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FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 218 - Novembre 2014
Jaylen Frybeg, 15 anni, con il suo fucile (vero)
SOMMARIO:
1) Guns
2) Pressione poderosa sugli Usa: Panetti salvo, per ora
3) SueZann, valorosa attivista della Florida, a "Città per la Vita"
4) L'Ohio, come l'Oklahoma, occulta le procedure di esecuzione
5) Pronta la nuova camera della morte in Oklahoma
6) Governatori forcaioli: Greg Abbott in Texas, Rick Scott in Florida
7) Il Grand Jury di St. Louis in Missuori si rifiuta di incriminare Wilson
8) Il poliziotto uccide il bambino armato (di una pistola giocattolo)
9) Pasticcio all'origine dell'abolizione in Illinois?
10) Anche per Colucci, questore ai tempi del G8, caso prescritto
11) La scienza dell’iniezione letale
12) Ha visto 278 esecuzioni, è ancora favorevole alla pena di morte
13) Voto preliminare per la moratoria: soddisfazione di Amnesty
14) Notiziario: Cina, Emirati Arabi Uniti, Iran, Missouri, Nigeria, Vanuatu
1) GUNS (*)
Gelosia tra ragazzini, il motivo che ha scatenato la furia di Jaylen Fryberg, uno studente di 15 anni.
Il 24 ottobre Jaylen Fryberg, uno studente quindicenne di Marysville nello stato di Washington, ha chiesto - inviando messaggini via computer - a cinque suoi compagni di sedersi ad uno stesso tavolo nel bar della scuola. Poi ha aperto il fuoco su di loro con una pistola Beretta. Mirando molto bene.
Inutile il coraggio di una giovane insegnante che ha tentato di intervenire.
Zoe Galasso di 14 anni è morta subito, immediatamente dopo di lei è deceduto lo sparatore, suicida.
Gia Soriano, di 14 anni, è deceduta due giorni dopo, il 26 ottobre.
Altri due studenti sono deceduti nei giorni successivi: si tratta di Shaylee Chuckulnaskit, di 14 anni, deceduta il 31 ottobre e del 15-enne Andrew Fryberg cugino dello sparatore, deceduto il 7 novembre.
Unico sopravvissuto Nate Hatch, di 14 anni, anch'esso cugino dello sparatore. Colpito alla mandibola, ha avuto salva la vita fingendosi morto.
Il tutto perché Zoe Galasso voleva lasciare Jaylen per mettersi con Andrew.
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(*) Sulle tragedie causate dalla grande diffusione delle armi personali negli Stati Uniti, v. nn. 216, "Armi, armi, armi: 28.000 bambini e teenager uccisi..."; 207, "Presidia il tuo suolo..."; 213, "Presidia il tuo suolo, e spara..."; e nn. ivi citati
2) PRESSIONE PODEROSA SUGLI USA: PANETTI SALVO, PER ORA
La Corte federale d'Appello del Quinto Circuito ha sospeso in extremis l'esecuzione del malato mentale Scott Panetti, fissata in Texas per il 3 dicembre.
Con un dispositivo di tre righe la Corte Federale d'Appello del Quinto Circuito ha sospeso in extremis l'esecuzione in Texas del malato mentale Scott Panetti (1).
Il 3 dicembre, giorno fissato per l'esecuzione, la Corte ha scritto: "Noi SOSPENDIAMO l'esecuzione in attesa di ulteriori nostri ordini che ci consentano di considerare pienamente le ultime complesse questioni presentate riguardo a questa vicenda. In seguito emetteremo un ordine che
fisserà la data per un briefing cui seguirà un'udienza con dibattimento orale".
Non vi preoccupate se non riuscite a capire bene queste righe, probabilmente non le capiscono del tutto neanche i Texani. L'importante è che l'esecuzione di Panetti sia stata sospesa e che sia stata prevista un'udienza che permetterà alla difesa di presentare e discutere ulteriori elementi che possano scongiurare l'esecuzione.
"Siamo grati alla corte che ha sospeso l'esecuzione di stasera di Scott Panetti - un uomo che ha sofferto di schizofrenia per tre decadi - per una accurato esame delle questioni riguardanti la sua capacità mentale," hanno dichiarato gli avvocati difensori Gregory W. Wiercioch e Kathryn M. Kase. Gli stessi avvocati hanno lamentato di non essere stati avvertiti della fissazione della data di esecuzione per Panetti e di averla appresa con due settimane di ritardo, il 30 ottobre, dalla stampa.
Non si erano vergognati di lasciar scorrere gli ultimi giorni e le ultime ore senza intervenire, il governatore Rick Perry e le corti statali, nonostante l'incredibile pioggia di petizioni in favore del condannato giunte dal Texas, dagli Usa e da tutto il mondo, firmate da gente comune ma anche da personalità religiose, politiche, da intellettuali...
Si sono espressi, con parole durissime contro l'esecuzione imminente, perfino noti conservatori favorevoli alla pena di morte come il parlamentare texano Ron Paul e l'ex Attorney General della Virginia Ken Cuccinelli. Nonché l'ex governatore del Texas Mark White (che a suo tempo aveva
lasciato procedere 19 esecuzioni).
Tra le associazioni, i gruppi e i singoli che si sono battuti in favore di Panetti, oltre ad Amnesty International citiamo: l'Associazione degli Avvocati Americani, l'associazione dei parenti delle vittime del crimine Murder Victims Families for Reconciliation, oltre 60 prelati e noti esponenti religiosi, l'Associazione Psichiatrica Americana, l'Associazione Americana per la Salute Mentale, Jay Sekulow del Centro Americano per la Legge e la Giustizia.
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(1) Vedi n. 217. In precedenza, il 23 agosto 2013, la stessa Corte federale aveva rigettato l'appello di Panetti.
3) SUEZANN, VALOROSA ATTIVISTA DELLA FLORIDA, A "CITTÀ PER LA VITA"
Bellissima testimonianza di SueZann Bosler, una vittima del crimine che è riuscita a perdonare.
Anche quest'anno, come avviene dal 2002, la Comunità di Sant'Egidio si è impegnata alla grande in occasione della manifestazione abolizionista indetta per il 30 novembre, anniversario della prima abolizione della pena di morte (1).
Dai dati forniti dalla Comunità sappiamo che le "Città per la vita" 2014 sono state un numero record. Nei giorni intorno al 30 novembre si sono mobilitate oltre 1800 città piccole e grandi, in Italia, in Europa e nel mondo. In queste città si sono tenute conferenze, manifestazioni pubbliche e -
quasi sempre - l'illuminazione di un monumento simbolo, come è avvenuto a Roma per il Colosseo il 30 novembre.
Molti sono stati i testimoni della pena di morte - ex condannati, parenti delle vittime, persone che si fanno prossimo per i condannati alla pena capitale - invitati dalla Comunità per comunicare la loro esperienza nelle sale e nelle piazze.
