FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU / ELLIS(ONE) UNIT
Numero 112 - Novembre 2003
SOMMARIO:
1) Azione urgente per Mohammad, vittima di un paradossale errore
2) Petizione: l'Italia e' ancora in debito verso la famiglia al-Sakhri
3) Da Kenneth Foster, nostro corrispondente nella Polunsky Unit
4) Avviso per i soci e i simpatizzanti di Torino: vediamoci al Sermig!
5) L'Europa auspica la moratoria tra tatticismi e sudditanza
6) La Corte Suprema sentenzierà per Guantanamo
7) Niente pena di morte per la giovane 'spia' di Guantanamo
8) Il goveno federale vuole la morte per Moussaoui
9) I processi contro i cecchini corrono verso la pena di morte
10) Uso politico della pena di morte: questa volta è più evidente
11) Annullata la sentenza di morte per Antonio Richardson
12) La vicenda di Raul immersa nella cultura della morte
13) Fissata la data per Singleton che fu sottoposto a cura forzata
14) Nuova sentenza di morte per Eugene Broxton
15) Peccato che i condannati a morte non siano animali...
16) Aboliti i manicomi, ora ci sono le carceri v
17) Sondaggi e statistiche
18) Notiziario: Missouri/Usa, Pakistan, Tailandia, Texas, Usa/Germania
1) AZIONE URGENTE PER MOHAMMAD , VITTIMA DI UN PARADOSSALE ERRORE
La mobilitazione in favore di Afsaneh Nouroozi (o Norouzi), cui abbiamo partecipato nello scorso mese, ha dato ottimi risultati. Si è appreso infatti che il braccio giudiziario del regime teocratico iraniano ha deciso di sospendere l'esecuzione della donna e di riesaminare il suo caso. Terremo i lettori al corrente degli sviluppi della vicenda di Afsaneh.
Adesso Amnesty International ci propone un'altra 'azione urgente': si tratta di mobilitarci per tentare di salvare Mohammad Ameen, in Pakistan. Mohammad potrebbe essere in imminente rischio di esecuzione. Il 31 gennaio del 2000, egli fu condannato a morte da una Corte Anti Terrorismo per il suo coinvolgimento in una rapina e un omicidio, avvenuti nel 1998 a Rawalpindi. All'epoca il ragazzo aveva 17 anni.
La legge internazionale proibisce la condanna a morte dei minorenni all'epoca del crimine. Inoltre, nel 2001, durante la visita in Pakistan del Segretario Generale di Amnesty International, il Presidente Musharraf annunciò la commutazione di tutte le condanne a morte emesse per persone che avevano meno di 18 anni al momento del crimine. Nonostante questo, la condanna a morte di Mohammad Ameen rimane ancora in vigore. La ragione di questa gravissima omissione è che l'età del ragazzo è stata oggetto di una serie di assurdi errori compiuti nel corso del suo iter giudiziario.
Quando il caso di Mohammad Ameen fu portato davanti alla Corte Anti Terrorismo a Rawalpindi, questa prese nota che l'età dell'accusato era di 17 o 18 anni. Nel 2001, Mohammad Ameen presentò appello contro la sentenza all'Alta Corte di Lahore. Pare che il giudice che presenziò all'appello confuse un rapporto medico di Mohammad Ameen con quello di una delle vittime del crimine e, da quel momento, ritenne erroneamente che l'età di Mohammad Ameen fosse di 30 anni.
Nel mese di giugno scorso è stato respinto un ricorso presentato alla Corte Suprema e il 16 ottobre il Giudice della Corte Suprema ha rifiutato di riesaminare il caso, affermando che la questione dell'età avrebbe dovuto essere sollevata già nel primo processo dalla difesa mentre la documentazione che comprova la minore età del ragazzo all'epoca del crimine è stata prodotta solo in fase di appello.
L'unica speranza per Mohammad Ameen è la concessione della grazia da parte del Presidente del Pakistan, al quale vi invitiamo pertanto a scrivere senza indugio, corredando i vostri messaggi con nome, cognome e indirizzo completo dei firmatari. Potete usare la posta (affrancatura per posta prioritaria euro 0,77) o il fax (non è detto che i numeri di fax indicati funzionino bene e a tutte le ore).
Vi proponiamo qui di seguito un testo che potete utilizzare:
President Gen. Pervez Musharraf
Pakistan Secretariat
ISLAMABAD - PAKISTAN
Fax: 0092 51 922 4768 / 922 4836
Dear President
Mohammad Ameen was sentenced to death by an Anti Terrorism Court on 31 January 2000 after being found guilty of involvement in a robbery and killing in Rawalpindi in 1998, when he was 17 years old. In December 2001, during a visit to Pakistan by Amnesty International's Secretary General, Irene Khan, you announced the commutation of all death sentences handed down for offences committed by juveniles. Despite this, Mohammad's death sentence was not commuted, due to a series of mistakes made by the courts, according to which he was described in legal papers as a 30 years old man.
On 16 October, the Chief Justice of Pakistan rejected Mohammad Ameen's request to reconsider his case, and now he may be executed in contravention of the law simply because of mistakes in the legal papers.
We therefore heartily beg you, dear President, to commute Mohammad Ameen's punishment, both to comply with your own decision, taken in December 2001, and in consideration of his actual extremely young age at the time of the crime. It would really be a shame for a nation to put a human being to death just because of mistakes during his judiciary case.
Respectfully
E' utile inoltre inviare copie della petizione a:
Justice Sheikh Riaz Ahmad
Chief Justice of Pakistan
Supreme Court
ISLAMABAD - PAKISTAN
Fax: 0092 51 9213452
S.E. Zafar Ali Hilaly
Ambasciatore della Repubblica Islamica del Pakistan
Via della Camilluccia, 682, 00135 Roma
Fax: 06 36301936
Traduzione della petizione: Mohammad Ameen fu condannato a morte da una Corte Anti-Terrorismo il 31/01/2000 dopo essere stato riconosciuto colpevole di coinvolgimento in una rapina e omicidio avvenuti a Rawalpindi nel 1998, quando egli aveva 17 anni. Nel dicembre 2001, durante una visita in Pakistan della Segretaria Generale di Amnesty International, Irene Khan, Lei annunciò la commutazione di tutte le condanne a morte comminate ai minorenni all'epoca del crimine. Nonostante ciò, la condanna a morte di Mohammad Ameen non fu commutata, a causa di una serie di errori commessi dalle corti, in base ai quali egli fu descritto nelle carte legali come un uomo di 30 anni. Il 16 ottobre il Giudice Supremo del Pakistan ha respinto la richiesta di Mohammad di riesaminare il suo caso, ed ora egli potrebbe essere giustiziato in contravvenzione della legge, solo per colpa di errori contenuti nei suoi documenti legali. La preghiamo pertanto con tutto il cuore, caro Presidente, di voler commutare la condanna a morte di Mohammad Ameen, sia per adempiere la Sua stessa decisione presa nel dicembre 2001, sia in considerazione dell'effettiva giovanissima età del condannato al momento del crimine. Sarebbe davvero una vergogna che una nazione mettesse a morte un essere umano solo a causa di errori commessi durante l'iter giudiziario.
