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FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 219 - Dicembre 2014
Nella foto George J. Stinney Jr. è il secondo da destra
SOMMARIO:
1) Annullata dopo 70 anni la condanna a morte del piccolo Stinney
2) La Cina smetterà di espiantare organi dai condannati. Davvero?
3) Sogniamo un futuro di vera giustizia in Iran
4) Insulta il profeta su Facebook: sta per essere impiccato in Iran
5) Reso noto il rapporto del Senato USA sulle torture della CIA
6) Un giudice della Corte Suprema USA: la tortura non è off limits
7) Riprende l'iniziativa per ottenere il reato di tortura in Italia
8) Pietra tombale di O'Malley sulla pena di morte in Maryland
9) Votata in Assemblea Generale la Risoluzione per la Moratoria
10) Ultime notizie dalla Nigeria: nuovi orrori di Boko Haram
11) In memoria del mio amico Donald Dufourdi Marco Calgaro
12) Forte diminuzione delle sentenze capitali e delle esecuzioni in USA
13) Per Fernando un processo in sospeso dall'anno 2000
14) Il sognatore di Arthur Lee Williams II
15) Notiziario: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Madagascar, New York, Pakistan
1) ANNULLATA DOPO 70 ANNI LA CONDANNA A MORTE DEL PICCOLO STINNEY
Si è conclusa la platonica ma apprezzabile iniziativa giudiziaria per riabilitare George J. Stinney Jr., un nero messo a morte in South Carolina nel 1944 a 14 anni di età.
A coronamento della campagna cominciata 14 mesi fa da alcuni attivisti per i diritti umani della South Carolina, il 17 dicembre è stata annullata la condanna a morte pronunciata ed eseguita nel 1944 contro George J. Stinney Jr., un nero, piccolo di statura e di età. Gli attivisti chiesero ed
ottennero un nuovo processo per lui dato che quello originario fu pieno di gravissime irregolarità.
Il nuovo processo si aprì il 17 gennaio 2014 ma i decenni passati dall'epoca dei fatti, la dispersione e il deterioramento delle prove, resero subito evidente che era impossibile arrivare ad una sentenza di innocenza o di colpevolezza (1) .
Sembrava che il processo postumo dovesse finire con un nulla di fatto un anno fa. Invece la giudice Carmen T. Mullen è arrivata ad emettere una sentenza.
Evitando di pronunciarsi sull'innocenza o la colpevolezza di Stinney, la Mullen ha annullato il processo originario e la relativa condanna a morte.
La Mullen, nella sua sentenza di 28 pagine, ha scritto che vi furono "fondamentali violazioni costituzionali relative al 'giusto processo' ".
Nulla infatti nel processo al 14-enne Stinney si avvicinò ai dettati costituzionali.
Egli fu arrestato senza un ordine scritto e interrogato senza l'assistenza di un avvocato.
L'avvocato che fu infine nominato per difenderlo era un esattore fiscale che in precedenza non aveva mai rappresentato qualcuno in un processo penale.
La sola vera prova contro di lui fu la parola del capo della polizia locale. Questi affermò che il piccolo nero aveva confessato di aver ucciso e gettato in un dirupo due ragazzine bianche, Betty Binnicker di 11 anni e Mary Emma Thames di 7.
L'intero processo capitale di Stinney durò tre ore. Il suo avvocato non controinterrogò i testimoni presentati dall'accusa.
La giuria - tutta composta di bianchi in un luogo in cui la popolazione era per tre quarti nera - impiegò 10 minuti per dichiararlo colpevole e per infliggergli la pena capitale.
La giudice Mullen ha rilevato tutte le precedenti violazioni. Riguardo alla confessione ella ha scritto: "E' altamente probabile che l'accusato fu forzato a confessare i crimini dallo squilibrio inerente la sua posizione di 14-enne nero catturato e interrogato da agenti bianchi in un piccolo remoto paese agricolo della South Carolina".
Ora che la giudice Carmen T. Mullen ha annullato il processo fatto a George Stinney nel 1944, forse il ragazzino nero potrà riposare meglio sapendo di non essere un condannato a morte...
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(1) V. n. 211
2) LA CINA SMETTERÀ DI ESPIANTARE ORGANI DAI CONDANNATI. DAVVERO?
All'inizio di dicembre diversi articoli hanno riferito di una nuova dichiarazione cinese sulla cessazione del prelievo di organi dai condannati a morte appena 'giustiziati'. Tuttavia i media si dimostrano per lo più scettici sull'effettiva messa in pratica di quanto annunciato.
Il 4 dicembre il famoso chirurgo Huang Jiefu - ex Vice Ministro della Sanità, membro della Conferenza di Consultazione Politica del Popolo Cinese, nonché consigliere nel Partito Comunista, nonché direttore del Comitato Cinese per la Donazione degli Organi - ha dichiarato che, a partire dal 1° gennaio 2015, si utilizzeranno per i trapianti solo organi prelevati da liberi cittadini, donatori volontari. Questa dichiarazione lascerebbe sperare che la Cina smetterà di espiantare organi dai condannati a morte appena giustiziati… ma sarà davvero così? (1).
Il dubbio nasce dal fatto che il dottor Huang Jiefu aveva già rilasciato una simile dichiarazione nel 2012, dichiarazione che finora non ha avuto seguito (2).
Un anno fa Huang aveva in parte ritrattato la sua affermazione di due anni prima, dicendo che gli organi sarebbero ancora stati prelevati dai condannati a morte, a patto però che questi avessero dato preventivamente il loro consenso all’espianto.
Questa volta, il 4 dicembre, l’affermazione, sicuramente proveniente dal dottor Huang Jiefu, è arrivata in forma anonima: i media hanno soltanto precisato che la notizia è stata comunicata “da fonte ufficiale”.
Il problema è che le autorità politiche stanno cercando di far apparire più onesto e giusto il procedimento della donazione di organi, che in effetti dovrebbe avvenire attraverso passaggi trasparenti, indipendentemente dal fatto che un malato sia disposto a pagare per accelerare la procedura.
Ethan Gutmann, un ricercatore che ha pubblicato nell’agosto scorso un libro intitolato “Il Macello”, ha denunciato nel suo scritto l’"omicidio di massa dei prigionieri politici cinesi", in particolare dei membri del Falun Gong. Questi sarebbero stati uccisi per espiantare i loro organi, venduti a caro prezzo ai malati abbienti. Le autorità cinesi non si sono espresse in modo ufficiale in
merito a tali accuse.