Qui vogliamo raccontare la testimonianza di una donna eccezionale, figlia di una vittima del crimine ed essa stessa vittima di un brutale rapinatore. Si tratta di SueZann Bosler, una intrepida attivista di Hallandale in Florida. SueZann è stata capace di rendere la sua testimonianza in diverse
città italiane un giorno dopo l'altro. E' arrivata il 28 novembre a Latina (una delle "Città per la Vita") dove l'abbiamo incontrata, accompagnata da Francesca Balestra della Comunità di Sant'Egidio.
SueZann Bosler ha raccontato che alla fine del 1986, giovanissima, fu accoltellata selvaggiamente da un rapinatore insieme a suo padre, Billy Bosler, pastore della Chiesa di Brethren (una confessione protestante anabattista). Lei ebbe salva la vita perché l'aggressore credette che fosse
morta, come suo padre. Al termine di un sofferto cammino spirituale, SueZann riuscì a perdonare il suo aggressore (tale James Campbell che fu arrestato pochi giorni dopo il misfatto) ed anzi si impegnò nel corso di un decennio per ottenere la commutazione in ergastolo della condanna a morte di Campbell; lo fece con tanta veemenza da irritare fortemente la pubblica accusa. SueZann dice che il suo perdono, pur essendo personale, origina da una sorta di testamento spirituale di suo padre, il quale una volta le disse che non avrebbe mai voluto la morte di un suo eventuale aggressore.
SueZann ha rivissuto intensamente la sua esperienza nel corso della conferenza, a tratti commuovendosi. Ma senza sdolcinature. Ha anche mostrato alcuni documenti suscitando il raccapriccio del pubblico presente in sala: il suo cranio fu spaccato da una coltellata!
A SueZann Bosler va tutta la nostra ammirazione: da attivista instancabile, ha dato vita, insieme al nostro amico Bill Pelke (nipote della vittima di Paula Cooper) e ad altri tre noti attivisti statunitensi, alla meritevole associazione "Journey of Hope... from Violence to Healing" (2).
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(1) ... che avvenne nel Granducato di Toscana nel 1786
(2) "Viaggio della Speranza... dalla Violenza alla Guarigione.
4) L'OHIO, COME L'OKLAHOMA, OCCULTA LE PROCEDURE DI ESECUZIONE
L'Ohio aumenta la segretezza anziché porsi seriamente il problema delle esecuzioni 'fallite'.
Due stati messi alla gogna per aver 'fallito' clamorosamente esecuzioni capitali, hanno reagito nello stesso modo. In un primo tempo hanno osservato una pausa nelle esecuzioni, poi hanno deciso semplicemente di aumentare la segretezza riguardo ai procedimenti di morte adottati e alle persone coinvolte.
Lo ha fatto l'Oklahoma (1), lo sta facendo l'Ohio.
Negli ultimi 10 anni lo stato dell'Ohio ha 'fallito' 4 esecuzioni, inclusa quella di Dennis McGuire (2) che soffrì a lungo il 16 gennaio u. s. dopo aver subito l'iniezione di farmaci sperimentali. Un giudice federale allora ordinò la sospensione delle esecuzioni fino a quando lo stato dell'Ohio non avesse adottato un nuovo protocollo.
"Dire che l’Ohio ha avuto molti problemi nell’esecuzione delle condanne a morte sarebbe riduttivo," così comincia un comunicato dell'ACLU del 18 novembre. Nel comunicato l'Unione Americana per le Libertà Civili denuncia che il Parlamento dell’Ohio - anziché occuparsi seriamente di una revisione radicale della pena di morte o, meglio, della sua abolizione - ha deciso
di occultare il più possibile le esecuzioni e di impedire al pubblico di saperne.
Una nuova proposta di legge, redatta dai parlamentari repubblicani Jim Buchy e Matt Huffman e sostenuta dal Procuratore generale Mike DeWine, è stata approvata dalla Camera dei Rappresentanti e dovrebbe essere discussa al Senato entro il 17 dicembre.
La legge in gestazione impone di mantenere il segreto sui produttori dei farmaci usati per le iniezioni letali e sul personale paramedico che li somministra. Assicura inoltre l'immunità per queste persone riguardo ad inchieste pubbliche e a reprimende di natura etico-professionale.
E’ ovvio che la democrazia dell’Ohio uscirà piuttosto malconcia da un simile occultamento dei fatti. Togliere una vita umana senza fornire informazioni sui metodi usati per farlo, significa offendere i propri cittadini, in favore dei quali lo stato dovrebbe operare, privandoli del diritto a sapere se vengono usati procedimenti il più possibile legali e “umani” per uccidere.
L’anonimato dei farmacisti che prepareranno le sostanze chimiche è uno dei maggiori problemi, perché i piccoli produttori non sono soggetti alle regole della Food and Drug Administration.
Potranno preparare le sostanze e le misture più disparate e non saranno ritenuti responsabili se i loro prodotti artigianali provocheranno morti atroci ai condannati.
Ovviamente, aumentare la segretezza anziché cercare di risolvere il problema determinerà solo un aggravamento del medesimo, con probabili conseguenze nelle future esecuzioni in Ohio. (Grazia)
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(1) V. n. 217, "L'Oklahoma riprende ad uccidere... schermando le esecuzioni".
(2) V. n. 211, "L’esecuzione di Dennis Mcguire in Ohio: 26 minuti di agonia".
5) PRONTA LA NUOVA CAMERA DELLA MORTE IN OKLAHOMA
Macabro orgoglio dell'Oklahoma che ha rinnovato la camera della morte spendendo 100.000 dollari
Anche se le esecuzioni ricominceranno solo a gennaio, il 13 novembre la direzione del carcere di McAlester in Oklahoma ha presentato alla stampa la nuova camera della morte (1) allestita dopo l’esecuzione 'fallita' di Clayton Lockett dello scorso 29 aprile (2).
I rappresentanti dei media, nel loro 'giro turistico', hanno appreso che lo stato ha speso oltre 100.000 dollari per l'acquisto e l'istallazione di attrezzature mediche (sic!) e per riorganizzazione la struttura.
“Questa è quella che noi chiamiamo l'area operativa,” ha spiegato Scott Crow, il funzionario del Dipartimento di Correzione che ha supervisionato i lavori ed ha accompagnato gli ospiti nella visita.
“Il personale addetto alle esecuzioni utilizzerà apparecchiature mediche del valore di 34.000 dollari.” Ci sono apparecchi per effettuare gli elettrocardiogrammi, per misurare la pressione sanguigna, il livello dell’ossigeno nel sangue e monitorare l'attività cardiaca. E ci sono anche un
apparecchio a ultrasuoni e altre attrezzature di cui la “guida turistica” non ha illustrato il funzionamento e lo scopo.
