FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 233 - Dicembre 2016
Ronald Bert Smith Jr.,
condannato a morte da un giudice,
torturato ed ucciso
con un'iniezione letale
in Alabama.
SOMMARIO:
1) Un po’ di chiarezza sulla sorte dei condannati a morte in Florida
2) L’Alabama è come la Florida? ... intanto uccidono Ronald Smith
3) Pena incostituzionale: si svuota il braccio in Delaware?
4) Donald Trump nominerà un giudice conservatore e forcaiolo?
5) Mustafa al-Hawsawi torturato a Guantanamo va a processo
6) Roof intelligentissimo e folle, colpevole di reato capitale
7) Dozier vuole morire, ma il Nevada non ha i farmaci letali
8) Uccidere Romell Broom una seconda volta? Si puo’ fare
9) In Texas solo 7 esecuzioni e 3 condanne a morte nel 2016
10) Esecuzioni negli USA, al minimo nel 2016
11) Turchia: Erdogan si vendica sui civili curdi
12) L’assassino Rodrigo Duterte riceve forti critiche e insulta
13) Lentissima e postuma la giustizia in Cina
14) Nel 2016 sono cadute numerose teste in Arabia Saudita.
15) Il 30 novembre si è tenuta la manifestazione “Città per la Vita”
16) Natale a San Quentin
17) Notiziario: Arabia Saudita, Bielorussia, Iran, Siria
1) UN PO’ DI CHIAREZZA SULLA SORTE DEI CONDANNATI A MORTE IN FLORIDA
Sono arrivate il 22 dicembre, con molto ritardo (1), due sentenze della Corte Suprema della Florida che hanno fatto un po’ di chiarezza sulla sorte dei condannati a morte di quello stato.
Così si è diradata la nebbia che da un anno a questa parte avvolge la questione della pena capitale dopo la famosa sentenza Hurst v. Florida della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Con la sentenza Hurst la massima corte dichiarò incostituzionale il sistema della pena di morte vigente in Florida perché assegnava sostanzialmente al giudice – anziché alla giuria – il potere di infliggere una sentenza capitale (2). Tale Corte lasciò però indeterminata la sorte di ogni singolo condannato.
Durante il 2016 si è molto discusso – con pareri diversi tra accusatori e avvocati difensori – sul fatto che dovessero essere annullate tutte le sentenze capitali in essere (quasi 400), parte di esse o forse nessuna.
Ora, scrivendo complesse sentenze su due casi – il caso Asay v. State e il caso Mosley v. State - la Corte Suprema della Florida ha deciso che le condanne capitali di oltre 200 detenuti possono essere annullate e altre 150 no.
Potranno scamparla coloro la cui condanna a morte divenne definitiva dopo il 2002 – anno in cui fu emessa dalla Corte Suprema USA la famosa sentenza Ring v. Arizona che richiede che sia “una giuria, non un giudice, a trovare ogni fatto necessario per imporre una sentenza di morte”. Tra questi vi è John Franklin Mosley.
Non potranno invece scamparla coloro la cui condanna a morte divenne definitiva prima della sentenza Ring. Tra questi vi è Mark James Asay (3).
La Corte floridiana ha spiegato che coloro i quali “furono condannati a morte in base ad uno statuto che è diventato incostituzionale con la sentenza Ring non devono essere penalizzati dal ritardo della Corte Suprema degli Stati Uniti nel rendere esplicita tale determinazione”.
Ricordiamo che - parallelamente alla questione dei ruoli del giudice e della giuria - si è molto dibattuta un’altra questione, quella della maggioranza necessaria perché una giuria possa condannare a morte: in Florida si poteva condannare a morte con una maggioranza di 7 giurati contro 5. Il 7 aprile la maggioranza è stata portata da una nuova legge della Florida a 10 contro 2 (4). La Corte Suprema della Florida in una sentenza del 14 ottobre ha dichiarato incostituzionale tale legge: deve esserci l’unanimità dei giurati col pollice verso per condannare a morte.
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(1) V. n. 229, Notiziario
(2) V. n. 226
(3) Tra questi vi è, ovviamente, anche Tommy Zeigler, il detenuto della Florida da noi particolarmente seguito, che fu condannato a morte nel 1976.
(4) V. n. 227
2) L’ALABAMA È COME LA FLORIDA? ... INTANTO UCCIDONO RONALD SMITH
Nel 1995 l'omicida Ronald Bert Smith fu condannato all'ergastolo da una giuria dell'Alabama, ma il giudice che presiedeva al suo processo annullò la decisione della giuria e condannò a morte Smith.
In Alabama, come in Florida, vi sono molti detenuti condannati a morte da un giudice e non da una giuria, fatto intrinsecamente contrario alla Costituzione USA. Ma, a differenza di ciò che è avvenuto in Florida, l'Alabama non ha compiuto alcun passo per riformare il processo capitale. Né la famosa sentenza Hurst v. Florida ha avuto conseguenze in Alabama (1).
L'8 dicembre - al termine di un frenetico susseguirsi di sospensioni - un'iniezione letale ha ucciso Ronald Bert Smith. Smith è morto dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha votato 4 a 4 per fermare l'esecuzione e riconsiderare il suo caso (2).
L'iniezione letale programmata per le 18 è cominciata alle 22 e 25' ed è finita alle 23 e 5'. Per 13 minuti Smith - evidentemente cosciente - ha continuato a dibattersi. I funzionari della prigione negano che egli abbia sofferto, ma secondo il giornale on line AL.com (3), "Subito dopo che il boia ha amministrato il midazolam - il primo dei 3 farmaci - Smith ha lottato per respirare, si è sollevato, ha tossito, ha serrato il pugno, ha sollevato la testa, ed ha aperto l'occhio sinistro. Alche le sue labbra si muovevano ma lui non poteva parlare, e ha reagito a due "test di coscienza" fatti da una guardia. Nonostante ciò gli agenti carcerari sono andati avanti con l'esecuzione somministrando le sostanze che bloccano il respiro e fermano il cuore".
La stampa riporta che prima dell'esecuzione il 45-enne Smith si è incontrato con la madre, il padre, il figlio e quattro amici.
Religioso praticante della chiesa Metodista, Ronald Bert Smith ha chiesto di ricevere la Comunione alle 15 e 30'. Il portavoce del Dipartimento di Correzione, Bob Horton, ha precisato che la richiesta del condannato è stata accolta.
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(1) V. articolo precedente per la Florida (e art. seguente per il Delaware).
(2) Ricordiamo che, in attesa della nomina del nono giudice da parte del presidente eletto Donald Trump, la Corte Suprema USA finisce spesso per votare 4 a 4 non potendo così prendere decisioni.