Inoltre, avendo il dottor Huang dichiarato che gli organi verranno espiantati previo consenso dei donatori, implicitamente si ammette che tuttora gli organi vengono prelevati dai prigionieri giustiziati, e senza la loro preventiva autorizzazione.
Arne Schwarz, un ricercatore svizzero che si occupa da anni delle pratiche di trapianto effettuate in Cina, osserva che anche l’autorizzazione all’espianto degli organi da parte di condannati a morte non avrebbe alcun valore di garanzia perché i prigionieri non sono in condizione di prestare
liberamente il loro consenso (in pratica potrebbero essere indotti a farlo da pressioni insostenibili esercitate dall'istituzione carceraria). Anzi, a suo parere, tutta la nuova apparente trasparenza, favorirebbe l'occultamento della pratica dell’espianto dai condannati giustiziati. Secondo Schwarz:
“Questo annuncio non costituisce una riforma, ma solo propaganda politica.” (Grazia)
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(1) V. ad es., nel sito di opposizione http://www.theepochtimes.com/n3/about-us/ vicino al Falun Gong, l'articolo: http://www.theepochtimes.com/n3/1123768-is-china-really-going-to-stop-using-organs-from-executed-prisoners/
(2) V. n. 196, nonché, ad es., nn. 87, Notiziario;132, "Cosmetici di origine..."; 134, "Olimpiadi e..."; 144, Notiziario.
3) SOGNIAMO UN FUTURO DI VERA GIUSTIZIA IN IRAN
Reza Varjavand, emigrato dall'Iran e diventato docente in un'università dell'Oklahoma, paragona la pena di morte di oggi in Iran ai linciaggi dei Neri che avvenivano nell'Ottocento in America.
L'iraniano Reza Varjavand, docente nella facoltà di Economia e Finanza alla Graham School in Oklahoma, ha scritto un appassionato articolo sulla pena di morte nel suo paese d’origine (1).
Reza ha ricordato che, subito dopo la Cina, l’Iran è al secondo posto nel mondo per numero di esecuzioni (2). Queste vengono inoltre portate a termine con metodi crudeli, molto spesso in pubblico e alla presenza di bambini.
Le esecuzioni, usate dalle autorità per intimidire la gente e esaltare la violenza, ricordano a Reza i linciaggi che avvenivano in America nel 19° secolo, quando la folla impiccava, pestava a morte o bruciava, senza processarli, i Neri accusati di vari tipi di reato.
Da allora gli Americani si sono evoluti ed ora guardano con imbarazzo ai tristi episodi del loro passato. Hanno addirittura un Presidente nero. Pertanto Reza Varjavand auspica e ritiene che le nuove generazioni iraniane cambieranno le cose e così i loro figli un giorno proveranno lo stesso
imbarazzo guardando al passato del loro Paese, dopo esserselo lasciato alle spalle.
L'evoluzione, secondo Reza, non avvarrà solo riguardo ai metodi di esecuzione ma anche riguardo alle tipologie di reato per le quali si potrà essere condannati a morte. Reza confronta la pena di morte iraniana con quella statunitense e osserva che, anche se la pena capitale esiste ancora negli USA, qui il suo utilizzo è previsto solo per punire i crimini più orrendi.
Egli sostiene che non dovrebbe più esistere un sistema giudiziario basato sulla religione, perché ci si dovrebbe riferire ad un sistema di leggi universale, uguale per tutti, come universali sono le scienze matematiche, fisiche e informatiche. Basare il sistema giudiziario sulle credenze religiose di un paese piuttosto che di un altro, crea infinite possibilità di errori e di aberrazioni nell’applicazione di punizioni crudeli che violano la dignità umana.
Infine Reza sostiene che questo tipo di giustizia non solo non diminuisce il livello di criminalità, ma, come di fatto indicano le statistiche, innesca atti violenti e delitti.
Ai nostri occhi, ovviamente, non basta adeguarsi ai livelli americani, per avere una giustizia equa e rispettosa dei diritti umani. Ma apprezziamo il fatto che questo professore rilevi e stigmatizzi gli orrori compiuti nel proprio paese (sia pure con una certa deferenza nei riguardi dell'establishment del paese che lo ospita). (Grazia)
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(1) V. http://iranian.com/posts/public-executions-in-iran-41904
(2) Ma nettamente al primo posto per esecuzioni pro capite, v. n. 213.
4) INSULTA IL PROFETA SU FACEBOOK: STA PER ESSERE IMPICCATO IN IRAN
Un blogger iraniano, reo confesso e pentito, arrestato nel 2013, arrivato alla fine dell'iter giudiziario è alle soglie dell'esecuzione. E' stato condannato a morte per aver insultato il Profeta Maometto.
Il blogger 30-enne Soheil Arabi fu arrestato nel novembre del 2013, nel piccolo centro di Sarallah in Iran. Fu accusato di aver insultato i 12 Santi Imam dell'Islam sciita e il Profeta Maometto, nelle 8 pagine di Facebook che, sotto diversi nomi, facevano capo a lui.
Pur essendosi detto profondamente pentito dichiarando di aver scritto i post incriminati in cattive condizioni psichiche, è stato condannato a morte lo scorso 30 agosto. Infatti sia per l'insulto ai 12 Santi Imam, sia per l'insulto al Profeta Maometto in Iran è prevista la pena capitale.
Il 24 novembre la Corte Suprema, rivedendo il caso, ha aggiunto la condanna per aver "seminato corruzione sulla terra". Delitto per il quale non è possibile concedere la grazia.
Da notare: il medesimo blogger in un separato processo ha ricevuto una pena detentiva per aver offeso il Supremo Leader Ayatollah Ali Khamenei e aver fatto propaganda contro il governo iraniano su Facebook.
La sentenza capitale di Soheil Arabi è stata confermata dalla Corte Suprema il 7 dicembre. Egli è pertanto a rischio di imminente impiccagione.
5) RESO NOTO IL RAPPORTO DEL SENATO USA SULLE TORTURE DELLA CIA
Il 9 dicembre è stato reso noto il Sommario del Rapporto del Senato USA sulle torture compiute dalla CIA, sotto la presidenza Bush, dopo l'11 settembre 2001, nell'ambito della 'guerra al terrore'.