Il condannato sarà monitorato come mai è accaduto prima, da telecamere puntate al lettino e alla sua testa: prima gli addetti all’esecuzione operavano in una stanza isolata da cui non potevano vederlo. Adesso è stato inoltre installato un citofono bidirezionale con cui si può comunicare tra le due camere. Prima si usavano carta e matita per scambiare informazioni.
Quando "il procedimento" comincerà, insieme al condannato ci sarà un solo membro dello staff.
C'è anche un nuovo lettino, perché il vecchio era un po’ scricchiolante e arrugginito. Quello nuovo potrà essere alzato e abbassato perché tutti possano... fruire al meglio dello spettacolo. E con il lettino, ecco un nuovo set di cinghie e di bloccaggi per il detenuto: verrà applicata anche una
cintura alla vita, perché Lockett riusciva a inarcare il corpo durante la sua atroce agonia: questo non dovrà più succedere! Il vetro che separa il condannato dalla stanza dei testimoni è uno specchio ad una via così familiari e altri testimoni potranno vedere - e udire per il tempo in cui i microfoni saranno lasciati in funzione - tutto ciò che avviene nella camera dell’esecuzione senza essere visti.
Nella stanza dei testimoni le sedie sono avvitate al pavimento per migliorare la sicurezza e sono previsti 19 posti a sedere in luogo dei 25 disponibili in precedenza.
Il Dipartimento di Correzione è stato oggetto di diverse querele, incluse alcune provenienti dai media, dopo il fallimento dell'esecuzione di Lockett. Per questo i funzionari del carcere non parlano del nuovo protocollo di esecuzione. In pratica non vogliono rivelare come si agirà e come il tutto
funzionerà; se funzionerà (3). (Grazia)
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(1) Cfr. questo articolo con il seguente intitolato "La scienza dell'iniezione letale".
(2) V. nel n. 214 "Agonia di 43 minuti per Clayton Lockett in Oklahoma"
(3) Riguardo alla stretta riservatezza imposta sulle procedure di esecuzione vedi l'articolo del n. 217 già segnalato qui sopra: "L'Oklahoma riprende ad uccidere... schermando le esecuzioni"
6) GOVERNATORI FORCAIOLI: GREG ABBOTT IN TEXAS, RICK SCOTT IN
FLORIDA
Nessuna buona notizia per gli abolizionisti dalle elezioni di novembre, specie in Texas e in Florida.
Nessuna buona nuova con le elezioni 'di medio termine' tenutesi negli Stati Uniti il 4 novembre (1).
I Repubblicani hanno tolto ai Democratici molti seggi in North Carolina, in Colorado, Iowa, West Virginia, Arkansas, Montana e South Dakota, conquistando la maggioranza al Senato federale per la prima volta dal 2006. Questo significa che ogni passo in avanti che volesse fare il presidente Barack Obama incontrerebbe una forte resistenza.
In particolare nessuna buona nuova per gli abolizionisti e soprattutto per noi che seguiamo da vicino le vicende del Texas e dalla Florida.
In Florida è stato confermato il governatore repubblicano Rick Scott che si è impegnato per favorire l'aumento delle condanne a morte e delle esecuzioni (perfino Jeb Bush, fratello di George W. Bush, fu assai più moderato di lui). La ‘legge per una giustizia tempestiva’ da lui voluta e firmata il 14 giugno 2013 (2), si accompagna alle 15 esecuzioni autorizzate da Scott negli ultimi due anni.
Sappiamo bene che Rick Perry, governatore uscente del Texas, si è distinto per il suo sostegno incondizionato alla pena di morte 'presiedendo' (finora) a 279 esecuzioni (3). Il che significa che egli - insieme ai 7 membri del Texas Board of Pardons and Parole (Commissione per le grazie) - in 14
anni di governatorato ha evitato altrettante volte di esercitare la 'clemenza esecutiva' (e di casi che l'avrebbero meritata ce ne sono stati davvero tanti: l'ultimo quello di Scott Panetti).
A Rick Perry succede Gregg Abbott, colui che fino ad ora è stato l'Attorney General del Texas (Ministro della Giustizia ma anche capo degli accusatori).
Abbott, repubblicano - eletto con un suffragio plebiscitario (la sua contendente, la democratica Wendy Davis, guarda caso, ha avuto una posizione oscillante sulla pena di morte) - è più intelligente ed equilibrato di Perry (il quale è diventato famoso per le sua topiche, specie quando voleva diventare Presidente USA) ma non meno innamorato della forca.
Inchiodato su una sedia a rotelle perché paralizzato dalla caduta di un albero nel 1984, Gregg Abbott assumerà la carica governatoriale il prossimo 20 gennaio.
In questi anni abbiamo visto più volte Gragg Abbott assumere posizioni intransigenti e forcaiole in qualità di Attorney General, ricordiamone alcune per farci un'idea di come si comporterà da governatore.
Famosa fu ad esempio l'arrabbiatura di Abbott quando nel 2010, il giudice Kevin Fine, accogliendo il ricorso di un condannato, dichiarò la pena di morte del Texas incostituzionale (4).
Allora, Rick Perry, governatore del Texas, affiancò Abbott stigmatizzando la decisione del giudice: “Come la vasta maggioranza dei Texani, sostengo la pena di morte come punizione appropriata e costituzionale per i crimini più odiosi,” dichiarò Perry. “Si tratta di una chiara violazione della fiducia del pubblico ed io sostengo pienamente gli accusatori della Contea di Harris
nel cercare di porvi ogni possibile rimedio.” Ovviamente gli accusatori di contea ed Abbott il rimedio lo trovarono ed ebbero, nel giro di un anno, la meglio su Fine.
Una delle più famose battaglie di Abbott, fu quella (combattuta insieme a Perry) per evitare la riabilitazione postuma di Cameron Todd Willingham, il condannato seguito da Fabrizio De Rosso e dal Comitato, messo a morte nel 2004 (5). Abbott e tutto l’establishment del Texas si opposero fieramente al riconoscimento postumo dell’innocenza di Willingham, riuscendo infine ad insabbiare il processo di riabilitazione (6).
Abbott è cattolico, ma integralista. Ha combattuto una dura battaglia legale, fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti, vincendola di misura nel 2005, per ottenere che un monumento ispirato dai Dieci Comandamenti rimanesse eretto davanti al Campidoglio del Texas (7).
Per quanto riguarda la querelle sulle sostanze da usare nelle esecuzioni capitali, Gregg Abbott si era detto favorevole alla rimozione del segreto sul reperimento delle sostanze letali ma poi si è adeguato al mantenimento del segreto.
Non vogliamo dilungarci, diciamo solo che Gregg Abbott si è violentemente schierato contro Larry Swearingen, uno dei due condannati da noi adottati, sostenendo la colpevolezza di Larry con dichiarazioni esagerate.