2) PETIZIONE: L'ITALIA E' ANCORA IN DEBITO VERSO LA FAMIGLIA AL-SAKHRI
Come abbiamo denunciato nei numeri 109 e 111, l'oppositore siriano Muhammad Sa'id al-Sakhri, sua moglie Maysun Lababidi e i loro quattro bambini sono stati rimpatriati forzatamente in Siria, dalle autorità italiane, il 28 novembre del 2002. Avevano fatto richiesta d'asilo in Italia, ma la loro domanda di protezione non è stata esaminata secondo una procedura equa, soddisfacente e completa.
L'intera famiglia è stata arrestata al suo arrivo in Siria. La signora Maysun Lababidi e i quattro figli sono stati tenuti in prigione per diverse settimane, prima di essere rilasciati. Muhammad al-Sakhri è stato scarcerato solo il 13 ottobre scorso ed ora è insieme alla sua famiglia. È rimasto in carcere per circa undici mesi perché sospettato di appartenere all'Organizzazione della Fratellanza Mussulmana, per cui la legge siriana 49 prevede la pena di morte. Amnesty International ha ricevuto informazioni secondo le quali Muhammad Sa'id al-Sakhri è stato torturato e maltrattato durante la detenzione e non è mai stato portato di fronte a un tribunale.
Dopo il rilascio conseguito alle pressioni provenienti dall'Italia, i suoi diritti civili sono limitati dal momento che dovrà fare rapporto ad un dipartimento di sicurezza ogni 10 giorni. Vi saranno per lui anche altre restrizioni alla libertà di movimento.
La Sezione Italiana di Amnesty International ha lanciato una nuova petizione in favore di al-Sakhri: si chiede al nostro Governo di occuparsi della attuale situazione dell'oppositore siriano e di svolgere un'inchiesta che chiarisca le circostanze in cui fu negato il diritto di asilio alla famiglia al-Sakhri nel novembre 2002.
Invitiamo i nostri lettori a partecipare a questa nuova petizione. Scrivete, ad una o più delle seguenti autorità, lettere dal tono fermo ma cortese per chiedere il continuo e forte interessamento del nostro Paese al caso di Muhammad Sa'id al-Sakhri e una approfondita inchiesta sulla negazione del diritto di asilio alla famiglia al-Sakhri nel novembre del 2002. Un modo molto rapido di partecipare alla mobilitazione consiste nel firmare on line l'appello della Sezione Italiana di Amnesty international all'indirizzo:
www.amnesty.it/primopiano/siria
On. Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna, 370
00187 Roma
Fax 06 6783998
Onorevole Giuseppe Pisanu
Ministro dell'Interno
Palazzo del Viminale
00184 Roma
Fax: 06 4741717
Onorevole Franco Frattini
Ministro degli Affari Esteri
Piazzale della Farnesina, 1
00194 Roma
Fax: 06 36912006
3) DA KENNETH FOSTER, NOSTRO CORRISPONDENTE NELLA POLUNSKY UNIT
Cari amici italiani, qui negli Stati Uniti sono successe molte cose riguardo al movimento abolizionista. Di solito cerco di parlare di argomenti più leggeri e incoraggianti perché a volte le nostre menti sono troppo bombardate da questa lotta per la giustizia, e ogni tanto, come tutti, abbiamo bisogno di un intervallo e di riposare la mente. Questa è la ragione per cui di solito tratto altri temi, sapendo che in ogni caso il Comitato Paul Rougeau vi terrà informati su tutti gli avvenimenti più importanti. Tuttavia questa volta desidero fare alcune considerazioni sulla pena capitale.
La pena di morte è stata fatta a pezzi un po' alla volta. Più la si osserva da vicino e con attenzione, più vi si riscontrano discriminazioni e corruzione, e la procedura di assassinare innocenti e persone che non meritano la morte sta diventando meno facile per il Governo di quanto fosse un tempo. Ciò che però accade è che i media tacciono sugli avvenimenti più recenti. A volte ci sono fatti che non possono essere tenuti nascosti a causa della loro grandissima risonanza, come ad esempio ciò che è accaduto in Illinois agli inizi di quest'anno. Tuttavia, ci sono uomini che lasciano il braccio della morte e non se ne parla. Ciò è accaduto a Paul Colella, che è uscito dal braccio della morte qualche mese fa. A causa del comportamento scorretto dell'accusa e della polizia, gli è stato riconosciuto un annullamento della condanna: significa che il giudice della Corte d'Appello ha stabilito che egli meritava un nuovo processo. Conoscevo Paul e gli ho parlato prima che se ne andasse. A Paul sono stati offerti 20 anni di carcere dallo stato del Texas e lui, presa in considerazione la cosa e tenuto conto che ne ha già trascorsi 11, ha accettato. La ragione del suo consenso è che, se il Texas ha mentito e si è comportato scorrettamente una volta, lo farà di certo una seconda e quindi perché correre il rischio di finire nuovamente nel braccio della morte. Tra pochi anni lui se ne andrà a casa. C'è luce alla fine del suo tunnel. Lo stato cercherà il più possibile di proporre e ottenere patteggiamenti di questo tipo. Prima di tutto, risparmiano denaro rispetto a intentare un nuovo processo capitale. I processi capitali costano quasi mezzo milione di dollari nella maggior parte delle contee, e nella maggior parte degli stati un processo di appello costa circa un milione e mezzo di dollari. Naturalmente lo stato non vuole mai mettere subito in libertà una persona e così utilizzano l'incriminazione come tattica di terrore. Funziona con la maggior parte delle persone, perché gli orrori del braccio della morte sono troppo reali e familiari per non accettare offerte di patteggiamento. Paul non è stato il primo ad accettare e non sarà l'ultimo.
Alcuni mesi fa si scoprì che il Laboratorio Criminale della polizia di Houston era corrotto. Houston è la città al settimo posto in ordine di grandezza negli USA ed è responsabile del maggior numero di condanne a morte. Si scoprì che questo laboratorio di analisi trattava le prove in modo scorretto, le prove non venivano riposte in modo adeguato, i campioni di sangue uscivano dai contenitori e finivano sul pavimento e accadevano molte altre cose orribili. Fu condotta sul luogo una squadra di investigazione autonoma per esaminare queste faccende. Molte persone furono multate e licenziate. Su questo argomento ci furono titoloni sui giornali, ma adesso la cosa sta scivolando nel silenzio. Perché? E' ovvio - perché adesso circa 130 casi capitali, le cui prove furono alterate da questi fatti orribili, vengono di nuovo esaminati e certamente alcune persone verranno liberate. Questo laboratorio lavorava con i campioni di sangue (con il DNA) e con le prove balistiche. Molte persone saranno probabilmente scagionate perché a suo tempo prove alterate furono utilizzate nei loro processi. E' davvero tragico pensare che i responsabili hanno mandato uomini innocenti nel braccio della morte per anni e adesso se la cavano con una multa. Questa non è giustizia. I prigionieri vengono puniti e viene detto loro che devono considerarsi responsabili delle loro azioni, e invece c'è un altro tipo di misura e di peso per queste persone. Poi questo paese si chiede come mai i suoi cittadini non lo rispettano, vivendo apertamente una contraddizione.