(3) All'esecuzione di Ronald Bert Smith ha presenziato Kent Faulk, giornalista di AL.com
3) PENA INCOSTITUZIONALE: SI SVUOTA IL BRACCIO IN DELAWARE ?
La sentenza Hurst v. Florida (1), oltre che in Florida, ha avuto un forte impatto in Delaware.
Nell'agosto scorso la Corte Suprema del Delaware ha dichiarato incostituzionale lo statuto della pena di morte vigente.
Poi, il 15 dicembre, la medesima Corte ha stabilito che la propria sentenza di agosto è da intendersi retroattiva e che a un certo Derrick Powell, condannato a morte nel 2011, deve essere inflitto l'ergastolo. Tale decisione comporta - pressoché sicuramente - la commutazione in ergastolo delle condanne capitali che furono emesse per gli altri 11 condannati a morte del Delaware.
I motivi della dichiarazione di incostituzionalità sono in sostanza quelli dibattuti in Florida: la legge vigente in Delaware dava eccesiva discrezionalità al giudice nell'emettere sentenze capitali e non richiedeva l'unanimità e la convinzione della giuria 'al di là di ogni ragionevole dubbio' nel proporre la pena capitale.
Da notare che nel caso di Powell oltre al giudice anche la giuria aveva votato per la pena capitale (sia pure non all'unanimità ma con una maggioranza di 7 a 5).
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(1) V. articolo sulla Florida qui sopra.
4) DONALD TRUMP NOMINERÀ UN GIUDICE CONSERVATORE E FORCAIOLO ?
Il presidente eletto Donald Trump entrerà in carica il prossimo 20 gennaio succedendo a Barack Obama. Una delle prime incombenze del nuovo presidente degli Stati Uniti sarà quella di colmare il posto vacante nella Corte Suprema federale creatosi con la morte del giudice Antonin Scalia nel febbraio scorso. Obama non ha potuto procedere in tal senso per l’ostruzionismo del Senato a maggioranza repubblicana. In un forte editoriale del 24 dicembre, il New York Times afferma recisamante che, comunque vadano le cose riguardo alla nuova scelta, la poltrona che questa persona occuperà sarà una poltrona “rubata” al presidente Obama dai senatori Repubblicani.
Obama aveva infatti esercitato il suo dovere costituzionale più di nove mesi fa, scegliendo il giudice Merrick Garland, che proveniva dalla corte d’appello federale, uomo di specchiata onestà e con un ottimo curriculum (1). La sua nomina aveva però preoccupato i senatori repubblicani, che vogliono mantenere la Corte Suprema su una posizione conservatrice, i quali si sono rifiutati di ratificare la nomina di Garland.
Fino ad ora non si è mai verificata una simile anomalia perché il Senato ha sempre confermato le scelte del Presidente USA.
Nel 2016 le cose non sono andate così. I Repubblicani hanno dichiarato che i senatori non sono obbligati a votare, anche se la Costituzione richiede il “parere e l’assenso” del Senato. Questo comportamento ambiguo e subdolo di stallo è stato messo in atto col solo scopo di evitare che il giudice Garland facesse pendere la bilancia della Corte Suprema verso una maggiore liberalità. Il rischio a questo punto è che Trump proponga un candidato fortemente conservatore e che il favore della Corte Suprema nei confronti della pena di morte diventi più marcato.
Questo boicottaggio dei senatori repubblicani crea un precedente e in futuro potrebbe anche avvenire il contratrio, cioè che i Democratici blocchino la nomina di un giudice nominato da un presidente repubblicano.
Per riparare al danno conseguente al comportamento dei senatori repubblicani, Donald Trump dovrebbe rinominare il giudice Garland, ma il New York Times ritiene assai poco probabile che lo faccia.
Trump potrebbe almeno scegliere un candidato tra i centristi, una persona che ispiri rispetto e consenso in ambo i partiti. Sarebbe un gesto appropriato da parte di un presidente che ha avuto 2,8 milioni di voti popolari in meno rispetto ad Hillary Clinton (2). Il New York Times è però pessimista: Trump ha un’opinione molto alta di sé e difficilmente si piegherà ad un saggio compromesso. Si teme davvero che la pena di morte subirà un forte impulso durante il suo mandato. (Grazia)
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(1) V. n. 227. Con Trump la Corte Suprema potrebbe spostarsi su una posizione assolutamente forcaiola, come abbiamo detto nel n. 232 nel paragrafo “Si teme che Donald Trump dia un forte impulso alla pena di morte”.
(2) Il Presidente degli Stati Uniti viene eletto dai ‘grandi elettori’ (eletti dal popolo), può avvenire così che la maggioranza dei voti popolari sia per il candidato sconfitto. Trump, eletto di misura, ha avuto la minor frazione di voti popolari della storia USA.
5) MUSTAFA AL-HAWSAWI TORTURATO A GUANTANAMO VA A PROCESSO
Il 5 dicembre scorso, nella base di Guantanamo Bay, il giudice militare James Pohl ha rifiutato di fermare la più recente tornata di processi per i crimini di guerra dell’11 settembre 2001. Ciò anche se uno dei più importanti imputati è in convalescenza dopo aver subito un intervento chirurgico al retto.
Il colonnello James Pohl ha affermato che il 48-enne Mustafa al-Hawsawi sarà giustificato se non presenzierà alle udienze preliminari, ma che la sua convalescenza dopo l’intervento, pur se dolorosa, non è una ragione sufficiente per spostare l’inizio del processo fissato per il 9 dicembre.
Il medico carcerario che assiste i 5 uomini accusati di aver partecipato agli attentati contro le torri gemelle di New York (1) - rinchiusi nell’ala di massima sicurezza della base – ha dichiarato che Mustafa al-Hawsawi ha subìto un intervento per emorroidi il 14 ottobre scorso, e da allora ha preso occasionalmente antidolorifici.
L’avvocato difensore di al-Hawsawi, Walter Ruiz, ha dichiarato invece che il prigioniero non può restare seduto a lungo per i dolori terribili che lo colpiscono e per gli effetti collaterali delle cure mediche che gli provocano storidimento e nausea. Il fatto è che - come ha più volte denunciato l’avvocato - mentre era nelle mani della CIA tra il 2003 e il 2006, al-Hawsawi subì esami rettali in cui fu applicato un “eccesso di forza”… in pratica il prigioniero fu ripetutamente stuprato e questo ha deteminato la necessità del suo recente intervento chirurgico. L’avvocato ha detto: “Questa non è una messinscena che stiamo cercando di allestire per rinviare il processo. Il Sig. al-Hawsawi necessita veramente di più tempo per riprendersi”. L’accusa ha invece sollecitato il giudice a non rinviare il processo. I cinque imputati a maggio del 2015 sono stati formalmente accusati di terrorismo, di dirottamemento e dei quasi 3000 omicidi causati dagli attacchi dell’11 settembre 2001. Se dichiarati colpevoli, potrebbero essere condannati a morte. (Grazia)
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(1) Vedi ampi articoli nei nn. 157, 198; nonché articoli nei nn. 159, "La tortura e' parte integrante..."; 160.