Una nota positiva prima di chiudere: quando nel 2004 gli attivisti ottusi (oltre che forcaioli) di Justice For All gli chiesero di vietare la vendita dei dipinti di James Vernon Allridge III, un condannato a morte già 'giustiziato', rispose picche stabilendo che i detenuti sono liberi di vendere i loro prodotti artistici (a meno che in uno specifico caso una corte non ritenga che i misfatti compiuti dall'autore producano un valore aggiunto).
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(1) Il Presidente Usa e molti parlamentari nazionali, cariche statali, politiche e giudiziarie, si eleggono ogni quattro anni. A metà del quadriennio vi sono le elezioni di 'medio termine' per eleggere altri membri del Congresso e altre cariche locali.
(2) V. n. 206, "Accelera la macchina delle esecuzioni in Florida"
(3) L’unico (vero) caso di commutazione da parte di Perry è stato quello del nostro amico Kenneth Foster, nel 2007.
(4) V. nn. 178, 186.
(5) V. il bellissimo: "Diario dal Braccio" di Fabrizio De Rosso nel n. 115.
(6) V. ad es. nn. 172, 179, 182, 184, 189.
(7) Sede del Parlamento e dell'Ufficio del Governatore.
7) IL GRAND JURY DI ST. LOUIS IN MISSUORI SI RIFIUTA DI INCRIMINARE
WILSON
L'agente Darren Wilson, uccise un 18-enne disarmato nello scorso agosto: non è stato incriminato.
Il 24 novembre il Grand Jury della contea di St. Louis ha deciso di non incriminare il poliziotto bianco Darren Wilson per aver ucciso il 9 agosto scorso il diciottenne nero disarmato, Michael Brown, a Ferguson nel Missouri (1).
La NAACP (Associazione Nazionale per l'Avanzamento della Gente di Colore) ha commentato la decisione senza mezzi termini: "Siamo pieni di frustrazione, sconforto e rabbia per tale decisione. Il fatto che l'agente che ha sparato e ucciso un nero disarmato con la mani alzate se ne vada libero è spaventoso."
Il governatore Jay Nixon aveva appena decretato lo Stato di emergenza e attivato la Guardia Nazionale, schierando spropositati contingenti di uomini armati, quasi si aspettasse una decisione assolutoria.
Gli scontri con i dimostranti antigovernativi a partire da agosto sono stati brutalmente repressi e, in attesa che si conoscano le motivazioni del Grand Jury, Amnesty International leva le sue vibrate proteste soprattutto per il trattamento riservato ai manifestanti negli ultimi mesi.
Riportiamo il testo del comunicato emesso il 25 novembre da Amnesty Italia: "Ferguson, Usa: la polizia rispetti il diritto di manifestazione pacifica
A seguito della decisione del Gran giurì di non incriminare l'agente accusato di aver ucciso Michael Brown il 9 agosto a Ferguson, Missouri, Amnesty International ha sollecitato le forze di polizia a non ricorrere alla forza eccessiva nei confronti dei manifestanti che sono scesi in strada per protestare contro il verdetto.
"Non può esserci una ripetizione delle violazioni dei diritti umani accadute durante le manifestazioni di agosto. Il diritto di manifestare pacificamente è un diritto umano che va protetto con attenzione. Le forze di polizia devono rispettarlo e facilitarlo, non ostacolarlo" - ha dichiarato Steven W. Hawkins, direttore esecutivo di Amnesty International Usa.
"La gente deve essere assicurata che verranno prese misure per impedire l'uso della forza eccessiva o non necessaria. L'operato delle forze di polizia nei prossimi giorni sarà determinante per comprendere se la lezione di agosto sarà stata imparata o meno. Amnesty International e il mondo intero l'osserveranno" - ha aggiunto Hawkins.
In occasione delle proteste successive all'uccisione di Michael Brown, le forze di polizia fecero ricorso a tattiche estremamente dure e a metodi repressivi per stroncare manifestazioni in larga parte pacifiche. Amnesty International ne aveva riferito nel suo rapporto "Sulle strade d'America:
violazioni dei diritti umani a Ferguson", pubblicato il 24 ottobre, contenente l'analisi fatta dai suoi osservatori sul campo rispetto ai metodi usati dalle forze di polizia, tra cui il rifiuto di consentire raduni pacifici.
Il rapporto aveva messo in evidenza come le leggi in vigore del Missouri consentissero in modo ampio l'uso della forza letale, in contrasto con gli standard internazionali che ne prevedono il ricorso solo quando strettamente inevitabile per proteggere vite umane.
Amnesty International sta monitorando lo svolgimento delle proteste e la risposta delle forze di polizia. Roma, 25 novembre 2014."
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(1) v. n. 217
8) IL POLIZIOTTO UCCIDE IL BAMBINO ARMATO (DI UNA PISTOLA GIOCATTOLO)
Ucciso in Ohio un bambino nero che maneggiava una pistola giocattolo in un parco pubblico.
Domenica 23 novembre è morto, in un ospedale di Cleveland in Ohio, Timir E. Rice, un bimbo (nero) di 12 anni, a cui un poliziotto (bianco) aveva sparato il giorno precedente in un parco, mentre portava una pistola che poi si rivelò un’arma giocattolo.
A detta dei testimoni, il ragazzino agitava la pistola e la puntava contro la
gente. I poliziotti, chiamati da una telefonata, gli ordinarono di alzare le
mani, ma lui si rifiutò e sembra che fece il gesto di prendere l’arma che
teneva infilata nella cintura. Una delle guardie sparò due volte, e un colpo
raggiunse il bambino.
Il testimone che aveva telefonato alla polizia vedendo il ragazzino agitare
l’arma, aveva ripetuto due volte di ritenere che la pistola fosse probabilmente un giocattolo. Adesso la polizia sta investigando per capire
che tipo di informazioni il centralino abbia passato ai due poliziotti, che nel frattempo sono stati sospesi dal servizio. Il bambino abitava vicino al parco e vi si era recato di sabato a giocare con gli amici e con i familiari, come ha dichiarato l’avvocato Timothy Kucharski, assunto dalla famiglia di Timir per ottenere giustizia.
Timir non aveva puntato la pistola ai poliziotti e non li aveva minacciati. La pistola era una copia giocattolo simile ad una semiautomatica e poteva sembrare vera.
Il dramma si è verificato mentre si attendeva che il Grand Jury di Ferguson decidesse se incriminare o no il poliziotto bianco che aveva sparato ad un ragazzo nero disarmato (1).
Questo ennesimo atroce episodio del genere è certamente dovuto al numero spaventoso di armi da fuoco vere che sono in libera circolazione negli Stati Uniti: sicuramente, in un altro Paese dove le armi non siano di casa, la prima cosa che viene in mente, vedendo un bambino brandire una pistola, è che questa sia un giocattolo. Non così negli Stati Uniti, dove tutti possono acquistare e detenere armi: la prima idea che viene è che una pistola sia vera, un momento dopo magari se ne può discutere. (Grazia)
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(1) V. art. precedente.