Un'altra problematica che ha bombardato il sistema giudiziario del Texas è che vengono condannati a morte i ritardati mentali. Le corti hanno deliberato che non si può giustiziare un uomo il cui quoziente di intelligenza sia inferiore a 70. Molti uomini stanno ora facendo dei test e stanno venendone fuori. Un mio amico, Kenneth Morris, ha avuto una data di esecuzione fissata in aprile. Gli fu data una sospensione per fare il test di intelligenza e il suo punteggio è risultato di 57. Preghiamo che egli venga presto tolto dal braccio della morte.
Le violazioni e i trattamenti inumani stanno venendo alla luce. Circa un mese fa il nostro braccio della morte ha ricevuto un nuovo responsabile. Si chiama Biscoe. Sostituisce Zeller. Dicono che Biscoe sia un uomo di Dio, un ministro, e perciò speriamo che sia un segno che ci verrà riservato un trattamento più umano. Da quando siamo giunti in questa unità nel 2000 a seguito dell'evasione di alcuni detenuti nel 1998, siamo stati privati di tutto: la TV, la ricreazione in gruppo, la possibilità di fare qualche lavoretto manuale o artistico. Se volete saperne di più dell'evasione e del trattamento che ci viene riservato qui visitate il mio sito http://www.kennethfoster.de/e andate alla sezione "Steel Hell" (Inferno d'Acciaio). Da quando siamo venuti qui ci sono stati casi di tentato suicidio e diversi uomini hanno rinunciato ai loro appelli. Naturalmente questo è proprio ciò che lo stato vuole ed è la ragione per cui le persone devono continuare a combattere questi mezzi demenziali. Speriamo che Biscoe ripristini almeno i minimi diritti umani che ci sono dovuti. Certamente vi terrò informati.
Questi sono solo un po' di aggiornamenti sulle cose che stanno corrodendo il sistema e vi prego di rendervi conto che accadono solo perché le persone si preoccupano e sono disposte a lottare per la giustizia. Cominciamo ora a vedere i nostri sforzi ripagati. Quindi facciamo voto adesso di impegnarci più che mai per spegnere definitivamente questo "fuoco" che è la pena di morte. Credetemi: merita salvare delle vite e la vostra fede in questo aiuterà a trasformare le speranze in fatti. Che Dio vi benedica. Kenneth
4) AVVISO PER I SOCI E I SIMPATIZZANTI DI TORINO: VEDIAMOCI AL SERMIG!
Desideriamo informare tutti i nostri lettori che verrà realizzata a Torino una mostra delle poesie di Kenneth Foster. La mostra avrà luogo nei giorni sabato 13 e domenica 14 dicembre dalle 9:30' alle 18 e sarà ospitata nei locali del Sermig (Arsenale della Pace) di Torino in piazza Borgo Dora, 61.
In ciascuna delle giornate si terrà una conferenza su 'Pena di morte e diritti umani' alle 16:30'.
Insieme alle poesie di Kenneth verranno esposti anche i disegni del suo amico e compagno di prigionia Tony Ford (che fu intervistato da Kenneth per noi: forse ricorderete l'intervista pubblicata sul Foglio di Collegamento di febbraio).
Raccomandiamo a tutti coloro che risiedono nella zona di Torino di non mancare a questo importante evento e di PUBBLICIZZARLO il più possibile.
Per ulteriori informazioni contattate via e-mail Grazia Guaschino (mailto:guygre@libero.it).
5) L'EUROPA AUSPICA LA MORATORIA TRA TATTICISMI E SUDDITANZA
I paesi europei e l'Italia in particolare sono coscienti del compito che la storia ha loro affidato riguardo all'affermazione dei diritti umani e all'abolizione della pena capitale. Tuttavia il significato 'strategico' che ha assunto la pena di morte negli ultimi anni per i paesi che detengono il massimo potere sullo scenario mondiale, sembra bloccare nei momenti cruciali l'iniziativa dell'Italia e dell'Europa nelle sedi internazionali per stabilire la moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione della pena di morte. All'inizio di novembre, con una discussione e una votazione alla Camera che hanno visto per la prima volta il Parlamento italiano diviso in materia di pena di morte, è stato di fatto sancito un ulteriore rinvio dell'iniziativa europea, in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la dichiarazione della moratoria delle esecuzioni capitali.
E' ancora bruciante il ricordo della pessima figura fatta dai 15 stati membri dell'Unione Europea alla fine del 1999 quando decisero improvvisamente di ritirare la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali nel momento esatto in cui doveva essere discussa in seno all'Assemblea Generale dell'ONU (v. n. 73). Con una serie di fax, inviati il 16 novembre di quell'anno dai ministri degli esteri dei paesi dell'U. E. ai propri ambasciatori presso le Nazioni Unite, veniva annullato un lavoro pluriennale tendente ad ottenere la moratoria delle esecuzioni capitali per l'anno 2000, anno di grande significato simbolico che apriva un millennio carico di speranze riguardo al progresso della civiltà umana. La ragione ufficiale di questa ritirata disdicevole era di evitare il rischio che lo spirito della risoluzione per la moratoria risultasse compromesso da emendamenti limitativi apportati in aula o, addirittura, che la risoluzione venisse respinta ritardando di anni il processo abolizionista. Molti però avanzarono il sospetto più che fondato che la mossa dei governi europei conseguisse più che altro dalle pressioni dei paesi che dominano lo scenario mondiale i quali, mantenendo la pratica della pena di morte in contrasto con la tendenza mondiale all'abolizione, danno un lugubre segnale di onnipotenza.
Il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Cosimo Ventucci il 4 novembre scorso - a conclusione della discussione generale delle mozioni presentate alla Camera da maggioranza e opposizione riguardo alla moratoria delle esecuzioni - ha ribadito che l'Italia sarà parte attiva nell'Unione Europea per il rilancio nei prossimi anni dell'iniziativa per la moratoria. Ventucci ha affermato che la Presidenza italiana dell'Unione Europea si è adoperata intensamente per via diplomatica, fin dall'inizio del semestre di presidenza, per acquisire un consenso europeo all'iniziativa per la moratoria ma che "si è scontrata con il permanere di forti resistenze di partner" secondo i quali non esistono ancora le condizioni per un successo dell'iniziativa. Una mossa unilaterale dell'Italia su tale questione - secondo il nostro Governo - sarebbe inopportuna e controproducente. Essa inoltre "assumerebbe oggi il valore di una clamorosa rottura dell'unità dell'Unione Europea in un settore nevralgico della politica estera comune di cui saremmo, in quanto Presidenti in esercizio, doppiamente responsabili".
6) CORTE SUPREMA SENTENZIERA' PER GUANTANAMO
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha fatto sapere il 10 novembre che ha deciso di prendere in considerazione il primo dei ricorsi contro i provvedimenti presi dall'Amministrazione americana dopo l'11 settembre 2001. Il ricorso verrà discusso in primavera e la decisione è attesa per l'estate.