6) ROOF INTELLIGENTISSIMO E FOLLE, COLPEVOLE DI REATO CAPITALE
Il 15 dicembre, a conclusione della prima fase del processo federale contro lo stragista razzista Dylann Roof (1), dopo sole due ore di deliberazioni, la portavoce della giuria ha ripetuto e ripetuto la frase:
"Troviamo l'accusato, Dylann Storm Roof, colpevole"
"Troviamo l'accusato, Dylann Storm Roof, colpevole"
"Troviamo l'accusato, Dylann Storm Roof, colpevole" …..
La giuria ha ritenuto l'imputato colpevole di tutti e 33 i capi di imputazione: 12 per aver commesso un crimine d'odio contro vittime di razza nera, 12 per aver ostacolato l'esercizio della religione e 9 per aver usato un'arma da fuoco per uccidere.
Dopo aver presentato una gran quantità di prove a carico, gli accusatori avevano concluso che alla giuria rimaneva il semplice compito di dichiarare che “ il freddo calcolatore” ventiduenne era reasponsabile di “ogni singolo colpo che aveva sparato”.
“Un uomo carico di immenso odio entrò un quel luogo sparando ad una persona, dopo una persona, dopo una persona.” Ha declamato l’accusatore Nathan Williams rivolgendosi alla giuria. “Un uomo le cui azioni mostrano che egli è un essere di tremenda codardia, che ha ucciso le sue vittime mentre erano ad occhi chiusi, mentre erano in preghiera.” (2)
I commentatori si sono detti tutt’altro che sorpresi da una sentenza facilmante prevedibile dall’andamanto del processo in cui si è visto il filmato della confessione resa da Roof all’FBI. Ci sono stati inoltre due testimoni che hanno identificato in lui lo sparatore che uccise 9 neri il 17 giugno 2015 nella chiesa Metodista Episcopale di Charleston nonchè la ripresa di una TV a circuito chiuso che mostra Dylann Roof mentre abbandona la scena del delitto con l’arma da lui appena usata.
Il giudice distrettuale Richard Gergel ha ringraziato la giuria composta da tre neri e nove bianchi. I familiari delle vittime hanno lasciato l’aula del processo con un’espressione lieta in volto.
Il Governatore della South Carolina Nikki Haley ha dichiarato: “Spero che i sopravvissuti, le famiglie delle vittime e il popolo della South Carolina possano trovare un po’ di pace nel fatto che giustizia è stata fatta.”
Seguirà nel prossimo mese di gennaio la fase del processo datta di punishment nella quale la medesima giuria dovrà scegliere per Roof tra l’ergastolo senza possibilità di liberazione e la pena di morte. La pena di morte verrà comminata solo se votata all’unanimità.
Dylann Roof aveva ottenuto di difendersi da sè utilizzando i legali assegnatigli solo come suoi consulenti. Ma, dopo le fasi preliminari del giudizio, è tornato sui suoi propositi lasciando la responsabilità della difesa ai suoi legali.
Dylann Roof, che sembra abbia tutte le intenzioni salvo quella di evitare la pena capitale, ribadisce che intende difendersi da solo nella prossima fase processuale, frustrando in suo avvocato David Bruck. (3)
Eppure Bruck ha agito saggiamente nella prima fase del processo invitando i giurati a guardare “sotto la superficie” e a considerare le motivazioni del crimine. “È del tutto chiaro che cosa sono stati questi crimini, e chi li ha commessi – aveva detto – ma il problema è capire perché.”
Roof, ha detto l’avvocato, era “delirante”, “illogico” e carico di “folle energia.” “C’era qualcosa di errato nelle sue percezioni”.
Il giudice Gergel ha richiamato in continuazione David Bruck invitandolo a non tirare in ballo la questione della sanità mentale dell’accusato (3).
Quanto a noi, ci domandiamo se Dylann Roof verrà condananto a morte (4). Speriamo di no. Ci domandiamo anche che cosa averrà nel succesivo processo per lui programmato in South Carolina…
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(1) V. n. 232.
(2) Sulla retorica di Williams no, ma sulla codardia di Roof, che fa di tutto per essere ucciso dalla stato, abbiamo dei dubbi…
(3) Il 16 dicembre Dylann Roof ha detto che i giurati non dovranno prendere in considerazione questioni attinenti alla sua salute mentale nella seconda fase del suo processo, e non dovranno essere chiamati esperti a testimoniare in proposito. Secondo lui la psicologia è “una invenzione giudaica che non fa altro che inventare malattie e dire alle persone che hanno problemi che non esistono”.
(4) Dopo un accertamanto clinico rimasto in gran parte segreto all’inizio del processo, Gergel aveva affermato che Roof era capace di partecipare al processo e che aveva un “coefficiante di intelligenza estremamente alto.” V. n. 232
(5) Come abbiamo detto nel n. 232, le condanne a morte sono estremamente rare in ambito federale.
7) DOZIER VUOLE MORIRE, MA IL NEVADA NON HA I FARMACI LETALI
Scott Dozier condannato a morte 9 anni fa in Nevada ha detto e messo per iscritto di voler interrompere l'iter degli appelli per morire al più presto: ha chiesto di essere messo a morte in una lettera di due pagine scritta mano, inviata due mesi fa alla giudice Jeniffer Togliatti.
Tuttavia il Dipartimento Carcerario, dopo aver speso 860.000 dollari per costruire una nuova stanza per le esecuzioni nella prigione di Ely, non trova chi gli venda le sostanze per preparare il cocktail letale.
Meno di un mese prima che Dozier inviasse la lettera, funzionari della prigione hanno reso pubbliche 247 richieste di uno dei farmaci letali esaurito, inviate ad altrettanti possibili fornitori, senza ricevere neanche una risposta. Non è chiaro se il Nevada abbia altre possibilità, più o meno segrete, di ottenere farmaci letali.
Il quarantaseienne Scott Dozier (che si fa chiamare di volta in volta Chad Wyatt, o Raymond Dozier, o Scott Raymond Dozier o Chadwick Quincy Wyatt) non ha esplicitato i motivi che lo inducono a rinunciare alla difesa legale e quindi alla vita.
L’ultima esecuzione in Nevada con un’iniezione letale è risale all'aprile del 2006.
Lo Stato ha eseguito solo 12 condanne a morte da quando nel 1977 il parlamento del Nevada ha reintrodotto la pena capitale. Con un’unica eccezione, tutti i detenuti giustiziati avevano come Dozier rinunciato volontariamente agli appelli.