9) UN PASTICCIO ALL'ORIGINE DELL'ABOLIZIONE IN ILLINOIS?
In passato abbiamo sostenuto l'innocenza di Anthony Porter, che fu condannato a morte in Illinois.
Ora non siamo più tanto sicuri della sua innocenza e, soprattutto, siamo sconcertati dal modo in cui fu coinvolto e incastrato nella sua vicenda tale Alstory Simon, che si è fatto 15 anni di carcere.
Anthony Porter fu salvato - pochi giorni prima della sua esecuzione programmata in Illinois nel 1999 - da un'indagine condotta dal professor David Protess, della Northwestern University, e dai suoi studenti di giornalismo, che portò all'incriminazione di tale Alstory Simon, il quale confessò di aver compiuto il duplice omicidio attribuito a Porter (e si buscò una condanna a 37 anni di prigione).
Il caso di Porter fu uno dei casi su cui si basò il governatore George Ryan per svuotare il braccio della morte dell'Illinois nel 2003 (1) e indire una moratoria che è infine sfociata nella completa abolizione della pena capitale in quello stato nel 2011 (2).
Il bello è che, dopo 15 anni, il 30 ottobre, Simon è stato rilasciato dal Centro Correzionale di Jacksonville, dopo che l'accusa della Contea di Cook ha riesaminato il suo caso.
L'accusatrice Anita Alvarez (3) non ha affermato l'innocenza di Simon bensì che ci sono troppi problemi nel suo caso per poterlo detenere ulteriormente: "Alla fine, nell'interesse della giustizia, non ho potuto fare a meno di concludere che questo caso è stato talmente corroso e corrotto che non posso più sostenere la legittimità della condanna."
Il ribaltamento del caso di Alstory Simon è avvenuto per merito del suo avvocato difensore, Terry Ekl. (4) Questi ha attribuito al team di Protress un eccessivo entusiasmo che lo ha portato ad incastrare Simon pur di far liberare Anthony Porter (5).
Secondo Terry Ekl, il Northwestern University's Innocence Projec indusse Simon a 'confessare' per avere una pena detentiva invece della pena capitale incombente, illudendolo con la prospettiva di una sollecita liberazione e con i profitti che avrebbe ricavato da un libro e da un film che si sarebbero realizzati sulla sua vicenda.
Il 64-enne Alstory Simon è uscito dal carcere indossando un cappuccio grigio e jeans, accolto dai reporter. Egli ha dichiarato ai giornalisti di essere arrabbiato.
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(1) V. n. 103 nn. ivi citati
(2) V. n. 188.
(3) V. https://www.youtube.com/watch?v=ZEseGDGE2ks
(4) V. https://www.youtube.com/watch?v=R_V4DJboipA
(5) V. n. 202 (tale articolo è diametralmente opposto al presente).
10) ANCHE PER COLUCCI, QUESTORE AI TEMPI DEL G8, CASO PRESCRITTO
Una delle ultime sentenze riguardo alla 'mattanza' del G8 di Genova è, in pratica, assolutoria.
Un comunicato di Amnesty Italia del 7 novembre ha suscitato in noi qualche perplessità per la sostanziale soddisfazione espressa da Amnesty dopo la decisione della Corte di Cassazione riguardo al caso di Francesco Colucci, questore a Genova ai tempi del G8 del 2001 (1). Poi ci hanno spiegato che la soddisfazione di Amnesty è giustificata: la sentenza del 6 novembre della VI Sezione della massima corte penale mette bene in evidenza la lacuna generata alla mancanza del reato di tortura nel nostro ordinamento. Riportiamo (togliendo le andate a capo) il comunicato in questione:
Genova, per Amnesty International Italia la decisione della Cassazione di rifare il processo all’ex questore Colucci è “simbolica ma importante” - La decisione della Corte di cassazione di annullare il processo d’appello contro Francesco Colucci, l’ex questore di Genova ai tempi del G8 del 2001 è, secondo Amnesty International Italia, simbolica ma importante. -- Colucci era stato condannato a due anni e otto mesi per falsa testimonianza sulle modalità di irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova. -- “Il nuovo processo nei confronti dell’ex questore Colucci non si farà, dato che la prossima settimana arriverà la prescrizione” – ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. -- “Ma ci teniamo strette le parole del procuratore generale della Cassazione Enrico Delehaye, che durante la richiesta di annullare il processo ha nuovamente chiamato in causa il ‘problema dei problemi’ che ha influenzato i procedimenti giudiziari sulle gravi violazioni dei diritti umani avvenute a Genova 13 anni fa: l’assenza del reato di tortura” – ha proseguito Marchesi. - Parole che – sottolinea Amnesty International Italia – ricordano quelle pronunciate dal giudice Roberto Settembre, estensore della sentenza del processo d’appello per le violenze di Bolzaneto, il quale lamentò l‘assenza nel codice penale persino della parola, tortura appunto, che avrebbe potuto descrivere il trattamento subito da oltre 250 persone all’interno del centro di detenzione genovese. -- “Parole analoghe” – ricorda Marchesi – “a quelle pronunciate dal procuratore generale di Genova, Vito Monetti, nel luglio 2012, all’indomani della sentenza di Cassazione sulle violenze nella scuola Diaz”. -- “Speriamo che i sempre più frequenti e autorevoli richiami alla necessità di colmare questo vuoto legislativo, che perdura da oltre 25 anni, spingano il parlamento italiano a introdurre nel codice penale il reato specifico di tortura” – ha concluso Marchesi. -- Roma, 7 Novembre 2014
(1) Sull'esito dei processi per le violenze compiute dalle "forze dell'ordine" nella Scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto in occasione del G8 di Genova del 2001, v. nn. 199, 206 e nn. ivi citati. Tali processi sono finiti
con molte prescrizioni e poche miti condanne.
11) LA SCIENZA DELL’INIEZIONE LETALE (*)
La procedura dell'iniezione letale descritta dalla giornalista Lecia Bushak nel sito di Medical Daily.
Vieni scortato nella piccola stanza senza finestre, in cui si trovano solo un lettino color turchese chiaro e due tavolini di metallo contro il muro. Un tavolo è apparecchiato con un paio di forbici, un piccolo raccoglitore di rifiuti rosso e strisce di garza. La pulizia estrema della stanza è inquietante,
dà l’impressione di fornire un ambiguo benessere. Un orologio proprio sopra il lettino è appeso al centro della parete bianca e il suo ticchettio è una premonizione terribile.
La cosa che si nota subito dopo, è il grande freddo specchio sull’altra parete, di fronte al lettino.
Se ti sdrai sul lettino, ti trovi a guardare questo specchio, che è in realtà un vetro semitrasparente.