Il Governo di Bush sostiene con fatica lo scandalo del campo di concentramento di Guantanamo non solo nei confronti dell'opinione pubblica mondiale ma anche nei confronti dei paesi alleati degli Stati Uniti nella 'guerra al terrore'. La sua politica potrebbe ricevere un duro colpo dall'interno se venisse accolto dalla Corte Suprema il ricorso di 16 detenuti australiani, inglesi e kuwaitiani contro il divieto di accedere alle normali corti di giustizia per i 700 detenuti del Campo Delta all'interno della base USA di Guantanamo Bay nell'isola di Cuba. Gli esperti ritengono che il ricorso abbia le carte in regola per essere accolto, anche se la Corte Suprema a maggioranza conservatrice dopo l'11 settembre 2001 ha dimostrato di essere favorevole alla politica di 'sicurezza' governativa.
La difesa del Governo, che ha un appiglio soltanto in un precedente della II Guerra mondiale malamente applicabile alla vicenda attuale, è affidata al Procuratore Generale degli USA Ted Olson la cui moglie è morta su uno degli aerei dirottati l'11 settembre 2001. Olson argomenta che consentire ai detenuti di Guantanamo di controbattere la politica di Bush nelle corti di giustizia comprometterebbe i 'poteri di guerra' del Presidente.
La Corte Suprema federale farà inoltre sapere se intende prendere in considerazione altri due ricorsi contro la politica dell'attuale Amministrazione. Uno dei ricorsi è stato avanzato nell'interesse di Yasser Esam Hamdi, un saudita di nascita americana, probabilmente catturato in Afganistan, detenuto a tempo indeterminato su navi militari, senza accesso ad un avvocato difensore, a partire dall'aprile del 2002. Per Hamdi in gennaio la Corte federale d'Appello del Quarto Circuito con sede in Virginia ha sentenziato che egli non aveva diritto ad un avvocato e non poteva contestare lo stato di detenzione. Un altro ricorso alla Corte Suprema è stato avanzato dal Centro per gli Studi sulla Sicurezza nazionale e contesta il rifiuto dell'Amministrazione di rilasciare informazioni - anche sulle identità - riguardo a centinaia di persone, per lo più immigranti di religione islamica, detenute senza accuse a tempo indeterminato dopo i fatti dell'11 settembre 2001.
Amnesty International ha salutato con soddisfazione la decisione della Corte Suprema USA di prendere in considerazione il ricorso dei prigionieri di Guantanamo ed ha ribadito la richiesta di conferire a tali detenuti lo stutus di prigionieri di guerra e di riconoscere loro i diritti derivanti dalle Convenzioni di Ginevra del 1949. Amnesty chiede inoltre agli Stati Uniti di rinunciare all'uso dei tribunali militari istituiti da Bush, di celebrare i processi per coloro che si sono macchiati di crimini di guerra davanti a corti regolari, con tutte le garanzie di una adeguata difesa legale, e di rilasciare coloro per i quali non vi sono accuse. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa - unica organizzazione che ha avuto accesso ai detenuti di Guantanamo - chiede che ad essi vengano riconosciuti pienamente i diritti dei prigionieri di guerra, tra cui quello di essere liberati al termine delle ostilità.
Per diminuire la pressione internazionale contro la detenzione a Guantanamo, il governo degli Stati Uniti sta trattando con diversi stati esteri la restituzione di una parte dei prigionieri. Ciò potrebbe comportare un peggioramento delle già tragiche condizioni di detenzione delle persone trasferite. Non si vogliono infatti lasciare liberi degli uomini che - per il solo fatto di essersi inaspriti in una terribile e umiliante prigionia - potrebbero costituire un pericolo per gli Stati Uniti. Un funzionario governativo ha dichiarato a questo proposito: "E' pericoloso lasciarli semplicemente liberi nelle strade, perciò stia-mo lavorando con gli altri governi per raggiungere degli accordi. La realtà è questa nella guerra globale al terrore, e gli altri paesi devono accettare la responsabilità di assumersi il proprio ruolo." Secondo fonti diplomatiche il Pentagono pretenderebbe non solo che gli uomini trasferiti fossero tenuti in prigione ma che fossero isolati in condizioni durissime.
7) NIENTE PENA DI MORTE PER LA GIOVANE 'SPIA' DI GUANTANAMO
Smentendo le voci circolate in un primo tempo, le autorità americane hanno detto che non verrà richiesta la pena di morte per Ahamad al-Halabi, un immigrante siriano interprete dell'Aeronautica militare americana. Il ventitreenne al-Halabi ha lavorato per 9 mesi nel Campo Delta di Guantanamo Bay prima di essere arrestato nel luglio scorso con l'accusa di essere una spia. L'interessato non lo sapeva ma era stato spiato in continuazione e le 'prove' contro di lui sono state raccolte durante tutto il suo soggiorno a Guantanamo. E' in attesa del processo davanti ad una corte marziale nella base dell'Aeronautica di Vandenberg in California.
Ad Al-Halabi sono state contestati 30 reati, tra il quali il possesso di materiale riservato, il tentativo di inoltrare 180 messaggi provenienti dai prigionieri e l'aver avuto contatti non approvati con i detenuti. La famiglia di al-Halabi sostiene che il giovane ha la sola 'colpa' di essersi reso conto delle pessime condizioni in cui vivono i prigionieri, di aver avuto pietà verso di loro tentando di alleviare un poco la loro sofferenza. In effetti le dichiarazioni della direzione del Campo Delta tendono ad avvalorare l'ipotesi che la peggiore trasgressione di al-Halabi è proprio di aver 'simpatizzato con il nemico'.
Per prevenire l'insorgenza di legami affettivi con i detenuti le guardie vengono ruotate con regolarità e tutti i movimenti e i contatti all'interno della struttura vengono minuziosamente controllati. Sono inoltre operanti dei gruppi di sostegno psicologico cui i militari possono rivolgeri se si sentono toccati dalle suppliche dei prigionieri o se scoprono di avere una qualche simpatia per loro. Gli ufficiali hanno l'ordine di rilevare precocemente segni di 'simpatia da stress' nei loro uomini. Si sostiene che se Ahamad al-Halabi fosse ricorso a chi poteva sostenerlo psicologicamente non si troverebbe nei guai. Dopo al-Halabi sono state arrestate altre due persone sospettate di avere simpatie per i prigionieri di Guantanamo, il capitano James Yee, un amato cappellano islamico, e un traduttore arabo civile, tale Ahmed Mehalba.
8) IL GOVENO FEDERALE VUOLE LA MORTE PER MOUSSAOUI
Il processo contro Zacarias Moussaoui è stato fermato in attesa della decisione della Corte federale di appello del Quarto circuito in merito al ricorso del Governo americano contro il divieto imposto dalla Giudice Brinkema di richiedere la pena di morte e di presentare prove che leghino l'accusato agli attentati dell'11 settembre 2001. Ricordiamo che il divieto della Brinkema consegue al rifiuto del Governo federale di consentire le testimonianze a discarico di tre esponenti di al Qaeda detenuti in incommunicado in luoghi sconosciuti (vedi nn. 110 e . 111 ). Un'udienza in merito si terrà il 3 dicembre.