La prigione non ha esecuzioni programmate ma Dozier potrebbe essere il primo a morire.
Quando è stato chiesto cosa sarebbe successo se fosse stata ordinata da un giudice l’esecuzione di Dozier, una portavoce del Dipartimento Carcerario ha risposto in una mail: “Abbiamo esaurito tutte le opzioni per ottenere le sostanze letali per le esecuzioni. Il Dipartimento Carcerario del Nevada sta lavorando insieme all'Ufficio del Procuratore Generale e all'Ufficio del Governatore, collaboreremo con il Parlamento per stabilire come muoverci in futuro.”
Sicuramente le soluzione migliore del problema in cui si è imbattuto il Nevada sarebbe l'abolizione della pena capitale. Il Governatore Brian Sandoval ha affermato che il Parlamento potrebbe abolire della pena capitale ma ha aggiunto che egli non avrebbe caldeggiato tale proposta.
Frattanto l’ufficio del Procuratore distrettuale della Contea di Clark ha domandato alla Togliatti di stabilire se Dozier sia capace di intendere e volere.
“Dozier ha il diritto di chiedere l’interruzione degli appelli - ha scritto Jonathan Vanboskerck, Vice Procuratore della Contea di Clark - anche se l’esito della sua scelta è di essere giustiziato”
L'avvocato difensore Christopher Oram sostiene che Dozier debba essere sottoposto ad una valutazione della sua capacità di intendere e volere che potrebbe durare mesi.
Scott Dozier è stato condannato alla pena capitale nell’ottobre del 2007 - in un processo durato 4 settimane - per l’omicidio di un giovane di 22 anni, Jeremiah Miller. Dozier aveva rubato a Miller 12.000 dollari che questi aveva portato da Phoenix a Las Vegas per comprare gli ingredienti per produrre metanfetamina. (Pupa)
8) UCCIDERE ROMELL BROOM UNA SECONDA VOLTA? SI PUO’ FARE
Il 12 dicembre la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello di Rommel Broom, la cui esecuzione fu sospesa il Ohio nel 2009 dopo due ore di vani tentativi di ucciderlo con l’iniezione letale (1). Incaricati di somministrare l’iniezione letale furono un infermiere ed una infermiera, ma ad un certo punto il “Dipartimento di riabilitazione e di Correzione” dell’Ohio ricorse invano anche ad un medico.
Con una votazione 6 a 2 la massima corte ha negato alla difesa del condannato la possibilità di argomentare che un’altra esecuzione costituirebbe ‘una punizione crudele e inusuale’ proibita dalla Costituzione USA.
I due giudici più progressisti, Stephen Breyer ed Elena Kagan, hanno detto apertamente che l’appello di Broom doveva essere accolto.
La Corte Suprema dell’Ohio aveva in precedenza respinto un analogo ricorso di Romell Broom.
Broom – che violentò ed uccise una ragazza di 14 anni nel lontano 1984 - è il secondo condannato che sopravvive ad un’esecuzione negli USA. Lo ha preceduto il diciassettenne Willie Francis che nel 1946 non morì sulla sedia elettrica della Louisiana (un attrezzo che funzionò a dovere un anno dopo).
La seconda esecuzione di Rommel Broom non si prevede nell’immediato, ma potrà avvenire solo fra qualche anno dopo che si sarà esaurita la lunga lista d’attesa accuratamente preparata e calendarizzata. Per di più l’Ohio è in crisi per la difficoltà di procurarsi i farmaci letali.
Noi osiamo sperare che nel frattempo – dato che il caso è del tutto eccezionale - l’attuale governatore dell’Ohio, John Kasich, decida di concedere la grazia a Rommel Broom.
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(1) Vedi ampio articolo nel n. 172
9) IN TEXAS SOLO 7 ESECUZIONI E 3 CONDANNE A MORTE NEL 2016
Tra gli stati USA, il Texas è quello più affezionato alla pena capitale. Dopo il ripristino della pena di morte nel 1976, ha compiuto 538 esecuzioni, 5 volte più dell'Oklahoma che è al secondo posto con 112 esecuzioni. Eppure il Texas non si è piazzato al primo posto ma al secondo nel 2016. Al primo posto troviamo la Georgia con 9 esecuzioni, segue il Texas con 7. Era dal 2001 che il Texas non veniva sorpassato.
7 esecuzioni rappresentano il numero minino di esecuzioni in Texas negli ultimi 20 anni.
Solo 3 sentenze capitali sono state pronunciate in Texas nel 2016 - tutte nei confronti di uomini di colore.
Il maggior numero di sentenze capitali in un anno, 48, risale al 1999. Le sentenze capitali sono molto diminuite dopo il 2005, quando l'ergastolo senza possibilità di liberazione divenne l'alternativa alla pena di morte.
"Il panorama della pena di morte continua a cambiare notevolmente," ha dichiarato Kristin Houle direttrice della TCADP (Coalizione del Texas per l'abolizione della pena di morte) in occasione della pubblicazione del Rapporto annuale della sua organizzazione. "Gli accusatori, le giurie, i giudici, e il pubblico esercitano sulla pena di morte un controllo senza precedenti e, in molti casi, scelgono alternative alla massima punizione."
Gli accusatori del Texas sono sempre meno inclini a chiedere la pena capitale. Nel 2016 in più di 40 processi l'accusa ha chiesto l'ergastolo senza possibilità di liberazione.
Non bisogna abbassare la guardia, comunque: alla fine del 2016 risultano già fissate nei primi mesi del 2017 le date di esecuzione per nove condannati.
10) ESECUZIONI NEGLI USA, AL MINIMO NEL 2016
L'esecuzione di Ronald Bert Smith Jr. in Alabama è stata l'ultima del 2016, anno in cui sono avvenute solo 20 esecuzioni negli USA, il minimo da 25 anni a questa parte.
Dopo il 1999, anno in cui vi furono 98 esecuzioni, il numero delle esecuzioni negli USA è costantemente calato.
Il 2016 è stato il quarto anno consecutivo in cui vi sono state meno esecuzioni che nell'anno precedente.
Su 31 stati che mantengono la pena capitale solo 5 - tra i più forcaioli - hanno compiuto esecuzioni nel 2016.
La diminuzione delle esecuzioni è dovuta in parte alla difficoltà di reperire le sostanze letali che vengono negate dai produttori europei.
Notevole l'effetto delle schermaglie legali innescate dalla difesa dei condannati; anche riguardo alla costituzionalità dei sistemi della pena di morte, come avvenuto in Florida.
Detto questo, dobbiamo ricordare che non è andato tutto per il verso giusto nel 2016. A favore della pena di morte vi sono stati i risultati elettorali dell' 8 novembre, election day (1). In Nebraska, California e Okalhoma, hanno vinto i referendum forcaioli. Altro evento preoccupante verificatosi l'8 novembre è l'elezione di Donald Trump - uno strano individuo entusiasticamante a favore della pena di morte (nonché della tortura) - alla presidenza USA.