Come era prevedibile, la pubblicazione, attesa da anni, ha suscitato aspre polemiche. Nessuno andrà in prigione ma almeno "chi legge sarà spinto a reagire perché queste cose non accadano più," come ha detto la Senatrice Dianne Feinstein, presidente della Commissione Intelligence del Senato.
Il rapporto del Senato degli Stati Uniti sulle torture effettuate dalla CIA (1) non era ancora di pubblico dominio, che l’ex presidente George W. Bush e i suoi più stretti collaboratori si erano già alleati con gli ex funzionari dell’intelligence per contestarlo energicamente.
Nel rapporto si parla anche dell’inganno da parte di funzionari della CIA nei confronti dello stesso Presidente Bush: non lo avrebbero messo al corrente della natura, dell'estensione e dei risultati ottenuti o non ottenuti utilizzando le brutali 'tecniche di interrogazione'. Pertanto alcuni hanno incoraggiato privatamente l’ex presidente Bush e i suoi consiglieri a scaricare su di loro le proprie responsabilità. Ma Bush ha respinto tale consiglio. Lo stesso Bush ha dichiarato, parlando dei responsabili dell’intelligence oggetto dell’indagine: “Queste sono persone davvero brave e la nostra nazione è fortunata ad averle”.
Essendo state compiute per conto del governo degli Stati Uniti, le torture non porteranno nessuno in carcere.
Jose A. Rodriguez Jr., che diresse il programma di interrogazioni dei sospetti terroristi, ha dichiarato al Washington Post: “Facemmo ciò che ci fu richiesto di fare, facemmo ciò che ci fu garantito essere legale, e sappiamo che il nostro operato portò dei risultati”.
Secondo gli esperti che lo conoscono, il rapporto, di 6.000 pagine, analizza in modo aspro e critico i metodi di interrogazione usati dalla CIA sui sospettati di terrorismo negli anni successivi agli attacchi dell’11 settembre 2001.
I funzionari della CIA hanno dichiarato che né Bush né i suoi consiglieri sono stati consultati dalla Commissione del Senato che ha redatto il rapporto, ma che fu soltanto offerto a un ex consigliere della Casa Bianca, William Burck, di rivedere il rapporto dopo che era stato redatto. A quel punto l’offerta fu declinata.
La Senatrice (democratica) Dianne Feinstein lascia il suo incarico di Responsabile della Commissione Intelligence del Senato Usa dopo 14 anni in cui ha sostanzialmente difeso l'apparato della CIA: è stata d'accordo con il massiccio spionaggio delle comunicazioni degli Americani, è stata d'accordo con gli 'omicidi mirati' compiuti dai droni della Cia in una mezza dozzina di paesi.
La Feinstein se ne va alcuni mesi dopo che è stato completato - in 5 anni di lavoro (2) - il rapporto in cui vengono stigmatizzate le 'tecniche aspre di interrogazione', cioè le torture compiute sotto l'amministrazione Bush, cominciate nel settembre 2001. Secondo la senatrice gli interrogatori hanno compromesso "i valori della società e della costituzione di cui siamo fieri". Secondo lei "chi leggerà sarà spinto a reagire affinché ciò non si ripeta mai più".
A differenza della Feinstein, il repubblicano Mike Rogers, presidente della Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, il 7 dicembre ha dichiarato alla CNN: "Penso che sia una idea terribile [pubblicare questo rapporto]".
Decine di articoli sono comparsi sulle prime pagine dei giornali subito prima e subito dopo il 9 dicembre, giorno in cui - nonostante le obiezioni provenienti da più parti - è stato pubblicato il sommario di 500 pagine del rapporto (sia pure con il mascheramento qua e là di alcune righe dello
stesso) (3).
Una parte importante del rapporto è costituito da una ventina di casi in cui la CIA, ai tempi di Bush, usò 'tecniche di interrogazione' equivalenti a tortura che secondo la Feinstein non produssero informazioni utili nella lotta al terrorismo, o produssero informazioni che potevano essere ottenute
per altra via.
Ad esempio il rapporto dice specificamente che le 'tecniche' non furono necessarie per ottenere le informazioni che portarono al ritrovamento e all'uccisione in Pakistan di Osama bin Laden.
Le 'tecniche', invece, secondo molti esponenti dell'amministrazione Bush a cominciare dall'ex vice presidente Dick Cheney, furono non soltanto giustificate ma produssero preziose informazioni e salvarono vite umane. "Essi meritano una grande riconoscenza," dice Cheney di coloro che
praticarono le torture. "Per quanto mi riguarda dovrebbero essere decorati, non criticati."
Tra le obiezioni al rilascio delle informazioni, quelle più insistenti paventano possibili attentati contro gli Americani in ogni dove (di conseguenza sono state messe in allerta le rappresentanze diplomatiche e le basi americane in tutto il mondo).
Barack Obama ha approvato il rilascio del sommario del rapporto dicendo che "rinforza la mia idea di sempre che questi metodi non solo sono in contraddizione con i nostri valori in quanto nazione ma non servono ai nostri sforzi contro il terrorismo o ai nostri interessi nazionali."
John Brennan il (famigerato) attuale direttore della CIA, - nominato da Obama nonostante le gravi perplessità di coloro che si preoccupano
dei diritti umani (4) - ha tenuto una conferenza stampa presso la sede centrale della CIA arrampicandosi sugli specchi per fare una 'difesa d'ufficio' della propria organizzazione.
Egli ha ammesso che vi furono errori di direzione dell'agenzia durante il 'programma' e che alcuni dei metodi usati sono da aborrire, ma ha dichiarato che il programma di detenzione della CIA nel suo complesso fu
efficace e aiutò a salvare delle vite. Ha definito il rapporto del Senato flawed (difettoso).
La Casa Bianca potrebbe essere interessata dalla ricaduta negativa a livello diplomatico delle parti del rapporto che parlano dei posti segreti all'estero (black sites) in cui venivano interrogati i prigionieri, a cominciare dai black sites della Polonia (5).
Leon E. Panetta che fu direttore della CIA sotto Obama dal 2009 al 2011, prima di Brennan, ha scritto nelle sue memorie che certi metodi non avrebbero dovuto essere usati ma che la CIA ottenne informazioni di importanza critica attraverso di essi. "Quello che non possiamo sapere - e non sapremo mai - è se tali metodi erano la sola via per ottenere tali informazioni", ha scritto Panetta.
