che hanno subito. Inoltre, la mancanza di trasparenza sull’uso della pena di morte fa sì che le storie che conosciamo siano solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Khosla.
In molti casi, la mancata azione delle autorità rispetto a denunce specifiche così come alle prassi discriminatorie, ha dato luogo a una cultura di violenza che le donne attualmente nei bracci della morte sono state costrette a subire, continuando a essere emarginate anche nell’ambito del sistema di giustizia penale.
Per esempio Noura Hossein Daoud era stata condannata a morte nell’aprile del 2017 in Sudan per l’omicidio dell’uomo che era stata costretta a sposare quando aveva 16 anni e che, tre anni dopo il matrimonio, l’aveva stuprata, assistito da due fratelli e un cugino. Grazie a una campagna di Amnesty International e di altre organizzazioni, la condanna a morte di Noura è stata commutata. Altre donne non sono state così fortunate.
Zeinab Sekaanvand, una donna di origini curde, è stata messa a morte nel 2018 in Iran. Era andata in sposa da bambina e aveva subito per anni violenza sessuale da parte del marito e del cognato. Arrestata all’età di 17 anni e accusata dell’omicidio del coniuge, era stata condannata alla pena capitale al termine di un processo fortemente iniquo.
In alcuni stati, tra cui il Ghana, l’obbligatorietà della pena di morte per alcuni reati come l’omicidio impedisce alle donne di invocare la violenza di genere e la discriminazione subite come circostanze attenuanti.
In Malesia la maggior parte delle donne nei bracci della morte – tra cui molte straniere – sono state condannate per reati di droga, per i quali vige l’obbligatorietà della condanna alla pena capitale.
“Alla fine del 2020, 108 stati avevano abolito completamente la pena di morte. Il mondo sta rinunciando all’idea che gli stati abbiano il potere di negare il diritto di vita. Ma fino a quando ciascuno di loro non avrà abolito la pena capitale, la nostra campagna non avrà fine. Insieme possiamo contribuire a consegnare per sempre questa barbara sanzione ai libri di storia”, ha dichiarato Rajat Khosla.