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(1) V. n. 232
11) TURCHIA: ERDOGAN SI VENDICA SUI CIVILI CURDI
Amnesty International - in un rapporto di una trentina di pagine pubblicato il 6 dicembre (1) - denuncia la feroce persecuzione dei civili curdi nella città di Diyarbakir da parte della autorità turche (2). Pubblichiamo una sintesi del Comunicato in merito diffuso da Amnesty in pari data.
[...] "Decine di migliaia di abitanti di Sur, il centro storico della città di Diyarbakir dichiarato patrimonio dell'umanità dell'Unesco, fanno parte di una stima di circa 500.000 persone costrette a lasciare le loro abitazioni durante l'ultimo anno a causa della brutale repressione esercitata dalle autorità turche. Questo sfollamento forzato può essere considerato una punizione collettiva. Mentre il governo di Ankara intensifica la soppressione delle voci dell'opposizione curda, il rapporto "Sfollati ed espropriati. Il diritto degli abitanti di Sur al rientro a casa" di Amnesty International rivela la disperazione e la sofferenza delle famiglie costrette a lasciare il centro storico di Diyarbakir - la principale città del sud-est turco, a maggioranza curda."[...]
"Un anno dopo l'imposizione del coprifuoco 24 ore al giorno, migliaia di abitanti di Sur restano lontani dalle loro case, lottando per arrivare alla fine della giornata e avendo di fronte a sé un destino incerto in un contesto sempre più repressivo" - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l'Europa di Amnesty International.
"Mentre la repressione contro la società civile nel sud-est della Turchia è ampiamente nota, si conosce assai poco dello sfollamento forzato che ha devastato la vita di persone comuni col pretesto della sicurezza" - ha proseguito Dalhuisen.
Nel luglio 2015, dopo l'interruzione del cessate-il-fuoco, sono ripresi gli scontri tra gruppi armati legati al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e le forze di sicurezza turche. Dopo la proclamazione dell'autogoverno e la costruzione di barricate e trincee a Sur come in altri centri del sud-est, le autorità hanno imposto il coprifuoco 24 ore su 24 e hanno avviato operazioni di sicurezza col massiccio impiego dell'esercito.
L'11 dicembre 2015 è stato dichiarato un coprifuoco a tempo indeterminato 24 ore su 24 in sei dei 15 quartieri di Sur. Agli abitanti è stato vietato di lasciare le loro abitazioni anche per acquistare cibo e medicinali. La polizia ha iniziato a girare per le strade con gli altoparlanti, ordinando agli abitanti di lasciare la zona. Le forniture di acqua e di elettricità sono state interrotte per lunghi periodi di tempo mentre le case venivano centrate dall'artiglieria e crivellate dai proiettili. " [...]
"Gli scontri sono terminati nel marzo 2016 ma il coprifuoco è rimasto in vigore in buona parte di Sur." [...] "A peggiorare la situazione, l'accanimento contro le voci dell'opposizione curda dopo il tentato colpo di stato ha comportato la chiusura di organizzazioni non governative (Ong) che fornivano assistenza vitale ai poveri e agli sfollati.
Gli abitanti respingono la tesi del governo, secondo cui il coprifuoco e le demolizioni sono dovute a ragioni di sicurezza, poiché gli scontri sono terminati da otto mesi. Sostengono, invece, che facciano parte di un piano ben calcolato per riqualificare il centro storico di Sur e reinsediare altrove gli ex abitanti." [...]
"In questo amaro anniversario del coprifuoco di Sur, la maggior parte della popolazione di questo sito dichiarato patrimonio dell'umanità è costretta ad assistere da lontano ai lavori dei bulldozer" - ha commentato Dalhuisen.
La disperata situazione degli ex residenti di Sur è simile a quella di decine di altri centri del sud-est della Turchia. Il governo deve agire urgentemente per abolire il coprifuoco, assicurare risarcimenti totali alle comunità colpite e aiutarle a tornare in ciò che rimane delle loro case o, come minimo, nei loro quartieri" - ha concluso Dalhuisen. "
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(1) Il rapporto "Sfollati ed espropriati. Il diritto degli abitanti di Sur al rientro a casa" è disponibile (in inglese) all’indirizzo: “Sfollati ed espropriati. Il diritto degli abitanti di Sur al rientro a casa”
(2) Il partito di opposizione fuori legge Pkk, attivo soprattutto in Turchia, rivendica l'indipendenza del Kurdistan (una regione divisa tra vari stati: Turchia, Iran, Iraq e Siria), compiendo anche azioni violente contro i militari e le autorità dei paesi occupanti (v. n. 232, Notiziario: "Turchia...")
12) L’ASSASSINO RODRIGO DUTERTE RICEVE FORTI CRITICHE E INSULTA
Il 22 dicembre il Presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha insultato pesantemente Zeid Ra’ad al-Hussein, Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Al-Hussein aveva osservato che Duterte dovrebbe essere indagato per omicidio, avendo egli dichiarato di aver personalmente sparato a numerose persone sospettate di crimini quando era sindaco di Davao City: “E’ impensabile che un sistema giudiziario funzionante non promuova procedure investigative e giudiziarie nei confronti di una persona che ha ammesso apertamente di essere un omicida.”
In una dichiarazione rilasciata a Manila, Duterte, rivolgendosi ad al-Hussein senza chiamarlo per nome, ha detto, fra le altre cose: “Tu che sei lì alle Nazioni Unite, non sai come devi comportarti, come fare l’impiegato alle Nazioni Unite. Tu non puoi parlarmi così, figlio di puttana.” E ha aggiunto: “Idiota, tu non devi dire a me che cosa devo fare. Non capisci niente di legge internazionale. Noi siamo quelli che contribuiscono all’esistenza delle Nazioni Unite. Imbecilli! Figli di puttana! Sono io che pago i vostri stipendi. Non aprite bocca. Sono io il vostro datore di lavoro”. Ciò perché le Filippine sono tra i 141 stati membri delle Nazioni Unite che hanno pagato regolarmente la loro quota di partecipazione all’ONU.
Pochi giorni prima, durante una visita ad una base militare nella città di Zamboanga, Duterte aveva minacciato di dare fuoco al quartier generale delle Nazioni Unite a New York come risposta alla condanna ricevuta per l’esecuzione extragiudiziale di sospetti spacciatori di droga e drogati. Dal suo insediamento nel giugno scorso, circa 2000 persone sono state uccise dalla polizia e ci sono stati oltre 3500 assassinii irrisolti.