I sostenitori delle 'tecniche' (waterboarding, cioè annegamento interrotto, pestaggi, deprivazione sensoriale, chiusura in casse a forma di bara, incatenamento dei detenuti al muro per giorni...)
sostengono che queste si mettevano in atto prestando molta attenzione alla salute dei detenuti. "A differenza di come lo praticavano i Giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, il waterboarding veniva applicato ai prigionieri posti con i piedi in alto in modo che i polmoni non si
riempissero d'acqua, assicura Karl Rove, ex consigliere di George W. Bush.
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(1) Il rapporto era atteso da anni, v. ad es. n. 167, "Inchieste senatoriali sull’operato della CIA". Sul comportamento dei medici v. n. 210: "Gravi violazioni dell’etica medica nella “guerra al terrore.”
(2) La CIA ha speso 40 milioni di dollari per affittare un ufficio in Virginia e pagare i contractors che hanno selezionato il materiale tra oltre 6 milioni di pagine, prima di metterlo a disposizione del Comitato senatoriale.
(3) http://documents.latimes.com/committee-study-central-intelligence-agencys-detention-and-interrogation-program/
(4) V. n. 204, "Pervicace scelta di Obama: Brennan a capo della CIA".
(5) V. n. 134, "Prigioni segrete della C.I.A. e torture".
6) UN GIUDICE DELLA CORTE SUPREMA USA: LA TORTURA NON È OFF LIMITS
La tortura, 'condannata con leggerezza dai liberali europei', non è sempre da bandire secondo il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Antonin Scalia.
Il famoso giudice (ultraconservatore) della Corte Suprema USA Antonin Scalia ha avvertito che la tortura non è necessariamente off limits. In un'intervista del 12 dicembre (1) egli ha stigmatizzato la "rettitudine autoreferenziale dei liberali europei" che si oppongono alla tortura "con leggerezza".
"E' molto facile dire Oh la tortura è terribile!, ma pensate ad una situazione in cui una persona sa dove è stata piazzata una bomba nucleare a Los Angeles," ha esemplificato Scalia. "Pensate sia chiaro che non dobbiate usare misure estreme per avere tale informazione da questa persona?"
Scalia ha inoltre criticato i paesi che si impicciano della pena di morte vigente in altri paesi, la pretesa dell'Unione Europea di imporre l'eliminazione della pena di morte ai paesi entranti.
Antonin Scalia ha detto e ripetuto che la questione dei diritti umani è tutt'altro che semplice: "I diritti umani non sono scritti nel cielo, se lo fossero non avremmo bisogno di giudici, di avvocati, di persone che hanno frequentato università di legge per sapere che cosa devono essere e che cosa sono i diritti umani."
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(1) V. https://www.youtube.com/watch?v=bSwn3Jf0-dU
7) RIPRENDE L'INIZIATIVA PER OTTENERE IL REATO DI TORTURA IN ITALIA
Il 10 dicembre il rilancio della campagna per ottenere l'introduzione del reato di tortura in Italia (*) è stato un buon modo di vivere la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, un evento sovranazionale che si celebra tutti gli anni ricordando l'approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948. Riportiamo il comunicato in propositoemesso
da Amnesty International Italia e condiviso da diverse organizzazioni.
"È il momento che il Parlamento approvi il reato di tortura." È la richiesta fatta da Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva durante la conferenza tenutasi oggi.
Si è tenuta stamattina la conferenza stampa nell'ambito dell'iniziativa "In silenzio contro la tortura", promossa da Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva [**].
La sede scelta è stata quella della Camera dei Deputati dove da marzo, quando fu approvato al Senato il disegno di legge per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale, il testo è fermo.
Riccardo Noury, Susanna Marietti, Laura Liberto, Patrizio Gonnella, Francesca Chiavacci, intervenendo a nome delle associazioni promotrici dell'iniziativa hanno ribadito l'importanza che, a 30 anni dall'adozione della Convenzione contro la tortura da parte delle Nazioni Unite e oltre 25
anni dopo la ratifica italiana, finalmente l'Italia si adegui agli standard internazionali, approvando questa legge.
Lo stesso hanno sottolineato nei propri interventi gli esponenti delle organizzazioni aderenti all'evento, nonché il cantante Piotta, testimonial del mondo dell'arte.
In apertura di conferenza stampa Amnesty International ha consegnato alla vice Presidente del Senato, Linda Lanzillotta, le 16.000 firme raccolte per chiedere l'introduzione di questo reato.
Un'iniziativa che anche Antigone ripeterà nelle prossime settimane consegnando le circa 15.000 firme on-line raccolte, che si vanno ad aggiungere alle 30.000 cartacee, raccolte dalla stessa associazione insieme a numerose altre.
Nel ricevere le firme la senatrice ha ribadito l'impegno affinché l'Italia faccia proprio questo reato.
Un impegno che hanno espresso e assunto anche i deputati presenti Gennaro Migliore (PD), Paolo Beni (PD), Davide Matiello (PD), Daniele Farina (SEL), Giulia Sarti (M5S), proprio a partire dal 15 dicembre quando in commissione giustizia si inizierà a discutere degli emendamenti al testo.
L'auspicio che il disegno di legge venga approvato anche alla Camera è arrivato da Luigi Manconi, primo firmatario al Senato che, pur riconoscendo le modifiche peggiorative subite dal testo da lui proposto (in particolare per la configurazione del reato quale generico, anziché specifico, come raccomandato dalle Nazioni Unite), ha messo in guardia sul fatto che, se il testo venisse modificato alla Camera, al Senato poi non ci sarebbero i numeri e le forze per un'approvazione conforme, con il rischio che dovranno passare altri 25 anni senza questo reato.
La conferenza è stata interrotta a metà dei suoi lavori quando i presenti si sono alzati in piedi e hanno osservato un minuto di silenzio contro la tortura. Un modo per controbattere al silenzio che, in questo quarto di secolo, è arrivato dalle istituzioni. Roma, 10 dicembre 2014.
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(*) Sull'iter infinito di una legge che introduca il reato di tortura in Italia vedi ad es. nn. 208, 200 e nn. ivi citati; ed anche nn.: 206 "Condanne definitive..."; 218 "Anche per Colucci...".