Si è saputo che lo stesso F.B.I ritiene che l'imputato non sia implicato negli attentati dell'11 settembre 2001 e che sia una figura di secondo piano all'interno di al Qaeda. Contro di lui - designato a fungere da unico capro espiatorio per i massacri dell'11 settembre 2001 - ci sarebbe il sospetto che si preparasse per un attentato da compiersi in epoca successiva.
Il 31 ottobre l'accusa ha parzialmente rivelato il contenuto del ricorso che ha presentato alla Corte di Appello in cui si chiede di consentire la pena di morte per Moussaoui. "Anche se i diritti di questo terrorista reo confesso devono essere indubbiamente protetti, il sistema criminale deve essere messo in grado di lavorare in favore delle vittime," si legge nel ricorso in cui si afferma che la decisione della giudice "manda uno sconvolgente messaggio" ai familiari delle vittime e impedisce loro di testimoniare la perdita subita. A questo proposito sappiamo che gli accusatori federali si sono sobbarcati il grosso lavoro di intervistare centinaia di familiari di coloro che perirono l'11 settembre 2001 preparandone 40 a testimoniare nel processo contro Moussaoui.
9) I PROCESSI CONTRO I CECCHINI CORRONO VERSO LA PENA DI MORTE
"Chi ha premuto il grilletto?" La risposta a questa domanda, secondo la legge della Virginia, fa la differenza tra l'ergastolo e la pena di morte. Tuttavia l'accusa ha sostenuto che la legge deve essere forzata per infliggere la pena capitale a John Allen Muhammad, il primo dei due cecchini andati sotto processo per aver terrorizzato, in un periodo di tre settimane nell'ottobre del 2002, una vasta area negli stati del Maryland, della Virginia e di Washington, sparando con un fucile di precisione ai passanti. Muhammad ed il suo complice diciassettenne Lee Boyd Malvo sono sospettati di aver fatto in quella occasione 10 morti e 3 feriti. Sono sospettati anche di essere gli autori di altri 10 attacchi, con 3 morti, avvenuti precedentemente in Alabama, Georgia e Louisiana.
Come abbiamo commentato nel n. 103 , il clima parossistico creatosi nell'ottobre 2002 fece scatenare, al momento della cattura dei due cecchini, una gara feroce tra la Virginia, il Maryland e il Governo federale per decidere chi dovesse processare per primo i sospettati e quali accorgimenti legali dovessero essere adottati per assicurarsi che costoro non sfuggissero alla pena di morte. Anche se il maggior numero di vittime si ebbe in Maryland (6 contro le 3 della Virginia), con l'approvazione del Ministro della Giustizia degli Stati Uniti John Ashcroft si decise di processare i due in Virginia, sia perché in quello stato esistevano leggi che consentivano di condannare a morte anche il minorenne Malvo, sia perché lì le corti sono conosciute per essere tra le più inclini a sfornare sentenze di morte, sia infine perché le condanne capitali emesse in Virginia vengono eseguite molto più sicuramente e molto pù velocemente che in qualsiasi altra giurisdizione.
Il processo contro John Allen Muhammad si è aperto nella Contea di Prince William in Virginia il 20 ottobre scorso con l'accusa di aver ucciso il signor Dean Meyers ad una pompa di benzina il 9 ottobre del 2002. Muhammad, partito col piede sbagliato assumendosi il carico della propria difesa legale, in seguito ha pensato bene di rimettersi agli avvocati d'ufficio che gli sono stati assegnati. L'accusa ha esibito 130 testimoni e 400 reperti nell'arco di tre settimane senza produrre nessuna prova concreta che Muhammad abbia sparato effettivamente a Meyers. Tuttavia le fotografie agghiaccianti dei cadaveri delle numerose vittime, incluse alcune relative alle autopsie, e le deposizioni dei parenti in lacrime hanno avuto un forte impatto emotivo sulla giuria. I sei testimoni della difesa sono stati escussi in meno di tre ore.
L'accusatore Paul Ebert ha sostenuto che il duo Muhammad-Malvo costituiva un'unica 'macchina assassina' e che quindi era irrilevante stabilire chi avesse premuto il grilletto. Il ragazzo Malvo sarebbe stato semplicemente un burattino nelle mani dell'adulto Muhammad che aveva su di lui un grande ascendente. La tesi dell'accusa è stata accolta dal Giudice presidente LeRoy F. Millette Jr. il quale ha istruito la giuria affermando che contro l'accusato può essere chiesta la pena capitale.
E' stata avanzata dal procuratore Ebert una seconda incriminazione contro Muhammad: quella di aver violato una legge 'anti-terrorismo' approvata in Virginia dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001. Sebbene lo scopo di tale legge - che prevede la pena di morte anche per persone che hanno partecipato a complotti letali senza uccidere personalmente nessuno - sia quello di punire gli appartenenti ad organizzazioni che usano la leva terroristica per scopi politici, secondo Ebert il suo dettato si applicherebbe all'operato dei cecchini. In realtà la folle coppia di cecchini non costituiva un'organizazione e non aveva nessuno scopo politico, anzi non aveva nessun obiettivo realistico, perché non era sensato il tentativo di estorcere 10 milioni di dollari alle autorità. Anche questa seconda accusa capitale è stata comunque avallata dal Giudice Millette.
Anche se il Giudice Millette ha avallato le richieste dell'accusa, la stampa culturalmente più avanzata e numerosi esperti di legge hanno criticato la forzatura che è stata fatta sulla legislazione vigente in Virginia per consentire la condanna a morte di Muhammad. Non appena verrà emessa una condanna capitale, tali forzature potranno costituire materia di un appello.
A conclusione del dibattimento, il 14 novembre la giuria ritiratasi in camera di consiglio non è riuscita a concludere il suo lavoro in giornata e riprenderà la discussione del caso dopo il week end. Ci aspettiamo un sentenza di morte per Muhammad.
Mentre si avvia alla conclusione il processo a Muhammad, è cominciato il processo contro il giovane Lee Boyd Malvo. Respinte le obiezioni preliminari sull'incostituzionalità dalle condanna a morte dei minorenni e sulla inammissibilità della confessione abilmente estorta al ragazzo dalla polizia in assenza di un avvocato difensore (v. n. 107), il procedimento a carico di Malvo si è aperto in Virginia il 10 novembre, con la selezione dei giurati, poco lontano dalla corte che giudica Muhammad.
All'apertura del procedimento l'imputato si è dichiarato 'non colpevole' alla Giudice presidente Jane Marum Roush. La strategia difensiva degli avvocati di Malvo si baserà sull'incapacità mentale dell'imputato che sarebbe stato plagiato da Muhammad. Questa tesi difensiva coincide sorprendentemente con la tesi accusatoria nei confronti di John Allen Muhammad.
Già si preannunciano schermaglie tra vari periti psichiatrici. La giudice Roush ne ha nominati d'ufficio due per l'accusa in modo che possano controbattere le tesi degli esperti che saranno chiamati a testimoniare dalla difesa.