Il senatore repubblicano statunitense Marco Rubio e i due senatori democratici Edward J. Markey e Chris Coons, tutti membri del Comitato per le Relazioni Estere del Senato, il 22 dicembre hanno chiesto di appurare se i 32 milioni di dollari che l’America ha dato alle Filippine per l’addestramento alle agenzie giudiziarie non servano ad effettuare uccisioni extragiudiziali o altri abusi dei diritti umani. I tre senatori hanno scritto che la lotta contro la droga nelle filippine “sembra essere una campagna di atrocità di massa malamente mascherata da risposta all’emergenza per la salute pubblica.” La lettera dice anche: “Invece di affrontare alla base il problema della droga, di investire in programmi di cura, di affrontare l’epidemia puntando al benessere e alla salute dei Filippini, il Presidente Duterte promette di uccidere altre 20.000 o 30.000 persone (sic), molte solo perché soffrono di tossicodipendenza”.
Rodrigo Duterte ha ricevuto forti critiche anche dall’interno del suo paese, a cominciare da quelle delle autorità religiose.
L’arcivescovo cattolico di Cebu, Jose Palma, ha espresso la sua preoccupazione per la crescita delle uccisioni extragiudiziali nell’ambito della lotta alla droga: “Comincio ad essere preoccupato e spaventato apprendendo che tanti siano morti”, ha dichiarato alla stampa il 20 dicembre in occasione dell’ordinazione di 5 diaconi e di un sacerdote nella cattedrale della città. “Anche se sosteniamo la campagna contro la droga, questa deve essere combattuta nell’ambito della legge. Riteniamo che qualsiasi iniziativa al di fuori legge non sia il mezzo migliore per affrontare i nostri problemi,” ha aggiunto.
Palma ha inoltre denunciato il progetto di reintrodurre la pena di morte per i trafficanti di droga nelle Filippine, affermando che la santità della vita deve essere difesa sempre e in ogni circostanza ed esortando ad affrontare il problema della droga nell’ambito della legalità invece che uccidendo i rei.
“Cristo è morto sia per i criminali che per le loro vittime. L’amore di Dio è per tutti. Il nostro amore deve essere come quello di Dio. Per tutti” ha detto l’arcivescovo Socrates Villegas il 12 dicembre durante una preghiera nella città di San Carlo.
“Noi non protestiamo senza offrire soluzioni. Protestiamo e proponiamo un’alternativa. Riformiamo il nostro Sistema di giustizia penale” ha aggiunto. “Se ci fosse la pena di morte ma il sistema penale rimanesse corrotto, lento e parziale, i violentatori, gli spacciatori di droga e gli omicidi rimarrebbero tranquilli.”
Socrates Villegas ha detto che, in ogni caso, applicando la pena di morte non ci sarebbe la possibilità di correggere gli errori giudiziari e che la pena di morte è un “pigro modo di punire” che non aiuta a ravvedersi coloro che compiono errori.
Qualche giorno prima il Cardinale Luis Tagle di Manila e il Consiglio pastorale di Manila avevano invitato i sacerdoti a recitare una preghiera contro la pena di morte nelle Messe domenicali che cominciava con la frase: “Padre, sorgente e dispensatore di vita, innalziamo i nostri cuori e le nostre preghiere a te. Aiutaci a costruire una società che scelga veramente la vita in ogni situazione…”
La ferma esplicita posizione della chiesa nelle Filippine, un paese fortemente cattolico, costituisce un ostacolo formidabile per Robrigo Duterte. Speriamo bene. (Grazia e Giuseppe)
13) LENTISSIMA E POSTUMA LA GIUSTIZIA IN CINA
Zhang Huanzhi è riuscita a far dichiarare l’innocenza del figlio Nie Shujin messo a morte in Cina 21 anni fa.
Nie Shujin, ingiustamente condannato per stupro e omicidio, è stato riabilitato il 2 dicembre 2016 dalla Corte Suprema del Popolo che lo ha dichiarato innocente per non aver commesso il fatto. Tale corte ha anche detto che la fasmiglia di Nie può far causa al governo per ottenere un indennizzo.
Il processo a carico di Nie Shujin si svolse a porte chiuse senza la presenza dei suoi genitori.
Nie disse di aver confessato dopo giorni di tortura un delitto che non aveva commesso.
Nel 2005, dieci anni dopo l’esecuzione di Nie Shujin, un certo Wang Shujin aveva confessato il delitto imputato a Nie. Nonostante ciò la madre ha dovuto lottare per anni ed anni ed aspettare il 2016 per ottenere la riabilitazione ufficiale del figlio (1). Il padre di Nie, disperato alla notizia dell’esecuzione (Nie Shujin fu giustiziato 7 mesi dopo l’arresto senza avvertire i genitori) aveva tentato il suicidio, restando parzialmente paralizzato.
Il caso di Nie Shujin è stato indagato a fondo dalla CNN. La CNN incontrò per la prima volta nel 2011 la signora Zhang nel piccolo villaggio in cui lei risiede e da cui si spostava in continuazione fino alla città di Shijiazhuang per ottenere la riabilitazione del figlio.
Secondo Amnesty International, la Cina, con migliaia di giustiziati all’anno, è il paese con il maggior numero di esecuzioni nel mondo. Nel 2013 è stata esplicitamante messa al bando la tortura quale mezzo per velocizzare i processi. (Pupa)
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(1) Per quanto ritardataria, per un verso la giustizia della Cina si trova avanti a quella di altri paesi, come gli Stati Uniti, nei quali dopo l’esecuzione del condannato cessa ogni procedimento giudiziario. In un solo caso – a qunto ci risulta - si sono fatte indagini postume semi-ufficiali, quello di Cameron Todd Willingham in Texas, v. nn. 156, 184, 189, 191, 218 "Governatori forcaioli..., 221, Notiziario; 228: Le indagini sono proseguite a livello non ufficiale senza arrivare ancora (probabilmente non ci arriveranno mai) ad una qualche dichiarazione di innocenza.
14) NEL 2016 SONO CADUTE NUMEROSE TESTE IN ARABIA SAUDITA
Nel 2016 l’Arabia Saudita ha giustiziato più di 150 prigionieri accusati di aver infranto le severe leggi islamiche. Il Regno Saudita è uno dei paesi del mondo più inclini ad emettere sentenze capitali; seguendo il codice islamico punisce con la morte l’omicidio, il traffico di droga, le rapine, la violenza sessuale e l’apostasia.
Secondo Amnesty International nel 2016 l’Arabia Saudita ha eseguito 153 condanne a morte, numero leggermente inferiore a quello dell’anno precedente (158) (1), piazzandosi al terzo posto per esecuzioni capitali dopo l’Iran e il Pakistan (Amnesty non considera la Cina la quale si ostina a non fornire informazioni ufficiali al riguardo).