[**] Cild, sta per Coalizione Italiana per le Libertà Civili, v. http://www.cilditalia.org/blog/tortura-usa-italia-
reato/ ; v. nel sito di Cittadinanzattiva, il video della conferenza:
https://www.youtube.com/watch?v=Ir4cJwDmgqg&feature=youtu.be
8) PIETRA TOMBALE DI O'MALLEY SULLA PENA DI MORTE IN MARYLAND
Il governatore cattolico Martin O'Malley, il 31 dicembre, venti mesi dopo l'abolizione della pena di morte nel Maryland, ha annunciato la commutazione in ergastolo delle 4 condanne capitali ancora in essere nel proprio stato. La legge per l'abolizione non è infatti retroattiva.
Prima di prendere la decisione di graziare i rimanenti condannati a morte del Maryland (1), il governatore cattolico Martin O'Malley ha coscienziosamente ascoltato tutti quelli che potevano essere toccati dal provvedimento di grazia, a cominciare dai parenti delle vittime dei criminali condannati. Però fin dal principio aveva le idee chiare in proposito. Già nel
2013 aveva dichiarato: "Secondo me, lasciando queste sentenze capitali in atto non serve al bene del popolo del Maryland - presente o futuro."
O'Malley terminerà il suo incarico in gennaio (2) e, visto che gli altri poteri dello stato non hanno completato l'opera iniziata sotto il suo governatorato, si è sentito in dovere di intervenire. Il prossimo anno sarà in corsa per vincere la presidenza degli Stati Uniti (con tanti auguri dei Democratici e, in
particolare, degli abolizionisti).
"La mancanza di un'azione da parte del Governatore a questo punto dell'iter legale, a miogiudizio, sarebbe inutile e costringerebbe i parenti delle vittime e il popolo del Maryland, a sopportare la dura prova di un iter di appelli senza fine, con colpi e contraccolpi, senza alcuna speranza di una chiusura e di una finalizzazione del proprio dolore," ha dichiarato O'Malley.
Pertanto, con la prossima firma di O'Malley, Heath Burch, Vernon Evans Jr., Anthony Grandison e Jody Lee Miles non saranno più dei condannati a morte (3).
Naturalmente la decisione del Governatore ha scontentato qualcuno. L'accusatore della contea di Baltimora, Scott D. Shellenberger , che ottenne la condanna capitale di Evans e Grandison, 2 dei 4 detenuti graziati, pur aspettandosi una decisione del genere, ha sentito il bisogno di dichiarare:
"Sono fortemente deluso dalla decisione. Quelle sentenze furono legali e rimangono tali. Furono imposte da una giuria. Numerosi giudici hanno confermato queste condanne e fa specie che 21 giorni prima di lasciare la sua carica, [O'Malley] abbia improvvisamente deciso di usare misericordia nei riguardi di individui che non mostrarono alcuna misericordia nei riguardi delle vittime dei loro crimini."
Ricordiamo che il parlamento del Maryland - anche per merito di O'Malley - votò a marzo del 2013 l'abolizione della pena di morte (4) e che O'Malley 2 mesi dopo firmò di buon grado la relativa legge (non retroattiva).
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(1) Si tratta della commutazione della pena capitale in ergastolo senza possibilità di liberazione, anche se, in teoria, in futuro un giudice potrebbe commutare una o più sentenze in 'ergastolo con possibilità di uscita sulla
parola',
(2) Il gesto di O'Malley ricorda quello del governatore dell'Illinois, George Ryan, che immediatamente prima del termine il suo incarico, nel gennaio del 2000, graziò tutti i condannati a morte del suo stato.
(3) Una quinta condanna capitale, quella di tale John Booth-El si era appena risolta con il suo 'decesso per cause naturali'.
(4) Dopo che questa era stata messa in mora da una decisione della Corte d'Appello del Maryland nel mezzo della diatriba sull'ammissibilità dell'iniezione letale.
9) VOTATA IN ASSEMBLEA GENERALE LA RISOLUZIONE PER LA MORATORIA
Il 18 dicembre l'Assemblea Generale della Nazioni Unite ha approvato in seduta plenaria per la quinta volta la risoluzione per la "Moratoria nell'uso della pena di morte" (1), ciò è avvenuto con il numero record di 117 voti a favore, e con 38 voti contrari, 34 astensioni e 4 assenze.
Si sono registrati tre voti a favore in più rispetto a quelli che si erano avuti il 21 novembre nell'approvazione preliminare in seno al Terzo Comitato dell'Assemblea Generale (2).
Adottata periodicamente a partire dal 2007, la risoluzione ha ottenuto un numero sempre maggiore di voti. I 117 voti a favore di quest'anno sono 6 in più di quelli ottenuti nel 2012.
Quest'anno i 38 voti contrari sono stati 3 in meno rispetto a quelli del 2012. Le 34 astensioni eguagliano quelle del 2012.
I nuovi voti a favore sono stati espressi da Guinea Equatoriale, Eritrea, Figi, Niger e Suriname. Bahrain, Myanmar e Uganda sono passati dall'opposizione all'astensione. Invece Papua Nuova Guinea è passata dall'astensione all'opposizione.
"Il voto di oggi in Assemblea generale è un successo importante. Segna un ulteriore passo in avanti nel lungo cammino verso l'abolizione della pena di morte nel mondo, un traguardo che non è ancora a stretta portata di mano ma non appare più, come un tempo, quasi irraggiungibile," ha commentato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
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(1) V. nn. 201, Notiziario; 202.
(2) V. n. 218.
10) ULTIME NOTIZIE DALLA NIGERIA: NUOVI ORRORI DI BOKO HARAM
Nel momento di chiudere questo numero ci sono giunte notizie di nuovi estesissimi orrori compiuti dal gruppo islamico integralista nigeriano Boko Haram (*). Riportiamo un comunicato di Amnesty International Italia che, in breve, fornisce le dimensioni degli orrori compiuti da Boko Haram.
Dal 2009, Boko haram attacca deliberatamente i civili con irruzioni nei centri abitati, rapimenti e attentati. Migliaia di persone sono state uccise, centinaia rapite e centinaia di migliaia costrette a fuggire.
Negli ultimi 12 mesi, il conflitto nella Nigeria nord-orientale ha conosciuto una drammatica escalation.
Nel 2014, il gruppo armato ha ucciso oltre 4000 civili. Molto brutali sono stati gli attacchi contro le comunità sospettate di collaborare con le forze di sicurezza, in particolare in quelle città in cui sono state costituite milizie della Task force civile congiunta, alleate del governo.