I difensori vorrebbero che Muhammad fosse chiamato a presenziare al processo di Malvo per rendere tangibile la possibilità che questi abbia potuto influenzare pesantemente l'accusato.
10) USO POLITICO DELLA PENA DI MORTE: QUESTA VOLTA E' PIU' EVIDENTE
Mentre si svolgono i processi di Lee Boyd Malvo e John Allen Muhammad, sta accadendo in Virginia un fatto a dir poco scandaloso: il caso di Malvo - che aveva 17 anni all'epoca dei crimini - viene apertamente sfruttato, in occasione di una campagna elettorale, da parte del repubblicano Thomas Dix Jr., per screditare il suo concorrente democratico Lynwood Lewis. Entrambi competono per ottenere un posto vacante in Parlamento. Ebbene, Dix sta inviando a migliaia di elettori in Virginia dei volantini composti da due pagine, sui quali appare la fotografia di Malvo incatenato e brani di giornali che descrivono il suo coinvolgimento nei crimini commessi. Su un lato dei volantini è scritta la seguente frase: "Il liberale Lynwood Lewis non ritiene che il cecchino Lee Boyd Malvo debba andare incontro alla pena di morte..." e sull'altro lato si dice che Mr. Lewis ha detto ad un quotidiano "di opporsi alla condanna a morte di chiunque sia al disotto dei 18 anni, incluso il cecchino Lee Boyd Malvo."
Lewis, interpellato sull'argomento, ha dichiarato di aver risposto a un questionario inviato da un giornale ai candidati, in cui era compresa la domanda sulla loro posizione riguardo alla pena di morte. Egli aveva detto di essere favorevole alla pena capitale, ma non per i minorenni.
Lewis ha anche dichiarato di essere rimasto sconvolto nel constatare come una tragedia nazionale sia stata politicizzata, perché questo comportamento disonora le vittime, che vengono usate a scopo politico. In effetti, un gesto così basso, che non esita a sfruttare il dolore dei familiari delle vittime dei crimini di Malvo e Muhammad, che già in questi giorni è certamente inasprito dallo svolgimento dei processi, è veramente inaudito. Sembra proprio che non vi siano limiti alla mancanza di etica nelle competizioni elettorali. In realtà però si tratta soltanto, purtroppo, di una speculazione questa volta fatta in modo più evidente e spudorato del solito, ma, come ben sanno tutti coloro che osservano con un po' di attenzione le vicende americane, la pena di morte è stata sempre, e soprattutto, una questione politica. I vari governatori, accusatori, giudici e parlamentari, i candidati a qualsiasi posizione politica o giudiziaria, molto spesso non esitano a sfruttare il dolore di qualsiasi essere umano, sia egli vittima o presunto criminale, appoggiando la pena di morte con ogni mezzo, solo per ottenere un maggior numero di voti.
(Grazia)
11) ANNULLATA LA SENTENZA DI MORTE PER ANTONIO RICHARDSON
Tra febbraio e marzo del 2001 il nostro Comitato si è impegnato attivamente per scongiurare l'esecuzione di Antonio Richardson che sarebbe stato il più giovane al momento del delitto ad essere 'giustiziato' dal 1977 in poi (v. n. 83). Antonio Richardson, che aveva appena compiuto sedici anni, era al limite del ritardo mentale e neurologicamente compromesso al momento in cui partecipò allo stupro e all'uccisione di due giovani donne. Nonostante le attenuanti costitute dalle terribili condizioni in cui si era svolta la vita del ragazzo, il governatore del Missouri si rifiutò di intervenire e il 7 marzo di quell'anno Antonio giunse ad un soffio dall'esecuzione. Una sequenza al cardiopalma con un serie di sospensioni e di annullamenti delle sospensioni si concluse a notte fonda con uno 'stay' deciso dalla Corte Suprema federale (e una vittoria per i suoi bravissimi avvocati).
Ora, il 27 ottobre scorso la Corte Suprema del Missouri all'unanimità ha annullato la sentenza di morte di Antonio Richardson - insieme ad altre due sentenze capitali - perché fu comminata da un giudice e non da una giuria (vedi ad es. n. 110 . Il giovane risulta ora condannato al carcere a vita senza possiblità di uscita sulla parola. Due altre sentenze capitali erano state annullate un mese prima dalla stessa corte per lo stesso motivo.
La storia potrebbe non essere finita: il ricorso dell'Arizona alla Corte Suprema federale contro l'annullamento di oltre 100 sentenze capitali in tre stati (v. n. 111) potrebbe avere come conseguenza indiretta la revoca della decisione favorevole per Antonio Richardson. Ci aguriamo vivamente che ciò non accada.
12) LA VICENDA DI RAUL IMMERSA NELLA CULTURA DELLA MORTE
In Texas è stata fissata la data di esecuzione per Raul Omar Villareal che aveva 17 anni nel 1993 quando, con altri cinque giovani le cui età andavano dai 14 ai 18 anni, partecipò allo stupro e all'uccisione di due ragazze di 14 e 16 anni, Jennifer Ertman e Elizabeth Pena. Le ragazze furono strangolate con una cinta e un laccio da scarpe.
Nell'udienza per la fissazione della data, il giudice Mike Anderson ha detto al condannato in catene: "Hai commesso un crimine contro due giovani e contro l'intera comunità il 24 di giugno" e dal momento che il crimine ha reso la famiglia e gli amici delle ragazze uccise "terrorizzati all'avvicinarsi del 24 giugno, io scelgo tale data per la tua esecuzione. Così avrai un'idea di che cosa essi provano riguardo a questa data."
Il padre di Jennifer ha plaudito salutando militarmente il giudice.
Il caso di Villareal costituì una pietra miliare nel riconoscimento dei 'diritti' delle vittime del crimine. In gran parte grazie agli sforzi di Randy Ertman, nel Texas i parenti degli assassinati hanno aquisito la facoltà di fare dichiarazioni accusatorie nel corso dei processi capitali e di presenziare alle esecuzioni. Fuori dell'aula, Ertman ha dichiarato che lui e la moglie Sandy assisteranno all'esecuzione di Villareal ad Huntsville. Anche i genitori di Elizabeth saranno lì.
"E' una cortesia che ci ha fatto di stabilire per la morte di costui la stessa data in cui morirono le nostre figlie," ha detto Randy Ertman. "Lui se ne andrà in modo molto più dolce, ma ritengo che il giudice abbia fatto molto bene a decidere così."
"Questa è la ragione per cui abbiamo la pena di morte. Egli deve essere giustiziato, ed ora ciò sta per avvenire." Ha aggiunto Ertman. "Dopo aver aspettato per 10 anni, 6 mesi sono niente."
Adolph Pena gli ha fatto eco. "E' stato un tempo molto lungo. Ma ora mi sento meglio," ha detto. "Ho aspettato tanto questo momento, tanto."
La madre di Raul Villareal, Luisa, si è sforzata di reprimere il pianto e non ha fatto nessuna dichiarazione. Ma l'abolizionista Dave Atwood ha detto: "Ogni qual volta viene fissata una data di esecuzione si crea un altro gruppo di vittime."