Dall’altra parte si siederanno i testimoni dell’esecuzione – alcuni dei tuoi parenti e probabilmente molti dei parenti delle tue vittime. Loro possono vederti attraverso la finestra, mai tu puoi solo vedere il riflesso di te stesso che giaci lì, come un animale da laboratorio.
Le guardie del carcere ti legano al lettino e strofinano le tue braccia con alcool, poi ti inseriscono due aghi endovenosi in ciascun braccio (uno è il conduttore principale delle sostanze per l’esecuzione; l’altro è di riserva, casomai il primo non funzioni). Ti vedi nello specchio, mentre giaci impotente e legato al lettino – ecco tutto. Stai per essere “abbattuto”. Poi iniziano a far scorrere la soluzione salina, per assicurarsi che i cateteri delle endovene non si ostruiscano durante la procedura. Sei collegato anche a un apparecchio che controlla il tuo cuore, così le guardie sapranno quando sei morto.
Anestesia. L’iniezione endovenosa consiste in una sequenza prestabilita di sostanze chimiche, che ti vengono somministrate passo passo. Innanzitutto, viene pompato nelle tue vene un qualche tipo di anestetico – di solito sodio tiopentale o pentobarbitale, che dovrebbe ridurre il dolore e abbassare in
modo significativo il ritmo respiratorio. Questa sostanza non è tecnicamente un analgesico o qualcosa che rende insensibili i nervi responsabili del dolore, ma piuttosto dovrebbe renderti incosciente e quindi impedirti di soffrire. Entro pochi secondi inizi a sentirti stanco e appesantito e ti assopisci – non sai bene se dormi o svieni.
Paralisi. Quando sei incosciente, inizia a entrare nel catetere venoso il bromuro di pancuronio, farmaco paralizzante, che ferma la tua respirazione. Il bromuro di pancuronio è un bloccante neuromuscolare che impedisce ad un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, di raggiungere i muscoli.
Ciò provoca paralisi muscolare e arresto respiratorio, che potrebbe condurti a morire per asfissia se non venisse iniettata la terza sostanza.
Arresto cardiaco. E infine con il cloruro di potassio, un sale, ti fermano il cuore. Questa sostanza lede il cuore confondendo i suoi stimoli elettrici, infine inducendo l'arresto cardiaco, cioè il completo blocco delle pulsazioni. Il tempo totale che intercorre perché tu muoia non dovrebbe superare i 10 minuti.
L’iniezione letale è utilizzata nei casi di pena di morte, quando un prigioniero viene condannato alla pena capitale. Iniziò come tentativo da parte del governo di rendere la pena di morte più “umana”. Il metodo fu proposto per la prima volta nel 1888 da un medico newyorkese che
affermava sarebbe costata meno dell’impiccagione, ma non fu allora utilizzata dagli stati. Circa 50 anni dopo, il metodo fu utilizzato nella Germania nazista prima di essere reintrodotto in America nel 1977. In quell’anno, Jay Chapman, medico e patologo forense dello stato dell’Oklahoma, propose il metodo di esecuzione “meno doloroso”: “Una soluzione salina endovenosa verrà instillata nel braccio del prigioniero, e a questa verrà aggiunta una miscela letale consistente in un barbiturico ad azione ultra rapida combinato con una sostanza paralizzante”.
La legge che consentiva l’iniezione letale fu approvata in Oklahoma ed è attualmente usata da 35 stati (anche se ora ogni stato usa un protocollo differente). Tradizionalmente la maggior parte degli stati usava una combinazione di tre sostanze per le iniezioni letali: un anestetico, un agente
paralizzante e il cloruro di potassio. Ma da quando c’è stata penuria delle sostanze letali a causa del veto all'esportazione posto dall’Unione Europea, molti stati hanno apportato variazioni tra cui l’uso di una sola sostanza, del pentobarbitale e del propofol.
In effetti, subire l’iniezione letale è molto meglio dell’elettrocuzione, dell’impiccagione o della decapitazione, come usava nei tempi andati. Ma la ricerca ha dimostrato che l’iniezione letale non è esente dal dolore. Per esempio nel 2005 uno studio dimostrò che 4 prigionieri su 10 potevano
ricevere un’anestesia insufficiente, rendendo pertanto tutto il procedimento molto più doloroso di quanto si credesse fino ad allora.
Sembra una procedura abbastanza lineare e dovrebbe durare solo pochi minuti, ma recentemente si sono verificate numerose esecuzioni 'fallite' negli USA, durante le quali alcuni detenuti hanno impiegato fino a due ore a morire. Le loro morti furono dolorose, con sensazioni di ustione, convulsioni e rantoli nel tentativo di respirare. Per questa ragione alcun stati hanno iniziato a domandarsi se l’iniezione letale sia davvero “umana” (anche in parte a seguito del divieto di esportare negli USA le sostanze letali imposto dall’Unione Europea nel 2011, la quale Unione tende all'abolizione universale della pena di morte). Altre indagini hanno mostrato che non esistono sufficienti dati o ricerche sul protocollo delle 3 sostanze (anestesia, bromuro di pancuronio e cloruro di potassio) per garantire che sia davvero sicuro. Ma ci vorrà ancora parecchio tempo prima che gli USA decidano se dar retta all’Europa e abolire l’iniezione letale, o persino abolire del tutto la pena di morte. (1)
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(*) Nostra traduzione dell'articolo apparso il 21 novembre nel sito divulgativo Medical Daily: “The Science Of Lethal Injection: How Most Capital Punishments Work”
Vedi: http://www.medicaldaily.com/science-lethal-injection-how-most-capital-punishments-work-311632
(1) Cfr. questo articolo con quello intitolato "Pronta la nuova camera della morte in Oklahoma".
12) HA VISTO 278 ESECUZIONI, È ANCORA FAVOREVOLE ALLA PENA DI MORTE
Michelle Lyons, ex portavoce dell'amministrazione carceraria, parla della sua esperienza ultradecennale nella camera della morte del Texas.
L’11 novembre è stata intervistata, dalla TV Local 2, Michelle Lyons, portavoce per 11 anni, dal 2001 al 2012, del TDCJ (Dipartimento di Giustizia Criminale del Texas). La Lyons ha avuto tra i suoi compiti quello di assistere alle esecuzioni e di rispondere alle domande dei media in proposito.
Michelle Lyons ha detto di aver visto uccidere, prima come reporter e poi come portavoce, 278 persone, uomini e donne, e di aver tenuto un diario di questi avvenimenti.
"Il detenuto era sdraiato sul lettino, legato al lettino, e le linee endovenose erano state attivate - ha raccontato la Lyon. "Non si sapeva che cosa avrebbe detto nella sua ultima dichiarazione. Alcuni detenuti dimostravano una grande rabbia, altri invece sincera commozione e desiderio di chiedere
perdono."