L’attacco del 3 gennaio 2015, come mostrano le immagini satellitari sulle città di Baga e Doro Gowon del 2 e del 7 gennaio, rispettivamente prima e dopo l’attacco, mostrano il danneggiamento e la distruzione di oltre 3700 strutture. Ma il gruppo armato ha attaccato anche altre città.
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(*) V. 217.
11) IN MEMORIA DEL MIO AMICO DONALD DUFOUR di Marco Calgaro
Donald Dufour, condannato a morte in Florida, è deceduto il 1° novembre. Di lui scrive l'amico Marco Calgaro: "Resta un po’ di consolazione per il fatto che almeno Donald non è stato ucciso dalla violenza dello Stato ma dalla malattia. San Francesco nel Cantico delle creature la chiamava“Nostra sorella morte corporale"e riusciva a lodare Dio anche per essa. Sono credente e posso lodare Dio per avermi fatto conoscere per tanti anni una persona come Donald, colpevole senza dubbio di duplice omicidio, ma capace, negli anni, di cambiare animo ed essere un autentico amico"
Donald Dufour era un condannato a morte nel carcere di Raiford, in Florida, morto lo scorso 1° novembre a causa di uno shock settico. Aveva 58 anni ed eravamo in corrispondenza da circa 14 anni. E’ stato nel braccio della morte per 31 anni.
Da sempre sofferente per Morbo di Crohn (una malattia cronica intestinale) e di epatite cronica, circa 5 anni fa era stato operato per un carcinoma alla gola e poi trattato con radioterapia e chemioterapia. Fra un ricovero e l’altro, ogni volta, veniva riportato nel braccio dove, come è noto, si sta in completo isolamento (sono ammesse solo due ore d’aria alla settimana).
Nel braccio della morte non vi sono infermieri, né medici, né assistenti sanitari. La dieta, di pessima qualità, non fa differenza fra chi è malato e chi no (tranne forse per i diabetici). In parole povere, chi è malato, anche gravemente, non dovrebbe stare in un tale tipo di carcere: tenere lì detenuti malati è, a mio avviso, una vera forma di tortura. In Italia, nonostante i problemi delle nostre carceri sovraffollate, anche a chi sta al 41 bis ed è malato grave, è garantito il trasferimento presso carceri che hanno uno stretto rapporto con diverse specialità mediche. Cioè, ad esempio, se un detenuto è cardiopatico, il carcere dove viene trasferito è in rapporto diretto ed organizzato, con una vicina cardiologia.
Vicino a Raiford vi è un grosso carcere ospedale dove vengono ricoverati gran parte dei detenuti della Florida, condannati a morte e no, per patologie in fase acuta: non vi è invece alcuna assistenza per la fase post-acuta o cronica. Eppure la popolazione carceraria nei bracci della morte statunitensi sta “ invecchiando". Grazie agli appelli, ad un sistema giuridico fatto a scatole cinesi (funzionale alla carriera di avvocati e giudici), la permanenza media nei bracci della morte già ora è di circa 10 anni. Nei bracci della morte ci si ammala, anche a causa delle condizioni di vita terribili. E’ noto che nelle celle di cemento ed acciaio, d’estate si muore di caldo, e ci si disidrata, e d’inverno, si muore di freddo.
Donald si era salvato dal carcinoma (la sopravvivenza a 5 anni di solito è indice di guarigione) ma la radioterapia gli aveva devastato la dentatura. Gli erano rimasti praticamente solo 4 denti buoni, molti sono stati strappati nel corso degli ultimi anni e molti erano ripetutamente cariati e doloranti.
Una corretta terapia avrebbe richiesto una dentiera ed invece negli ultimi tre anni è stato infinite volte inviato dal dentista il quale gli faceva delle otturazioni economiche e malfatte che duravano pochi giorni dopodiché il mal di denti ritornava. Questa è stata una vera forma di tortura che ho
denunciato in tutte le sedi possibili negli USA. Unico risultato ottenuto è stato che gli dessero la dieta Kosher, destinata agli ebrei osservanti e che pare fosse molto più tenera di quella standard.
Ho potuto visitare Donald 5 volte. A Raiford la sala del colloquio è una grande sala con 18 tavoli dove si possono incontrare altrettanti condannati con i loro familiari ed amici, in contatto diretto, dalle 9.00 alle 15.00. Si può anche mangiare insieme, comprando cibo spazzatura preconfezionato presso una sorta di “ chiosco” che si affaccia direttamente sulla sala. Ricordo di aver visto detenuti in carrozzina, ciechi, diabetici cui la guardia ad una cert’ora somministrava l’insulina. Ricordo il racconto di Donald quando uno di loro morì di infarto nella sua cella senza che venisse soccorso.
Il trattamento oncologico di Donald fu veramente di livello eccezionale, e gratuito. Ci si chiede che senso abbia mantenere la pena di morte sostenendo anche importanti spese sanitarie, per poi uccidere tali pazienti. Un altro aspetto è quello psichiatrico, veramente poco conosciuto. Per 31
anni, ogni due o tre mesi veniva offerta a Donald una visita psichiatrica che lui regolarmente rifiutava. La mia corrispondenza, sono certo, ha contribuito ad evitare che impazzisse ed a mantenere un legame con la vita, quanti invece non ce la fanno e letteralmente impazziscono per l’angoscia, l’insonnia, l’isolamento !? Queste ed altre sono le assurdità del sistema giudiziario americano.
Resta un po’ di consolazione per il fatto che almeno Donald non è stato ucciso dalla violenza dello Stato ma dalla malattia. San Francesco nel Cantico delle creature la chiamava “Nostra sorella morte corporale" e riusciva a lodare Dio anche per essa. Io sono credente e posso lodare Dio per avermi fatto conoscere per tanti anni una persona come Donald, colpevole senza dubbio di duplice omicidio, ma capace, negli anni, di cambiare animo ed essere un autentico amico.
Arrivederci Donald!
Marco
12) FORTE DIMINUZIONE DELLE SENTENZE CAPITALI E DELLE ESECUZIONI IN USA
È continuata nel 2014, accentuandosi, la tendenza alla diminuzione delle sentenze capitali e delle esecuzioni in atto dalla fine degli anni Novanta negli Stati Uniti d'America.