13) FISSATA LA DATA PER SINGLETON CHE FU SOTTOPOSTO A CURA FORZATA
In Arkansas è stata fissata per il 6 gennaio la data di esecuzione di Charles Singleton, un malato mentale grave che è il più anziano ospite del braccio della morte di quello stato essendovi entrato 23 anni fa. Singleton è stato curato forzatamente per consentirgli di riacquistare un minimo di consapevolezza, che è anche la consapevolezza necessaria per essere 'giustiziato'. L'ultimo appello degli avvocati del condannato alla Corte Suprema federale è stato respinto in ottobre, lasciando in vigore la decisione presa a stretta maggioranza dalla Corte di Appello federale dell'Ottavo circuito che aveva ritenuto accettabile la prosecuzione del trattamento forzato fino al punto di rendere il condannato idoneo per l'esecuzione.(vedi nn. 105 e . 111 ). Attualmente Sigleton assume senza costrizione i suoi farmaci.
14) NUOVA SENTENZA DI MORTE PER EUGENE BROXTON
Eugene Broxton, sottoposto in Texas ad un nuovo processo dopo l'annullamento della sentenza di morte da lui ricevuta nel 1992, è stato di nuovo condannato a morte il 14 novembre da una giuria composta di soli bianchi. Nel primo processo contro Broxton lo psicologo dott. Quijano aveva testimoniato per l'accusa attestando la futura pericolosità dell'imputato anche in ragione del fatto che egli è di razza nera. Per Broxton è stata ripetuta solo la fase del processo per l'inflizione della pena, non essendo stata annullata la sentenza di colpevolezza.
Sono sei gli imputati per cui la testimonianza razzista del dott. Quijano ha portato ad una condanna a morte poi annullata. Oltre a Broxton altri due di questi detenuti sono stati riprocessati per l'inflizione della pena, anche per costoro si è avuta una nuova sentenza di morte.
Eugene Broxton, che in prigione ha compiuto un percorso di ravvedimento, ha stabilito una corrispondenza con diverse persone al di fuori del carcere ed oggi ha numerosi sostenitori anche nel nostro paese.
15) PECCATO CHE I CONDANNATI A MORTE NON SIANO ANIMALI...
L'Associazione Americana dei Medici Veterinari in Tennessee ha bandito l'uso di una sostanza chimica, il bromuro di pancuronio, per le eutanasie da praticare sugli animali domestici. Pare infatti che recenti studi, effettuati sia da medici che da veterinari, abbiano dimostrato che questa sostanza, che ha il compito di paralizzare i muscoli volontari delle creature a cui viene somministrata, possa procurare terribili sofferenze in quanto la paralisi muscolare impedisce di manifestare le proprie sensazioni mentre provoca un graduale soffocamento per l'impossibilità di utilizzare i muscoli dell'apparato respiratorio. E' pertanto molto crudele infliggere una simile lenta agonia agli animali da sopprimere. Non tutti sono convinti che questa sostanza possa procurare tale sofferenza se associata ad altre che inducono la narcosi, ma, nell'attesa di una definitiva soluzione del dibattito, si è deciso di sospendere l'uso del bromuro di pancuronio nelle eutanasie degli animali e di sostituirla con dosi massicce di pentobarbitale. Peccato che il bromuro di pancuronio sia anche una delle tre componenti del cocktail letale utilizzato per le esecuzioni dei condannati a morte! Bene, sarebbe logico pensare che una simile scoperta, induca immediatamente a cambiare le sostanze usate nelle iniezioni letali. Invece ancora una volta dobbiamo ricrederci e prendere atto della mancanza di prudenza e di umanità del sistema penale americano. Nell'attesa di una sentenza ufficiale sulla questione da parte delle corti di giustizia (Abu-Ali Abdur' Rahman, condannato a morte in Tennessee ha presentato istanza contro l'uso di questo farmaco), i boia americani continueranno ad usare tranquillamente il bromuro di pancuronio. Solo in Texas sono previste una mezza dozzina di esecuzioni prima di Natale e il Dipartimento di Giustizia potrebbe, senza dover chiedere l'autorizzazione a nessuno, modificare la composizione delle iniezioni letali (in fondo non si tratterebbe di risparmiare la vita ai condannati, ma solo di dargli con maggiore probabilità una morte indolore, come finora sbandierato dai sostenitori della pena di morte). Purtroppo una simile iniziativa non verrà presa, nonostante le sollecitazioni provenienti dalla stampa e dagli abolizionisti.
La giustificazione fornita dai funzionari del Tennessee per il rifiuto di cambiare il cocktail letale, è che la sospensione dell'uso del bromuro di pancuronio è stata decisa per gli animali domestici mentre i condannati a morte non possono essere annoverati nella categoria "animali domestici"!
(Grazia)
16) ABOLITI I MANICOMI, ORA CI SONO LE CARCERI
Negli anni sessanta all'epoca di John Kennedy, grazie al progresso della civiltà, è cominciato negli Stati Uniti un processo di liberazione dei malati di mente. Man mano che si chiudevano i manicomi centinaia di migliaia di persone psichicamente inferme venivano restituite alla vita civile. Queste persone sfuggivano a dure condizioni di vita e, spesso, a trattamanti brutali. Tuttavia nella maggior parte dei casi esse non sono state adeguatamente seguite e curate. Continui tagli dei fondi per le cure psichiatriche hanno lasciato allo sbando persone fragili che a volte diventano socialmente fastidiose o pericolose. Di qui una progressiva nuova istituzionalizzazione dei malati mantali. Questa volta nelle carceri.
Oggi si stima che i malati mentali gravi in carcere negli Stati Uniti siano oltre 300 mila, quasi uno su cinque detenuti. Oltre 700 mila malati mentali ogni anno passano per le prigioni. I prigionieri con problemi mentali frequentemente sono vittime di aggressioni ed abusi da parte degli altri detenuti e delle guardie e di abbandono da parte del personale. Le condizioni psichiche dei prigionieri si deteriorano progressivamente. Il risultato da un punto di vista umano, terapeutico e dei diritti umani è sconvolgente.
Un rapporto agghiacciante di Human Rights Watch uscito in ottobre punta il dito sull'atteggiamento unicamente punitivo con cui si trattano i malati mentali che commetto piccole o grandi infrazioni e conclude che l'incommensurabile sofferenza dei malati psichici detenuti non solo è inumana ma anche non necessaria. Ci sono moltissimi malati mentali non violenti che potrebbero essere seguiti al di fuori del carcere da apposite strutture alleggerendo il carico dei servizi psichiatrici carcerari, questi potrebbero così migliorare la qualità delle prestazioni in favore dei malati di mente detenuti.