Nell’intervista ha affermato che la sua posizione in favore della pena di morte non è cambiata, ma che non vorrebbe più assistere ad esecuzioni. Ricorda che per lei ci sono stati alcuni momenti molto difficili, e soprattutto quello dell’esecuzione di Cameron Todd Willingham il 17 febbraio 2004. Ella
afferma che le parole che Todd pronunciò contro la sua ex-moglie, che era anche la madre delle vittime, furono mostruose e perfide. La dichiarazione di Willingham non fu pubblicata per intero nel sito del TDCJ - come sempre avviene dopo le esecuzioni - proprio a causa delle bestemmie e delle oscenità che pronunciò [da notare: la sua ex-moglie, manipolata dall'accusa, si era man mano trasformata in testimone a carico].
La Lyons ha detto che all’inizio considerava la sua attività come un qualsiasi altro lavoro. Era assolutamente convinta che i condannati meritassero di morire per quel che avevano fatto, ma che col passare degli anni il suo atteggiamento si ammorbidì. “Mi resi conto che non è tutto bianco o
nero, ci sono tante sfumature di grigio nel mezzo.” All’inizio provava empatia per i familiari delle vittime, ma dopo un po’ iniziò a provare pena anche per i familiari dei condannati. Mentre la maggioranza dei condannati accettava la morte con rassegnazione e senza ribellarsi, per le loro madri e per le madri delle loro vittime, la rassegnazione non esisteva. “Vedere tutte quelle madri affrontare ciò che accadeva era una cosa molto dura”, ha dichiarato, “specialmente da quando sono diventata mamma anch’io”.
13) VOTO PRELIMINARE PER LA MORATORIA: SODDISFAZIONE DI AMNESTY
In un comunicato del 23 novembre, intitolato: "Amnesty, il voto Onu rafforza il sostegno a una moratoria globale sulla pena di morte", Amnesty International esprime la propria soddisfazione per l'andamento del voto sulla 'moratoria della pena di morte' in seno al III Comitato dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. In attesa della votazione definitiva sulla moratoria in seduta plenaria in dicembre riportiamo il comunicato di Amnesty. V. i precedenti nei nn. 201, Notiziario; 202.
[Nella nottata tra il 21 e il 22 novembre] la vasta maggioranza dei paesi del mondo ha dato l’appoggio alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione globale della pena di morte: 114 dei 193 stati membri hanno
votato a favore della risoluzione, che verrà esaminata a dicembre dall’Assemblea generale in sessione plenaria per la definitiva approvazione.
“Il voto conferma che un numero sempre maggiore di paesi concorda sul fatto che la pena di morte è una violazione dei diritti umani che deve cessare. Il voto trasmette inoltre un messaggio chiaro alla minoranza dei paesi che ancora usa la pena capitale: siete sul lato sbagliato della storia”
ha dichiarato Chiara Sangiorgio, esperta sulla pena di morte del Segretariato Internazionale di Amnesty.
Dal 2007, quattro risoluzioni hanno chiesto una moratoria mondiale sulla pena di morte, con un sostegno ogni volta più ampio.
La risoluzione ha ottenuto tre voti in più a favore rispetto al 2012: 114 rispetto a 111, con 36 voti contrari rispetto a 41 e 36 astensioni rispetto a 34. La proposta di risoluzione è stata sponsorizzata dal numero record di 94 stati membri delle Nazioni Unite di ogni parte del mondo.
I nuovi voti a favore sono arrivati da Eritrea, Figi e Niger. Un segnale positivo è stato anche il passaggio dal fronte dei contrari a quello degli astenuti di Bahrein e Myanmar. Purtroppo, Papua Nuova Guinea, astenuta nel 2012, ha votato contro.
Il voto espresso nel III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si occupa di temi sociali, umanitari e relativi ai diritti umani è un importante indicatore di ciò che accadrà a dicembre, quando si attende che la risoluzione verrà approvata in sessione plenaria. Seppur non vincolanti dal punto di vista legale, le risoluzioni dell’Assemblea generale hanno un peso morale e politico considerevole.
“I governi del mondo devono cogliere l’opportunità di questo voto e rinnovare gli sforzi per trasformare in realtà la richiesta della moratoria: speriamo che il consenso in occasione del voto finale di dicembre sia ancora maggiore” ha concluso Sangiorgio.
Amnesty International pertanto sollecita tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a sostenere la risoluzione durante la sessione plenaria. I paesi che ancora mantengono la pena di morte dovrebbero istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni, come primo passo verso la completa
abolizione della pena capitale.
Quando, nel 1945, vennero fondate le Nazioni Unite, solo otto degli allora 51 stati membri avevano abolito la pena di morte. Oggi, gli stati membri abolizionisti per tutti i reati sono 95. In totale, 137 paesi hanno abolito la pena di morte nelle leggi o nella prassi.
Commentando il voto favorevole del III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha voluto ricordare l’importante ruolo dell’Italia, il cui ministero degli Affari esteri ha voluto quest’anno istituire una task force per coordinare le strategie tra governo e organizzazioni abolizioniste, tra cui la stessa AmnestyInternational.
14 ) NOTIZIARIO
Cina. La popolazione è favorevole al mantenimento della pena di morte per i corrotti. Il 73% della popolazione cinese è favorevole alla pena di morte per i reati di corruzione, secondo un sondaggio effettuato online, su 2.105 persone, dal Centro di Statistiche Sociali e pubblicato dal China Youth Daily il 4 novembre. Una proposta di legge che ha cominciato il suo iter il 27 ottobre prevede invece la rimozione della pena di morte per ulteriori 9 tipi di reato, tra cui il peculato e l'abuso d’ufficio, in aggiunta ai 13 per i quali la rimozione era già in cantiere. I reati per cui non sarà più prevista la pena di morte sono principalmente di natura economica e nonviolenti. Che Hao,
professore associato della Facoltà di Giurisprudenza di Pechino, ha dichiarato che - tenuto conto della campagna anti-corruzione portata avanti dal governo e delle aspettative della popolazione - sarebbe prudente mantenere la pena capitale per i casi di corruzione. Ciò anche se l'eliminazione della pena di morte per reati non violenti rappresenterebbe per la Cina un gesto importante per iniziare ad avvicinarsi agli standard internazionali.