Nel 2014 vi sono state negli Stati Uniti solo 72 condanne capitali, il numero più basso di condanne a morte nella corrente era della pena capitale cominciata nel 1974. Nel 1996 ve ne furono 315. (1)
Anche le esecuzioni hanno raggiunto un minino: 35 nell'anno, il numero più basso da 20 anni a questa parte (ciò anche per i problemi riguardanti l'iniezione letale e per i relativi ricorsi). Tale numero deve essere confrontato con le 98 esecuzioni che si ebbero nel 1999.
Le esecuzioni si sono avute in soli 7 stati sui 32 che conservano la pena capitale (ve ne furono in 20 stati nel 1999) e si sono concentrate in 3 stati: Texas, Missouri e Florida. Per la prima volta il Texas non è in testa da solo per numero di esecuzioni, ma vi sta a pari merito con il Missouri, con
10 esecuzioni. Segue la Florida con 8.
La diminuzione di condanne a morte ed esecuzioni procede parallelamente alla diminuzione dei sostenitori della pena capitale negli USA (2)
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(1) V. DPIC 2014 Year End Report
(2) V. http://paulrougeau.org/ShrinkingMajority05.html
13) PER FERNANDO UN PROCESSO IN SOSPESO DALL'ANNO 2000
Questa lettera di Fernando è tragica e impegnativa, interessante per capire la dinamica che molto spesso si stabilisce tra i detenuti poveri e i rispettivi difensori d'ufficio, mal pagati e demotivati.
San Quentin, 3 dicembre 2014
Sono passati 33 anni da quando sono arrivato qui nel braccio della morte, il 5 gennaio 1982. Non mi fu concesso un appello fino al 2000, e in quell’anno mi fu annullata la condanna a morte! (1)
Potete immaginare il sollievo che provai sapendo che avrei avuto un nuovo processo! Nel 2001 fui riportato nella città di Fresno in California, per il nuovo processo. Mi furono assegnati due avvocati difensori d’ufficio. Questi mi informarono che ci sarebbe voluto del tempo per preparare la mia difesa. Fui rimandato a San Quentin ad aspettare.
Quei due avvocati d’ufficio trascinarono le cose per tre anni. Poi uno di loro andò in pensione e l’altro diede le dimissioni! Mi furono assegnati altri due avvocati d’ufficio, e anche loro trascinarono il mio caso avanti per altri tre anni, prima di lasciarmi ed essere assegnati ad altri casi.
Ancora una volta mi furono assegnati altri due avvocati d’ufficio. Dopo tre anni uno dei due andò in pensione e l’altro abbandonò il mio caso perché non gli piaceva venire a farmi visita a San Quentin! Adesso ho altri due avvocati d’ufficio che per il momento continuano ad essere incaricati
del mio caso.
Il mio nuovo processo è stato ritardato per moltissimi anni perché gli avvocati d’ufficio possono decidere di abbandonare un caso in qualsiasi momento vogliano. Questo è il genere di difesa legale che ci spetta se non possiamo permetterci un avvocato privato a pagamento! Non mi fido dei miei attuali avvocati d’ufficio! Uno di loro fa battute ciniche sottovoce sul mio conto pensando che io non senta. Una volta lo chiamai al telefono e si arrabbiò perché l’avevo chiamato. Non gli ho mai più telefonato! Quando gli pongo domande dirette, non ottengo mai una risposta chiara.
Poi mi fu detto quest’anno che la mia attuale avvocatessa dell’accusa aveva ritardato il mio processo fino a prima delle elezioni di novembre 2014, per utilizzarlo come punto di forza nella campagna che intendeva cominciare per diventare giudice. Invece, non ha fatto nulla per il mio caso nei tre mesi che precedevano le elezioni. Era già sicura di vincere. Lo scorso novembre in effetti ha vinto le elezioni, senza il mio contributo, e adesso diventerà giudice. Un altro avvocato accusatore si occuperà del mio caso.
Non ci si può quindi stupire se a volte mi arrabbio molto! Il mio nuovo processo avrebbe dovuto aver luogo dieci anni fa, almeno! Questo è il sistema giudiziario della California, e della nazione. Il denaro compra la giustizia mediante l’acquisizione di un bravo avvocato ben pagato che ti difende.
Il resto di noi è alla mercé del sistema basato sull’uso degli avvocati d’ufficio. Avvocati che si suppone dovrebbero assicurarti un processo equo. Dalla mia esperienza, loro ti difendono, ma solo se gli sei simpatico!
All’avvocato difensore d’ufficio che mi fu assegnato nel primo processo del 1981 non piacevo affatto. La Costituzione ci garantisce il diritto ad un processo equo, cosa che non ebbi nel 1981.
Sono ancora alla mercé dei difensori d’ufficio! Rinvio, dopo rinvio, dopo rinvio! Sto aspettando da 14 anni. Il denaro compra la giustizia in questo paese. Io non posso neppure giocare e sperare di vincere alla lotteria. L’attesa continua! Abbiate cura di voi
Fernando
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(1) Negli Stati Uniti il processo capitale si divide in due parti distinte, separate da un breve intervallo temporale. La prima fase è detta di guilty - not guilty. In essa si stabilisce la colpevolezza o l'innocenza dell'imputato rispetto al delitto che gli viene contestato. Nella seconda fase, più breve, si infligge la pena, valutando le circostanze attenuanti, scegliendo tra pena capitale e massima pena detentiva prevista nello stato (di solito l'ergastolo). Per effetto di uno degli appelli successivi, inoltrati alle corti statali e federali, per un condannato a morte possono essere annullate (per irregolarità procedurali riconosciute, o altro) tutte e due le fasi del processo, o solo la seconda fase - quella in cui fu imposta la sentenza di morte. Per Fernando nel 2000 fu annullata la seconda fase del processo.
14) IL SOGNATORE di Arthur Lee Williams II
DICONO CHE CHI DORME
PUÒ SOLAMENTE SOGNARE,
E, TUTTAVIA, NON SONO FORSE I SOGNI
CIÒ PER CUI VIVIAMO?
CIÒ PER CUI LOTTIAMO?
NON CERCHIAMO FORSE QUALCUNO
CON CUI CONDIVIDERLI?
E NON È FORSE
LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO
A RENDERCI FELICI?
A RATTRISTARCI?
A FARCI CAMBIARE?