Omicidio e traffico di droga sono le accuse che portano più frequentemente alla morte. Ma 47 persone sono state mandate a morte per terrorismo in un solo giorno nel gennaio del 2016, incluso l’eminente religioso sciita Nimr al-Nimr (2) la cui esecuzione ha scatenato in Iran proteste che hanno portato all’incendio di sedi consolari saudite e all’interruzione delle relazioni diplomatiche tra Ryadh e Teheran.
La maggior parte delle esecuzioni vengono effettuate per strada decapitando i condannati con una spada; l’orribile spettacolo raccoglie spesso una piccola folla.
La quantità di esecuzioni in Arabia Saudita è stata criticata da Allan Hogarth, responsabile per gli affari politici e di governo di Amnesty International in Gran Bretagna, che ha affermato che il Regno saudita sta mettendo in ridicolo la giustizia.
Il primo gennaio Hogarth ha dichiarato all’ Independent: “La pena di morte è sempre crudele e inutile, ma il sistema di giustizia saudita manca dei requisiti essenziali di equità. È veramente spaventoso che le corti di giustizia stiano condannando a morte così tanta gente. L’Arabia Saudita sta rendendo ridicolo il suo sistema giudiziario e dozzine di persone stanno pagando con le loro vite. È ora che gli alleati strategici come la Gran Bretagna rendano nota questa scioccante situazione. Per troppo tempo Downing Street ha ignorato tutto ciò per non ‘offendere’ i reali sauditi”. (Pupa)
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(1) Amnesty International ha sottolineato che il numero delle esecuzioni in Arabia Saudita nel 2015 è stato il più alto negli ultimi vent'anni.
(2) V. n. 225
15) IL 30 NOVEMBRE SI È TENUTA LA MANIFESTAZIONE “CITTÀ PER LA VITA”
La manifestazione abolizionista Città per la Vita - Cities for Life, si tiene tutti gli anni il 30 novembre, anniversario della prima abolizione della pena di morte avvenuta 230 fa, nel 1786, nel Granducato di Toscana.
È una manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, alternativa e complementare rispetto a quella promossa dalla Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte nella giornata del 10 ottobre, denominata Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte. (1).
Città per la Vita tocca migliaia di città nel mondo nelle quali viene compiuto un gesto simbolico come l’illuminazione notturna di un monumento della città. In molte città il 30 novembre, e nei giorni contigui, viene coinvolto il pubblico, con conferenze, testimonianze, spettacoli…
Quest’anno la Comunità di Sant’Egidio fa sapere che la manifestazione, giunta alla 15-esima edizione (2), ha raggiunto il record di 2166 città partecipanti.
L’evento principale ha avuto luogo, come sempre, la sera del 30 novembre a Roma davanti al Colosseo, un monumento-simbolo.
"Dobbiamo continuare la battaglia contro la pena di morte insieme a quella per far crescere la giustizia nel mondo, perché solo se ci sarà un mondo più giusto ci sarà un mondo senza pena di morte. Questa è la nostra coscienza". Ha detto così Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant'Egidio, dal palco del Colosseo.
Filmati dell’evento del Colosseo si possono vedere cliccando su:
https://www.youtube.com/watch?v=Krc-O6hzwJs https://youtu.be/DMaNmRIKmJA https://youtu.be/QYS3Nq-k_lA
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(1) V. n. 231
(2) Per l’edizione del 2015 v. n. 225.
16) NATALE A SAN QUENTIN
Il nostro amico Fernando Eros Caro così ci scrive dal braccio della morte della California. La lettera è tradotta dall’inglese, le parole in corsivo sono state scritte da Nendy in italiano.
27 dicembre 2016
Cari amici, fa un po’ freddo qui ma io cerco di stare caldo indossando più vestiario. Posso solo immaginare quanto possa fare freddo dove abitate voi! Non sono più uscito in cortile perché lì fa un gran freddo. Aspetterò fino a quando la temperatura salirà un pochino.
Questa è la mia ultima lettera del 2016! Sono contento che Grazia abbia ricevuto il biglietto augurale e che lo abbia scannerizzato per tutti voi! Spero che tutti abbiate avuto un meraviglioso Natale, e che abbiate un buon anno nuovo! Ho ricevuto il dono del Comitato Paul Rougeau e vi ringrazio ancora. Ho deciso di offrire qualcosa di buono da mangiare il giorno di Natale agli altri 33 uomini rinchiusi in questo reparto. :-) I dolci sono stati distribuiti il giorno di Natale e tutti ne hanno avuto uno da gustare con il caffè. Qui tutti ci facciamo il caffè in cella. Io ho mangiato il mio dolcino bevendo cioccolata calda. Ho anche utilizzato parte del denaro per comprare un po’ di attrezzatura per dipingere, così posso continuare a creare i miei quadri. :-)
Ho trascorso in modo piacevole il giorno di Natale. Non soltanto ho avuto cose buone da mangiare e da bere, ma alla tv hanno anche trasmesso molti programmi allegri e piacevoli. Per cena ci hanno servito un pasto più abbondante del solito. Abbiamo persino avuto un po’ di tacchino arrosto e una vera bistecca. La carne era dura e piena di tendini, ma non importa perché era carne vera! :-) Di solito ci danno solo fagioli di soia come sostituto per le proteine. Lo spaccio del carcere vende strisce di manzo essiccato, ma è molto caro. Mi sono goduto il pasto e ho mangiato tutto! :-) Ci hanno persino dato una fetta di torta al cioccolato!
Non voglio neppure parlare di Trump. Manifesterà le sue vere intenzioni quando diventerà presidente. Il mio parere è che a un certo punto ci sarà qualcuno che cercherà di bloccarlo accusandolo di qualche scandalo. Staremo a vedere.
Sono brave le persone che fanno volontariato per aiutare i terremotati! Spesso diventano amiche tra loro. Credo che si crei un legame tra coloro che si trovano in un’area devastata, tutti con il proposito di recare aiuti a chi è nel bisogno. Penso che lo stesso principio possa applicarsi a tutti voi soci del Comitato Paul Rougeau! :-)
Anche qui negli USA abbiamo dei disastri provocati dalle tempeste fortissime e crudeli che stanno imperversando negli stati del nord! Posso solo dire che ciò è provocato dall’inquinamento atmosferico. Trump peggiorerà le cose, aumentando l’estrazione del carbone. E tutto col pretesto di dare più posti di lavoro.
Per quanto riguarda la California e la pena di morte, la nuova legge è già stata criticata dal punto di vista della legalità, e la nostra stessa Corte Suprema statale ha ammesso che non può funzionare così com’è, nel modo in cui è stata scritta. Quindi tutto ciò richiederà alcuni anni per la sistemazione!