Cina. Nuovo processo per un giovanissimo messo a morte nel 1996. Un tribunale cinese ha riaperto il processo di un diciottenne 'giustiziato' quasi 20 anni fa perché giudicato reo di stupro e omicidio. Tale Hugjiltu fu riconosciuto colpevole e messo a morte in Mongolia Interna nel 1996, ma un altro uomo confessò nel 2005 di essere l’autore del crimine a lui attribuito. La famiglia ha cercato di dimostrare l'innocenza di Hugjiltu per un decennio ed ora l’Alta Corte Popolare ha ufficialmente avviato un nuovo processo, con un provvedimento davvero eccezionale. Il processo inizia a poche settimane dalla decisione del Partito Comunista di rafforzare il controllo centrale sulle corti periferiche piuttosto che lasciare loro totale autonomia giudiziaria. Le autorità cinesi di quando in quando lanciano le campagne “Colpire duro” contro il crimine, durante le quali moltissimi sospettati vengono rapidamente processati, condannati e 'giustiziati'. Le critiche al sistema giudiziario cinese abbondano, specie per l'uso eccessivo della pena di morte e per l’estorsione delle confessioni con la tortura. Nel caso di Hugjiltu, il ragazzo fu interrogato per 48 ore; alla fine 'confessò' di aver stuprato e ucciso una signora nel bagno di una fabbrica tessile. Fu
condannato e ucciso con una fucilata 61 giorni dopo la morte della donna. Poi, nel 2005, un certo Zhao Zhihong fu catturato dalla polizia e confessò di aver stuprato e ucciso 10 donne, tra cui anche la presunta vittima di Hugjiltu.
Emirati Arabi Uniti. Il 'prezzo del sangue' salva quattro vite. La famiglia di una domestica etiope uccisa ha accettato un compenso di 100.000 Dh (circa 22.000 euro) per rinunciare alla vita di quatto giovani arabi (noti come A. M., S. R., H. A. e A. J.) che hanno barbaramente trucidato la ragazza 5 anni fa. La somma è stata depositata nelle cassaforte della Corte. Il perdono segna una svolta rispetto all'atteggiamento iniziale della famiglia della vittima che voleva la morte per gli omicidi. Secondo l'accusa i quattro rapirono la ragazza, le sigillarono la bocca con nastro adesivo, la caricarono su un loro SUV e la portarono nel deserto. Lì la violentarono, per poi ricaricarla in
macchina, trasportarla in montagna e ripetere lo scempio. Alla fine la vittima fu uccisa dal SUV che passò su di lei più volte e dalle pietre con cui le fu schiacciata la testa. Sembra incredibile, ma il sito di Gulf News aggiunge che uno degli assassini nel 2004 aveva violentato e ucciso una 13-enne insieme a due complici. Costui scampò l'esecuzione perché, anche allora, la sua famiglia aveva pagato il 'prezzo del sangue'.
Iran. Impiccagioni lente in pubblico. L’agenzia HRANA (Agenzia di informazione degli attivisti per i diritti umani) ha diffuso un video che mostra tre esecuzioni pubbliche avvenute il 15 novembre scorso a Bandar Abbas, in Iran. Tre uomini, appesi per il collo, sono stati sollevati lentamente da terra con una gru, davanti a decine di persone, adulti e bambini. Questa 'tecnica' infligge al condannato lunga tortura. Il meschino muore per soffocamento dopo molti minuti di agonia (a volte dopo un quarto d’ora). Ci sono diversi video che mostrano come questo metodo di esecuzione sia
utilizzato sistematicamente dalle autorità iraniane. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui IHR (Iran Human Rights), chiedono che la comunità internazionale si attivi nei riguardi dell'Iran per porre fine a tale pratica barbara da parte di un paese che è membro delle Nazioni Unite. (V. anche nn. 209, "Alireza...")
Missouri. Muore per cause naturali il più vecchio ospite del braccio. Il 3 novembre la direzione del carcere di Potosi, in cui si trova il braccio della morte del Missouri, ha comunicato che 3 giorni prima era deceduto per cause naturali il più anziano ospite del braccio, Kenneth Baumruk, di 75 anni. Baumruk è passato nell'aldilà con 22 anni di ritardo perché aveva certamente deciso di morire il 5 maggio del 1992 quando aprì il fuoco con due pistole calibro 38 all'interno del tribunale di Clayton in Missouri. Era arrivato lì, provenendo da Seattle, per la causa di divorzio dalla moglie Mary. Gli agenti lì in servizio gli spararono e 9 colpi andarono a segno, inclusi due nella sua testa.
Sopravvisse. Non così la moglie. I due avvocati presenti, un impiegato e una guardia giurata rimasero feriti. Kenneth Baumruk sparò anche, senza riuscire a colpirli, ad un giudice e ad alcuni poliziotti. Egli inizialmente fu giudicato incapace di subire un processo, ciò anche per le conseguenze delle ferite alla testa. In seguito fu ritenuto processabile e nel 2001 venne condannato a morte. Il processo fu annullato dalla Corte Suprema del Missouri. Fu di nuovo condannato a morte nel 2007. Nel 2009 arrivò alle soglie dell'esecuzione. L'esecuzione fu però sospesa per gli appelli avanzati dai suoi difensori. Nel 2012 la sua condanna fu confermata, ma non gli fu più fissata una data di esecuzione.
Nigeria. Rischia la pena di morte la 14-enne che ha avvelenato il marito adulto. Il padre della 14-enne Wasilat Tasi'u ha rivolto un appello lo scorso 28 novembre ad un tribunale della Nigeria settentrionale, in prossimità della città di Kano, zona in cui predomina la religione musulmana, perché sua figlia non venga condannata a morte. La ragazzina è accusata di aver ucciso il marito 35-enne, mettendo veleno per topi nel suo cibo. Pare che altre tre persone siano morte, dopo aver mangiato la stessa pietanza. Il fatto avvenne due settimane dopo che la fanciulla fu costretta a sposare, contro la sua volontà, tale Umar Sani nell’aprile scorso. Zubeida Nagee, attivista per i diritti delle donne, dice che Wasilat Tasi'u subì anche molti abusi, come accade purtroppo a milioni di ragazze in quella regione. L’accusa sta cercando di ottenere la pena di morte per la ragazza. Il tragico caso mette in questione la legalità di processare una quattordicenne secondo le leggi della giustizia criminale adatte agli adulti, e la violazione dei diritti delle spose bambine, forzate a matrimoni che non vogliono, e che purtroppo avvengono invece molto comunemente in questa poverissima regione nigeriana. Molti attivisti per i diritti delle donne hanno scritto una lettera di protesta al vice governatore della regione. Il processo è stato rinviato al 22 dicembre.
Vanuatu. Pena di morte per stregoneria? Willie Jimmy, un noto parlamentare del piccolo stato di Vanuatu (che fa parte della Melanesia), ha chiesto che tra i crimini passibili di pena di morte venga inclusa la stregoneria. Tale richiesta è stata fatta nell'ambito di una discussione causata da un increscioso 'incidente' verificatosi in un’isola vicino a Malekula: la comunità locale, che probabilmente includeva capi villaggio ed esponenti della chiesa, ha impiccato due uomini sospetti di stregoneria. La polizia considera la loro morte un omicidio, ma l'onorevole Willie Jimmy afferma che la popolazione ha molta paura della magia nera e che pertanto le persone che la praticano è bene siano condannate a morte.
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 3 dicembre 2014
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