LA MANCATA REALIZZAZIONE
DEI NOSTRI SOGNI
CHE CI ADDOLORA TANTO?
CHE CI FORTIFICA?
CHE CI RENDE PIÙ UMANI?
QUALUNQUE SIA LA NOSTRA ETNIA,
RELIGIONE,
ORIENTAMENTO SESSUALE,
OPINIONE POLITICA,
CONDIZIONE SOCIALE,
TUTTI SOGNIAMO.
VI AUGURO UN BUON SONNO,
UN BUON SOGNO.
MA SOPRATTUTTO
VI AUGURO
CHE POSSIATE VIVERE BENE I VOSTRI SOGNI.
ARTHUR LEE WILLIAMS II # 000736
POLUNSKY UNIT
3872 FM 350 South
LIVINGSTON, TEXAS 77351 U.S.A
(La poesia ci è stata inviata dalla nostra amica Giuliana Bonosi, corrispondente di Athur)
15) NOTIZIARIO
Arabia Saudita. Decapitate 82 persone nel 2014. Ponendosi al quarto posto per numero di esecuzioni nell'anno - dopo Cina, Iran e Iraq - con due decapitazioni eseguite alla Mecca il 16 dicembre, l'Arabia Saudita ha superato il dato già altissimo del 2013 (78 esecuzioni). Molti degli 82 'giustiziati' quest'anno erano stranieri.
Iran. Raffica di esecuzioni. Secondo fonti dell'opposizione del tutto attendibili, in 9 giorni, dal 24 novembre al 2 dicembre, sono state ‘giustiziate’ in Iran almeno 43 persone, tra cui due donne e un giovane che aveva solo 14 anni quando fu arrestato. Le esecuzioni sono avvenute per lo più all'interno delle carceri. 3 persone sono state impiccate in pubblico, tra cui un ventenne che aveva ricevuto il perdono dai parenti della sua vittima. 11 persone sono state uccise il 2 dicembre nella prigione Ghezel Hesar di Karaj. Il 1° dicembre i detenuti di un braccio di questo carcere hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le esecuzioni di massa. Il direttore del carcere li ha minacciati, dicendo che se avessero continuato la loro protesta, avrebbe fatto ‘giustiziare’ 200 persone. Sempre il 2 dicembre altri 7 detenuti sono stati uccisi in altre due carceri del paese. Le esecuzioni sono proseguite a ritmo sostenutissimo per tutto il mese di dicembre. Nel corso del 2014 le esecuzioni in Iran sono state oltre 700, 14 delle quali di minorenni all'epoca del crimine contestato.
Iraq. 150 donne messe a morte dopo aver rifiutato di sposare militanti dell'ISIS. Secondo una fonte governativa irachena - riportata dall'agenzia turca Anadolu il 16 dicembre - sono state messe a morte a Fallujah, nella provincia occidentale di Al-Anbar, oltre 150 donne, tra cui alcune incinte, che si erano rifiutate di sposare i loro sequestratori, militanti dell'ISIL (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante), detto anche ISIS (Stato Islamico dell'Iraq e della Siria). V. nn. 215, Notiziario; 217.
Madagascar. Il 10 dicembre approvata l'abolizione della pena capitale. L'Assemblea Nazionale del Madagascar, riunita nella capitale Antananarivo, ha approvato all'unanimità dei suoi 82 membri la legge che abolisce la pena di morte nel paese. Lo ha fatto in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani del 10 dicembre. I condannati a morte, appena la legge sarà firmata dal presidente Hery Rajaonarimampianina, rimarranno condannati ai lavori forzati a vita. L'abolizione in Madagascar è il "risultato di una forte istanza espressa dal Madagascar e dalla società civile internazionale", ha dichiarato il rappresentante dell'Unione Europea in Madagascar. L'evento era stato preceduto da una grande conferenza il 10 ottobre scorso -Giornata Mondiale Contro al Pena di Morte - organizzata dall'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e dal Ministero della giustizia, con la partecipazione di autorità politiche del paese, di diverse associazioni abolizioniste tra cui la World Coalition Against the Death Penalty, di esperti ed attivisti di tutto il mondo. Il Madagascar, paese in cui non avvengono esecuzioni da oltre mezzo secolo, diventa così il 18-esimo stato membro dell'Unione Africana abolizionista totale.
New York. É morto Mario Cuomo, intrepido oppositore della pena di morte. E' morto il 1° gennaio a 82 anni di età l'ex governatore di New York Mario Cuomo, figlio di immigrati italiani.
Cuomo è stato ricordato dalla stampa per la sua inflessibile opposizione alla pena capitale. Egli oppose il suo veto alle leggi che tendevano a ripristinare la pena di morte nel suo stato per 12 volte, una volta all'anno, dal 1983 al 1994. "La pena di morte legalizza l'estremo atto di vendetta compiuto in nome dello stato, viola i diritti umani fondamentali, alimenta l'erronea credenza di alcuni che sia fatta giustizia e umilia coloro che si sforzano di difendere la vita e la dignità umana," dichiarò Cuomo quando oppose il veto ad un legge forcaiola nel 1991. Cattolico, scrisse un libro intitolato "Ragioni per credere", uscito nel 1996. In esso affermò: "Non esistono prove persuasive che l'uccisione da parte dello stato renda i cittadini, o anche i poliziotti, più sicuri. Anzi vi sono prove del contrario."
Pakistan. I Talebani assediano una scuola e uccidono 141 persone. Un assedio di otto ore di una scuola pubblica di Peshawar nel nod-est del Pakistan da parte di milizie talebane è finito il 18 dicembre con una carneficina: morti 132 studenti e 9 adulti, 121 feriti. Quasi tutti i ragazzi
uccisi avevano tra i 13 e i 16 anni. L'istituto preso di mira, frequentato da 1.100 studenti, era gestito da militari. Tutti e 7 gli attentatori sono stati uccisi. L'impresa è stata rivendicata dai Talebani quale rappresaglia per un attacco dell'esercito contro i loro nascondigli nelle destrutturate aree tribali nel nord del paese. Malala, la simpatica ragazza pakistana Premio Nobel per la pace, fuggita all'estero perché perseguitata dai Talebani in patria, ha dichiarato di essere "costernata" per la strage. "Ragazzi innocenti nella propria scuola non devono avere a che fare con un orrore come questo," ha detto.
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 5 gennaio 2015
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