Per quanto riguarda me, uno dei miei avvocati sta andando in pensione e anche il mio accusatore sta lasciando il posto per occuparsi di un lavoro più proficuo. Quindi, non occorre dirlo, anch’io dovrò aspettare ancora! :-( In compenso però ho l’affetto e il sostegno di molti amici. Molte volte rivolgo il pensiero a questo dono per riuscire ad andare avanti!!
Concludo adesso. Grazie a tutti voi del Comitato, per il vostro amore, per il vostro sostegno e per il regalo! Vi mando il mio affetto e il calore del mio animo. Ciao e uno abbraccio grande e forte!
Nendy
17) NOTIZIARIO
Arabia Saudita. La pubblicazione della foto di una donna senza il velo suscita l’ira nel Web. Una battaglia è scoppiata in Internt tra novembre e dicembre quando una giovane donna saudita, Malak Al Shehri, ha pubblicato su Twitter una foto che la mostra senza hijab (il velo che, secondo la legge coranica, deve coprire il capo e le spalle delle donne). La pubblicazione non è passata inosservata, al contrario ha suscitato l’ira di molti utenti dei social, alcuni dei quali hanno chiesto addirittura la condanna a morte della ragazza. Malak ha eliminato i suoi tweet e alla fine ha cancellato il suo account. Nel frattempo è diventato virale un messaggio che dice: “Chiediamo l’incarcerazione del demonio Al Shehri”. Un tizio ha chiesto di “spargere il suo sangue”. Un corrispondente ha chiesto “una dura punizione per l’odioso comportamento”. Un altro ha perfino scritto chiedendo allo stato di “ucciderla e gettare il suo cadavere ai cani”. Per fortuna vi sono stati anche messaggi positivi a sostegno del gesto della giovane Malak Al Shehri.
Bielorussia. Francesca Mogherini protesta per 4 esecuzioni capitali. L’Alta rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, nonché Vice presidente della Commissione Europea, Francesca Mogherini il 1° dicembre ha rilasciato il seguente dichiarazione. “Oggi abbiamo saputo che un’altra esecuzione ha avuto luogo in Bielorussia, quella di Henadz Yakavitski. In questa settimana erano già state confermate altre due esecuzioni, quelle di Ivan Kulesh e di Sergei Khmelevsky. Queste esecuzioni fanno seguito all’esecuzione di Syarhey Iwanovn in aprile. L’infittirsi delle esecuzioni nel 2016 contraddice l’impegno preso dalle autorità bielorusse in seno alla Nazioni Unite di considerare l’introduzione di una moratoria nell’uso della pena capitale. L’Unione Europea si oppone alla pena capitale, che non costituisce un deterrente del crimine ed è una inaccettabile negazione della dignità e dell’integrità degli esseri umani. L’adozione di misure per il rispetto delle fondamentali libertà universali, la legalità e i diritti, anche per quanto riguarda la pena di morte, sarà essenziale prerequisito per la formulazione della politica dell’Unione Europea verso la Bielorussia.”
Iran. Evasore fiscale verrà graziato se restituirà il maltolto. Il 3 dicembre è stata resa nota la conferma della sentenza capitale emessa nel mese di marzo nei confronti del 41-enne miliardario iraniano Babak Zanjani. La Corte Suprema dell’Iran ha infatti confermato la condanna a morte dell’imprenditore, accusato di aver organizzato per anni trattative petrolifere per miliardi di dollari attraverso una rete di società, evadendo le tasse. Zanjani fu arrestato nel dicembre del 2013 dopo che 12 parlamentari lo avevano accusato di corruzione in una lettera inviata al governo iraniano. Il 6 dicembre però Jafari Dowlatabadi, Accusatore Generale di Tehran, ha fatto sapere che Babak Zanjani potrà essere risparmiato se restituirà i fondi che ha sottratto. Secondo Dowlatabadi egli potrebbe beneficiare della “grazia islamica” contemplata nel codioce iraniano, se riuscirà a recuperare e a restituire il denaro che ha indebitamente sottratto.
Siria. Crimini di guerra compiuti da Assad e dagli alleati russi. In un comunicato di Amnesty International del 13 dicembre leggiamo fra l’altro: Le scioccanti notizie fornite dalle Nazioni Unite su decine di civili uccisi dalle forze governative siriane durante la loro avanzata ad Aleppo Est indicano, secondo Amnesty International, che sono in corso crimini di guerra. […] “Le notizie secondo cui civili, bambini compresi, sono stati massacrati a sangue freddo sono profondamente sconvolgenti ma non inaspettate, data la condotta sin qui tenuta dalle forze governative. Esecuzioni extragiudiziali di questo genere costituiscono crimini di guerra” – ha dichiarato Lynn Maalouf, vicedirettrice delle ricerche presso l’ufficio regionale di Amnesty International di Beirut. “Nel corso del conflitto le forze governative siriane, appoggiate dalla Russia, hanno ripetutamente mostrato un vergognoso disprezzo per il diritto internazionale umanitario e una profonda indifferenza per la sorte dei civili. La loro strategia è stata quella di prendere regolarmente di mira i civili, sia durante le operazioni militari che ricorrendo massicciamente agli arresti arbitrari, alle sparizioni e alla tortura. Ora che le forze governative stanno riprendendo il pieno controllo di Aleppo Est, il rischio che commettano ulteriori atrocità suscita gravi timori per migliaia di civili ancora intrappolati nei quartieri orientali.” “Negli ultimi mesi il mondo, compreso il Consiglio di sicurezza, è rimasto a guardare mentre i civili venivano massacrati giorno dopo giorno, Aleppo Est veniva rasa al suolo e i suoi quartieri diventavano fosse comuni. La mancanza collettiva d’azione di fronte a queste inumanità è vergognosa. […]” - ha aggiunto Maalouf. […] “Amnesty International ha già denunciato il massiccio e sistematico ricorso del governo siriano alla tortura e alle sparizioni forzate contro i civili, atti che costituiscono crimini contro l’umanità. È fondamentale il dispiegamento di osservatori indipendenti per prevenire ulteriori sparizioni e torture” – ha concluso Maalouf.”
Siria. Ad Aleppo l’ISIS massacra un uomo accusato di omossessualità. Il 5 dicembre si è saputo che un uomo è stato ucciso ad Aleppo dopo che l’ISIS lo aveva accusato e riconosciuto colpevole di omosessualità. Secondo un’interpretazione della Sharia adottata dall’ISIS, l’omosessualità è punibile con la morte. Alcune foto divulgate dall’organizzazione terroristica mostrano un uomo, vestito di nero e incappucciato, che viene gettato giù da un alto edificio ad Aleppo. Non si sa se il condannato sia sopravvissuto alla caduta, ma nelle immagini successive si vedono alcune persone che avevano assistito alla scena scagliare pietre contro il suo corpo immobile giacente in mezzo alla strada.
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 2 gennaio 2017