17) SONDAGGI E STATISTICHE
Negli Stati Uniti per il secondo anno consecutivo la percezione del pericolo criminale nella popolazione americana è in aumento nonostante il fatto che il tasso effettivo di criminalità si sia mantenuto basso e costante. Specialmente tra le donne e le persone con scarso reddito è aumentata la paura di scendere per stada di notte nelle vicinaze della propria abitazione. Secondo i dati del Ministero della Giustizia la criminalità non è mai stata così bassa da 30 anni a questa parte. L'F.B.I. conferma questi dati anche se nota un leggero aumento dei delitti nel 2002: 11,9 milioni di crimini rappresentano un aumento di meno dell'1% rispetto al dato del 2001. Il numero di crimini è del 4,9% più basso che nel 1998 e del 16% più basso che nel 1993. I crimini violenti sono stati 1,4 milioni nel 2002, l'1% in meno rispetto all'anno precedente, gli omicidi sono però aumentati di circa l'1% arrivando a 16.204. Come abbiamo discusso nel n. . 108 , la diminuzione della criminalità è dovuta in parte alla carcerazione di massa, fenomeno che può produrre nei prossimi anni una drammatica inversione di tendenza.
Il numero di condanne capitali continua a diminuire: contiamo 159 condanne a morte inflitte nel 2002 contro le 163 del 2001. Tra il 1994 e il 2000 si è avuta una media di 297 condanne a morte ogni anno.
18) NOTIZIARIO
Missouri/Usa. In pericolo la sentenza che ha graziato Chris Simmons.
Il famigerato Ministro della Giustizia del Missouri, Jay Nixon, è ricorso alla Corte Suprema federale contro la storica decisione, presa dalla Corte Suprema del suo stato dello scorso agosto, che proibisce la pena di morte per i minorenni all'epoca del crimine. La sentenza si riferiva all'evoluzione dei criteri interpretativi della Costituzione. Oggi la pena di morte per i minorenni - secondo la massima corte del Missouri - è da considerarsi una pena crudele e inusuale e quindi inammissibile (v. n. . 110 ). Se il ricorso di Nixon venisse accolto, si riaprirebbe il caso tormentato di Chris Simmons, minorenne all'epoca del delitto.
Pakistan. Condana a morte per blasfemia.
L'11 novembre Niaz Ahmad, un uomo di 50 anni che viveva in un paesino del sud est del Pakistan, è stato condannato a morte e alla multa di 50 mila rupie per aver proferito frasi blasfeme all'indirizzo del Profeta Maometto mentre si trovava in un chiosco per la mescita del tè. Alcuni compaesani lo hanno denunciato alla polizia. Durante il processo l'accusato ha negato di essersi macchiato di blasfemia ma 10 persone hanno testimoniato contro di lui. Si ritiene che centinaia di persone siano in carcere in Pakistan per aver violato la legge che proibisce la blasfemia, la maggioranza delle quali cristiane o appartenenti ad altre religioni minoritarie.
Tailandia. L'iniezione letale sostituisce il mitra.
Domenica 19 ottobre i monaci buddisti hanno irrorato con l'acqua santa alcuni mitra presso la prigione di Bangkok nel momento in cui l'iniezione letale sostituiva ufficialmente la fucilazione come metodo per l'esecuzione delle sentenze capitali. Nel frattempo 319 palloni colorati venivano liberati nel cielo a rappresentare le anime dei condannati 'giustiziati' nel paese negli ultimi 71 anni le quali - si spera - siano volate in paradiso. Prima d'ora un singolo boia eseguiva le sentenze con un mitra. Le esecuzioni sono piuttosto rare in Tailandia perché le autorità tendono a conformarsi ai precetti buddisti che vietano l'uccisione di qualsiasi essere vivente. Nel momento attuale però 69 condannati hanno esaurito gli appelli e potrebbero essere giustiziati da un momento all'altro. Il braccio della morte della Tailandia ha cominciato a riempirsi dal 1995, dopo una moratoria di otto anni. Ora ha quasi un migliaio di 'ospiti'. Oggi le le sentenze di morte sono irrogate frequentemente per punire il traffico di anfetamine, considerate un flagello nazionale.
Texas. Chiusa l'istruttoria sul Laboratorio della Polizia di Houston senza procedimenti penali.
Un Gran Juri della Contea di Harris ha concluso la sua indagine sul Laboratorio criminale del Dipartimento della Polizia di Houston senza avanzare nessuna incriminazione ma criticando vigorosamante la gestione del laboratorio (v. nn. 105 e . 106 ). Nell'arco di sei mesi la giuria ha controllato oltre mille casi criminali e sentito 67 testimoni rilevando 'grossolane carenze di gestione e incompetenza' e 'totale mancanza di preoccupazione per i gravi errori commessi da determinati membri dello staff del laboratorio'. "Anche se appaiono criminali, questi comportamanti non raggiungono il livello che comporta una denuncia penale" ha dichiarato leggendo da una nota scritta il membro della giuria Joe King. Durante l'inchiesta sono stati sentiti personaggi di primo piano come l'ex Capo della polizia C. O. Bradford, il Procuratore distrettuale Chuck Rosenthal e lo psichiatra Park Diez. Costui - noto per essere utilizzato dagli accusatori per ottenere condanne in casi di 'alto profilo' - aveva rilasciato testimonianze inaccurate durante il processo di Andrea Pia Yates, la madre che aveva annegato i suoi cinque figlioletti (v. n. 95 ). In particolare le inchieste sul laboratorio del polizia di Houston hanno riguardato il modo pietoso in cui venivano effettuati i test del DNA. Ma mano che si procede nella verifica di un certo numero di casi (scelti tra oltre 3000) in cui le prove del DNA ebbero un peso rilevante, si scoprono errori di diversa gravità commessi dai tecnici del laboratorio inquisito. Nessuna verifica si è potuta effettuare in una ventina di casi perché i reperti biologici sono stati distrutti o smarriti. Su 378 casi scelti per essere verificati, sono state completate 74 verifiche, 18 di esse hanno dato risultati difformi da quelli originali, in 13 i reperti risultano smarriti, in 8 casi i reperti sono stati distrutti.
Texas. La Corte Suprema si rifiuta di considerare l'appello di Nanon Williams.
Rimandando ancora una volta il problema di discutere a fondo la liceità costituzionale della pena di morte per i minorenni all'epoca del crimine (v. ad es. n. . 101 , "Strenua ..." ) , la Corte Suprema federale ha rifiutato di prendere in considerazione l'appello di Nanon Williams, condannato a morte in Texas per un omicidio nel corso di una rapina che avrebbe commesso a 17 anni di età.
Usa/Germania. Il Governo di Berlino contro l'esecuzione di due fratelli tedeschi in Arizona.
L'ambasciatore tedesco negli Stati Uniti si è recato in Arizona a fine ottobre per cercare di scongiurare l'esecuzione di una seconda coppia di fratelli tedeschi. I fratelli Rudi e Michael Apelt, di 43 e 40 anni, sono accusati di aver ucciso la moglie di Michael per riscuotere un premio assicurativo. Secondo gli avvocati difensori, Rudi Apelt sarebbe un ritardato mentale grave. Ricordiamo che i fratelli tedeschi Karl e Walter LaGrand furono 'giustiziati' nel 1999 dallo stato dell'Arizona in violazione del Trattato di Vienna sulle Relazioni consolari. Per queste esecuzioni gli Stati Uniti furono condannati dalla Corte Internazionale dell'Aia (v. n. 87 ).
Questo numero è stato chiuso il 15 Novembre 2003